Second-hand, con qualcosa in più

Startup innovative come la finlandese Mjuk sviluppano un’economia circolare basata sulla compravendita di pezzi di arredo in disuso direttamente da produttori e retailers ai consumatori. Con vantaggi per tutti

Mjuk
Mjuk

Da un lato ci sono aziende e studi professionali in perenne lotta con gli spazi (pieni): depositi e magazzini che vengono occupati a caro prezzo da materiali e scorte in eccesso e prodotti di reso, i quali non possono essere reintegrati nei canali di vendita tradizionali. Dall’altro ci sono i consumatori del terzo millennio, mai come oggi interessati a comprare prodotti di design di alta qualità a prezzi interessanti, purché abbiano un impatto ambientale minimo, all’insegna della sostenibilità.

Come combinare queste due istanze (apparentemente) così lontane? La risposta la stanno dando alcune aziende nate negli ultimi anni, tutte web-based. Una è Mjuk, piattaforma online con sede in Finlandia, Paese notoriamente molto attento sia alle nuove istanze ambientali sia a quelle del design.

Deesup
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Mjuk è riuscita a creare una perfetta struttura circolare di economia end-to-end, che consente ai marchi di design di vendere i loro prodotti di stock direttamente ai consumatori, ovviamente a prezzi contenuti. I mobili di seconda mano di alta qualità sono la sua specialità: pezzi restituiti ai venditori e/o provenienti da scorte in eccesso che, non potendo essere venduti attraverso i canali convenzionali, si rigenerano in una nuova vita.

La società, al momento operativa solo in Finlandia e Svezia ma che aspira a diventare leader di categoria in Europa, ha raccolto ben 2,5 milioni di euro da fondi d’investimento dedicati alla promozione dell’economia circolare nel settore dell’arredo. Con un’idea non da poco: secondo vari studi delle Agenzie europee per la Protezione dell’Ambiente, infatti, i mobili rappresentano una quota sempre crescente dei rifiuti che finiscono nelle discariche.

Deesup
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Non solo: poiché il legno è una risorsa rinnovabile, è spesso considerato la migliore materia prima per l’industria del mobile. Così, però, si trascura il fatto che è una risorsa limitata e, di fatto, la sua cattiva gestione sta provocando una significativa deforestazione: ogni anno vengono abbattuti circa 7 miliardi di alberi (pari a 200mila kmq) senza essere sostituiti.

Ben vengano dunque iniziative come quella della piattaforma americana di e-commerce di arredo Kaiyo, che ha deciso di piantare un nuovo albero per ogni ordine effettuato sul sito. O, appunto, di Mjuk, che ambisce a ottimizzare un canale esistente da tempo ma quasi sempre gestito in modo estemporaneo, senza una vera programmazione sul lungo periodo.

Con vantaggi per tutti: per i gruppi immobiliari che si sbarazzano di arredi durante traslochi o ristrutturazioni; per i rivenditori che possono riassortire in modo semplice gli oggetti degli showroom; per i produttori che desiderano abbassare i costi vendendo prototipi o articoli di classe B perfettamente validi, oltre che, naturalmente, per i consumatori. Mjuk si occupa di tutto: dal ritiro alla pulizia dei mobili, dalla fotografia allo stoccaggio, dal marketing alla consegna, il che rende il sistema di compravendita estremamente pratico.

Deesup
Deesup

«Il nostro obiettivo è rivoluzionare completamente il settore dell’arredamento inaugurando un modo nuovo e conveniente di vendere e acquistare mobili. Vogliamo che il primo commento degli acquirenti europei sia: ‘Hai già controllato Mjuk?’ prima di acquistare un nuovo oggetto di arredo», ha dichiarato il Ceo Rickard Zillacus.

Su queste orme ha preso a muoversi anche Deesup, startup italiana di design second-hand fondata nel 2017 da Valentina Cerolini e Daniele Ena, e che propone a un mercato internazionale una selezione di migliaia di prodotti – tra arredi, illuminazione e complementi – dei migliori brand del design.

Mjuk
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Dopo essersi fatta largo nel marketplace tra privati, oggi l’azienda collabora anche con marchi e negozi che vendono sulla piattaforma i loro pezzi da esposizione per creare un modello di consumo più virtuoso. «La nostra community di Design Lovers vende e acquista oggetti unici e autentici selezionati dai nostri Curators contribuendo allo sviluppo di un’economia circolare per il bene del Pianeta»ı, scrivono i due ideatori.

Anche alcune aziende stanno valutando questo metodo per valorizzare i pezzi che non possono accedere alla distribuzione regolare (come tutti quelli di ritorno da fiere, set fotografici ed esposizioni: mai veramente usati ma non più nuovi). Tra queste c’è Baxter, con un progetto – ancora in fase Beta – che una volta a regime proporrà a un pubblico di interessati e di addetti ai lavori un ampio catalogo consultabile online di arredi e di oggetti. Questo fenomeno forse non è una rivoluzione ma è sicuramente una buona idea: a noi non resta che provare a farle girare.