DATA SHEET
Owner: Chen Dongsheng
Developer: China Guardian
Main Contractor: Zhejiang Yasha Construction Company
Hotel operator: Urban Resort Concepts
Architecture: Büro Ole Scheeren
Interior design: MQ studio
Lighting design: The Flaming Beacon
Furnishings: Kettal, Shang Xia, Cola Ma, Maxalto, Driade; on design by MQ studio
Una gemma di modernità accostata a un simbolo di storia e tradizione. Sembra impossibile. Invece è l’armonioso equilibrio tra l’architettura asciutta che ospita The Puxuan Hotel and Spa, progetto di Ole Scheeren, e la monumentale Città Proibita di Pechino. Un dialogo ripreso inevitabilmente anche nella trama del nuovo edificio attraverso la lente della contemporaneità.
I due corpi che lo compongono, diversi per materia e conformazione, si incontrano a metà strada tra l’alto e il basso. I volumi pixelati della parte inferiore si riferiscono sottilmente al tessuto urbano storico adiacente, riecheggiando la grana, il colore, la scala intricata degli hutong della città, e accolgono il Guardian Art Center (la più antica casa d’aste cinese) e parte delle funzioni dell’hotel. Uno stacco netto dalla porzione superiore vetrata, che invece ricalca l’anima più attuale della capitale e alloggia la parte principale dell’hotel, le camere e la Spa.



La connessione con la tipologia architettonica cinese si ripropone nella composizione spaziale stratificata che crea una serie di cortili interni l’uno dentro l’altro, o nel richiamo agli antichi Mendun – sculture sulla soglia che raccontavano la classe sociale del proprietario – questa volta accostati a pannelli in bronzo invecchiato anziché la pietra.
Non fa eccezione il design d’interni curato da MQ Studio, gruppo di lavoro multietnico con base a Shanghai, che trasla lo spazio abitato con eleganza e senso della storia. Nell’atrio del cortile, arredato in modo semplice con pezzi di design di Shang Xia, il pavimento è formato da piastrelle di argilla cotta al forno, lucidate a mano e provenienti da Suzhou, simili a quelle trovate nel vicino Palazzo Imperiale; i pannelli in tessuto grigio degli ascensori riecheggiano le trame degli hutong, mentre sul soffitto si proietta virtualmente la luce filtrata dagli alberi di Pechino.

Nel ristorante Fu Chun Ju i vortici dei posti a sedere rappresentano i modelli di nuvole del disegno tradizionale cinese e il soffitto è costituito da volumi a cassettoni a incastro di ‘vetro Pechino’ color ambra realizzato a mano. Gli fanno da contraltare gli elementi d’objet trouvé che compongono il secondo ristorante, Rive Gauche, e quelli outdoor firmati Kettal nelle aree pubbliche, dove spiccano Boma di Rodolfo Dordoni, Basket di Nanna & Jorgen Ditzel e Village di Jasper Morrison.
Il layout delle 116 camere, dislocate su 4 piani, ricrea l’interazione delle abitazioni tipiche con un volume che definisce sia la circolazione dello spazio che la sua privacy. Infine, la Spa su due piani, sebbene unisex, ricalca un gusto maschile e un asset che richiama lo yachting e le berline di lusso con fibra di carbonio, radica di legno, alluminio e micro-pelle scamosciata nelle sale per trattamenti.