Andrea Branzi, il gigante ironico

La scomparsa di uno dei grandi protagonisti del design italiano, testimone di un’epoca rivoluzionaria. Progettista, divulgatore. E capace di giocare

Andrea Branzi – courtesy Triennale
Andrea Branzi – courtesy Triennale

Lo scorso 9 ottobre si è spento Andrea Branzi. Nato a Firenze nel 1938, era stato uno dei protagonisti di una stagione memorabile, piena di idee e di energia rivoluzionaria. Fresco di laurea in Architettura, insieme a Gilberto Coretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi (di cui poi sposò la sorella Nicoletta) aveva fondato nel 1966 lo studio Archizoom Associati: il gruppo si sciolse dopo otto anni ma nel frattempo aveva creato pezzi che ancora oggi sono rivoluzionari nella loro capacità di unire un forte contenuto teorico a un aspetto ludico che invita all’interazione (come il divano Superonda o la poltrona Mies, entrambi nati dalla collaborazione con Poltronova).

Poltrona con poggiapiedi ”Mies“ by Poltronova, design Archizoom Associati

Nella sua vita ha fatto molto, compreso insegnare: è stato professore ordinario alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano, nonché uno dei fondatori della Domus Academy. Ha disegnato per Cassina, Alessi, Qeeboo, Zanotta, Olivari e altre aziende – negli ultimi anni, a fianco della produzione industriale, aveva rivolto la sua attenzione a un lavoro più intimo, tra l’arte e il design, collaborando con diverse gallerie (Nilufar, Luisa Delle Piane, Carpenters Workshop). Ha scritto per Domus, Interni, Casabella e Modo. Ha curato mostre – tante per la Triennale a Milano, sua città adottiva.

“Plank Cabinet 5”, design Andrea Branzi – courtesy Carpenters Workshop Gallery

Pochi giorni fa, il 3 ottobre, la galleria milanese Antonia Jannone ha inaugurato una mostra di suoi disegni, tra cui una serie inedita realizzata proprio quest’anno e dedicata alla Torre Velasca, edificio-manifesto del panorama milanese, simbolo di un’epoca.

Vasi della collezione “Fuzzy”, design Andrea Branzi – courtesy Nilufar

In quasi sessant’anni di carriera, quella di Branzi è stata una voce autorevole ma mai cattedratica. Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano lo ha definito così: «Un gigante del pensiero radicale sugli spazi umani, un sofisticato storico della progettualità italiana, un designer visionario capace di abitare con ironia altri universi e mondi paralleli».

Disegno per la scenografia dell’opera “Barbablu” di Bela Bartok, litografia – courtesy Antonia Jannone

Proprio la Triennale ha deciso di esporre, all’ingresso del Museo del Design Italiano, una selezione di suoi progetti, parte della collezione permanente. E per la giornata di venerdì 13 ottobre, dalle ore 18.00, ha organizzato la proiezione pubblica di Andrea Branzi. Mostra in forma di prosa, mediometraggio prodotto dall’istituzione e presentato nel 2022 in occasione della sua 23ª Esposizione Internazionale.