Territorio e Giganti: arte e design in dialogo

Lo studio fiorentino di Duccio Maria Gambi ospita i disegni di Marco Pace. Un confronto tra due sensibilità affini, una riflessione a due voci sulle origini del design

Giganti @ Territorio, Marco Pace & Duccio Maria Gambi – Photo © Olga Makarova
Giganti @ Territorio, Marco Pace & Duccio Maria Gambi – Photo © Olga Makarova

Duccio Maria Gambi – fiorentino, nato nel 1981, studi di disegno industriale presso la facoltà di Architettura di Firenze (2002-2006) e al Politecnico di Milano (2006-2009) – è uno degli autori più interessanti nel panorama italiano dell’art design.

Dopo anni passati a Rotterdam e a Parigi è tornato alla città dove è nato. Il suo studio è nella ex Manifattura Tabacchi, monumento di archeologia industriale che da tempo è al centro di un importante intervento di rinnovamento urbanistico. Una sede nomade, che ogni tanto si sposta colonizzando spazi nuovi all’interno del complesso.

Da gennaio Gambi occupa un grande ambiente, soggetti altissimi, pavimento in cemento e tubature a vista. Che è stato pensato anche per ospitare mostre di amici, momenti di dialogo tra pensieri e pratiche creative diverse. Il primo invitato è Marco Pace, assistente di Gianni Pettena (tra i fondatori, negli anni ’60, del movimento Architettura radicale) e artista visivo.

I suoi Giganti, figure evocate da spessi tratti neri di carboncino o inchiostro o carboncino, sono esposti accanto ai pezzi creati da Gambi, ibridi tra sculture e oggetti funzionali.

«Ho conosciuto Marco nel 2018, in occasione della mostra che ho fatto a Milano insieme a Pettena in occasione della settimana del design (alla Galleria Giovanni Bonelli, che rappresenta anche Pace, ndr)», racconta Gambi. «Gianni mi ha proposto questa serie: mi è piaciuta l’idea di mostrare un uomo primigenio, nudo, il cui corpo spesso si relaziona con oggetti. La leggo come una riflessione sulle origini del design. E vicina al mio lavoro».

A questo suo spazio espositivo Gambi ha dato un nome, Territorio, che è anche un tema che trova affascinante: «Perché definisce un percorso intellettuale, razionale; non riflette un dato semplicemente geografico ma quello che accade al suo interno. Allo stesso modo, questo luogo che metto a disposizione di altri sarà definito dalle cose che ospiterà», conclude.

Il progetto è nato lentamente: Gambi è entrato nel nuovo studio a gennaio, la mostra è stata inaugurata a fine giugno. La prossima sarà a settembre: «Ho invitato Emilio Mola, che ho scoperto su Instagram», conclude il designer. «Lavora con Michele De Lucchi e crea disegni – lui li chiama “disegnacci” – con l’architettura al centro».

Photo © Olga Makarova