Alberto Alessi: capire il presente

Piccola conversazione filosofica con un industriale che, partendo dalla cucina e dal tavolo da pranzo, ha portato il grande design nelle case di tutti. Partendo dall’analisi dei desideri della società

Alberto Alessi – Photo © Toni Thorimbert

L’oliera disegnata da Sottsass, i bollitori di Sapper, le pentole di Aldo Rossi, i cavatappi di Mendini – il mondo della cucina e della tavola è stato, per Alessi, un modo per far entrare il grande design nelle case di tutti. L’artista e pensatore britannico William Morris alla fine dell’Ottocento scriveva “Non avere nulla nella tua casa che tu non sappia essere utile o creda essere bella”. Alberto Alessi, presidente dell’azienda di famiglia (fondata da suo nonno nel 1921), è una persona che ha sempre creduto nel valore del progetto.

Set per condimenti “5070”, design Ettore Sottsass (1972)

Il suo apporto di ricerca creativa inizia nel 1970, quando inizia a collaborare con il gruppo Exhibition Design (una sorta di “comunità di idee” che accoglieva personaggi come Bruno Munari e Mario Bellini) e con i progettisti Franco Sargiani e Ejia Helander. L’idea di Alberto Alessi è di creare oggetti capaci di comunicare anche poesia, e per questo pensa di produrre anche dei multipli d’arte con l’etichetta “Alessi d’Après”. Un approccio teso alla ricerca che porterà l’azienda, nel tempo, a collaborare con più di 900 designer. Una storia che è anche un progetto culturale.

Alessi, che rapporto esiste secondo lei tra design e società?
Tutto è fortemente influenzato dal presente e, il nostro settore, quello del design, non è certamente escluso, anzi… La missione e natura di un’azienda come la nostra è quella di essere un mediatore tra le migliori espressioni di creatività contemporanee a livello internazionale e i desideri del pubblico. Questa pratica mediatrice dà vita a oggetti che sono dei veri e propri interpreti del proprio tempo. Capire il presente è quindi necessario (oltre che per tante altre ragioni) anche per questo scopo, cioè interpretarlo.

Cavatappi “Parrot”, design Alessandro Mendini (1995)
Bollitore elettrico “Toru”, design Nendo (2024)

Come?
Facendo una riflessione, tre parole che – credo – possano aiutare a capire il presente potrebbero essere: decantazione, integrità e bellezza.

Ce le spiega?
Decantazione: per dar vita a un buon progetto, e di conseguenza a un oggetto che ci accompagni nel nostro quotidiano, non conosco una modalità diversa di operare se non quella di osservare e poi metabolizzare il presente cercando di capire quello che ci accade intorno con il fine di decantare ovvero, letteralmente, far cadere tutto sul fondo: stimoli, pensieri, immagini, suoni… Solo così – questo vale nel design ma trasversalmente in tutti gli ambiti – può nascere una buona idea, un bell’oggetto, una bella amicizia, e perché no (qui parlo da appassionato e da produttore di vini) anche una buona degustazione.

Bollitore “9091”, design Richard Sapper
Cocotte “La Cubica”, design Aldo Rossi (1991)

Passiamo alla seconda parola: integrità.
L’integrità ci permette di vivere appieno il presente e capirlo meglio; essere integri e dunque seguire la propria missione (senza troppa interferenza di certo marketing contemporaneo) ci rende più lucidi, concentrati e focalizzati su ciò che si sta facendo. 

Per finire, la bellezza.
Riuscire a vedere e scovare la bellezza, anche nelle sfumature, è una capacità di chi sa capire e vivere il presente. Ho sempre pensato che il design sia una disciplina creativa di matrice artistica e poetica; serve insomma a portare un poco di trascendenza nella nostra società dei consumi, a distinguere tra la funzione e l’emozione, a provocare sorpresa e commuovere con la bellezza dei nostri oggetti.

Macinasale:pepe:spezie “MP0215” e schiaccianoci “ES20”, design Ettore Sottsass – Photo © Beppe Radogna