La verità degli oggetti

Quando si progetta una casa gli oggetti che conterrà non sono mai il punto di partenza. Invece prenderli in considerazione sarebbe un’idea giusta, come ci spiega un’architetta

“Koi Koi” Vases By Paola Navone For Porzellan Manufacture Reichenbach (Photo Courtesy Of Reichenbach)

Quanto sono importanti gli oggetti di una casa? Tantissimo, più di quanto pensiamo.
Esiste un significato intrinseco in ognuno di loro, che va oltre la sua funzione ed il suo valore estetico. È quel senso di appartenenza e di reciproco possesso che ogni cosa suscita in chi la possiede. La relazione con le cose è una condizione necessaria per ricondurci alla dimensione di noi stessi nell’universo. Gli oggetti sono prodotti dell’uomo pensati per l’uomo e prendono forma attraverso l’immaginazione e la creatività. Dalla necessità al bello. È un processo poetico, ma anche effimero.

Photo courtesy © All’Origine
Photo courtesy © All’Origine

Collezioniamo oggetti per possedere quello di cui abbiamo bisogno. Ma è davvero così o si tratta di atto compulsivo di carattere estetico, volto ad attribuire stile agli ambienti nei quali viviamo, a riempire le nostre case? Gli oggetti nelle nostre case parlano di noi, ci dicono chi siamo. Ma anche qualcosa di più: ci dicono cosa ci piace, quali sono i nostri gusti. Mi piace pensare che ogni oggetto abbia la sua storia: ci sono cose che ci appartengono da sempre, come le posate della nonna, e altre che invece sono entrate nella nostra vita via via, nel corso del tempo. Sono oggetti del passato, che ci ricordano le esperienze che abbiamo vissuto.

Il cosiddetto “Muro Magico”. Un’installazione di ceramiche utilitarie usate come rivestimento da Paola Navone su una parete della sua casa privata a Milano (Foto: Enrico Conti)

Ci sono cose che ci sono state regalate in particolari occasioni o eventi. Se le guardiamo in modo indiretto queste simboleggiano la percezione di noi attraverso gli altri. Quando ci viene regalato un vaso non è certo per necessità, ma la maggior parte delle volte è perché ci viene attribuito uno stile. Quante volte non capita che non sia il regalo azzeccato?
E poi, ci sono cose che abbiamo acquistato, scelto e accuratamente selezionato. Queste rappresentano il nostro presente, il nostro io. Sono cose che rispecchiano il nostro gusto e che ci stimolano piacere e godimento. È un po’ come scegliere un vestito perché ci sta bene addosso: dobbiamo sentirlo giusto per noi, sentirci appagati quando ci guardiamo allo specchio. Un meccanismo che si ripete, identico, ogni volta che inseriamo un oggetto all’interno della nostra casa. Il colore, la forma, la funzione e i materiali che compongono ogni prodotto lo identificano e lo rendono differente da altri, è importante dove lo posizioniamo, la relazione con gli altri oggetti, il punto in cui lo si vede o meno… vi è mai capitato di spostare le cose in casa? Cambiando la posizione o l’ordine delle cose nello spazio, cambia tutta la percezione di un luogo.

Totem collection by Venini, design by Peter Marino

La casa è fatta da un’armonia tra vuoti e pieni, tra colori e luci, funzionalità e relazione. Qualche volta chiedo ai miei committenti di dirmi qual è un oggetto dal quale non possono assolutamente separarsi e cosa invece vorrebbero gettare via. È buffo scoprire che le risposte sono tra le più disparate, ma che le motivazioni si somigliano tutte: vogliamo tenere ciò che nel suo valore simbolico ci stimola un momento felice o una sensazione di piacere. Un piacere appagante dal punto di vista visivo, una sorta di comfort estetico. Quello di cui invece ci vogliamo liberare è sempre qualcosa che ci stimola un malessere o un disagio perché non lo sentiamo adatto a noi e al nostro stile di vita. Se raccogliamo tutte queste informazioni ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo nel riconoscerci in quello che ci circonda. È proprio un “conoscersi” attraverso gli oggetti e le cose; è un processo autopoietico in continua evoluzione: un sistema cioè che ridefinisce continuamente se stesso dal proprio interno.

Deco Luce by Venini

Carla Palù, Architetto e interior designer con un approccio antropocentrico. Con una laurea in architettura e un master in interior design, si è formata all’estero presso un noto studio di architettura berlinese, ha lavorato presso uno dei più grandi gruppi italiani di moda e collaborato con alcuni tra i più importanti architetti del panorama internazionale come Jean Nouvel, Aldo Cibic, Livia Tani. Nel 2014 apre lo studio Cù Design, con un approccio innovativo alla professione, basato sull’architettura consapevole e un sistema di comprensione e progettazione che affonda le radici nella psicologia. Ha fondato un’Academy e oggi collabora con diversi ordini professionali e fondazioni in tutta Italia.

Carla Palù