L’immagine che è stata scelta per fare da copertina al volume che racconta il lavoro di designer di Antonio Citterio, appena uscito (Antonio Citterio Design, Silvana Editoriale, 452 pagg., 900 illustrazioni), è una dichiarazione d’intenti: una sedia smontata in ogni suo componente, viti comprese, e poi meticolosamente disposta su un fondo bianco. Sembra una tavola di un trattato scientifico, dove di ogni dettaglio viene spiegato il nome, le particolarità, la funzione.
La carriera di Citterio attraversa più di 50 anni di storia del design. Ed è ancora molto attiva: solo per il 2022 il volume cita 14 famiglie di prodotti firmate da lui. Cinquant’anni sono un intervallo di tempo che permette di vedere le cose in prospettiva, di tracciare delle linee di evoluzione. Le indagini sono diverse e vanno in parallelo: il rapporto con le aziende, elemento chiave; e poi l’evoluzione del gusto, l’approccio alle varie categorie merceologiche.
Perché Citterio ha progettato in moltissimi ambiti, dai divani (tanti) ai rubinetti alle posate. E nel volume c’è tutto, in immagini impeccabili intervallate, ogni tanto, da scatti di vita: il dietro le quinte di una campagna pubblicitaria, gli stand al Salone del Mobile, schizzi, disegni tecnici.
Il filo del ragionamento progettuale viene spiegato anche mostrando la varietà dei singoli dettagli: per esempio, con una sequenza di piedini di divani, tutti diversi tra loro, pubblicati a piena pagina. Di nuovo, come in un trattato scientifico.
Ma questo è solo uno degli aspetti di questo volume. Un altro è quello delle voci coinvolte: si inizia con un prologo affettuoso di Andrea Branzi, che definisce Citterio “il Gran Lombardo”, come un personaggio storico; a seguire Francesco Bonami parla di un design così perfetto che è capace di sparire.
La parte scritta prosegue con contributi illustri: Stefano Casciani, Francesca Picchi, Deyan Sudjic. E il volume si conclude con un impressionante elenco cronologico dei progetti di Citterio, dal letto-poltrona Poppy, disegnato nel 1970 insieme a Paolo Nava, a oggi. Sono più di 400 schede.
Un’opera importante che Citterio stesso commenta così: «È un viaggio nel tempo e nella memoria in cui a essere protagonisti non sono tanto i prodotti o le sfide incontrate quanto piuttosto le persone con cui ho affrontato quelle sfide. Sono convinto che se c’è un filo rosso che racconta il mio lavoro, questo passa attraverso il team e l’idea del rapporto con le persone, dai collaboratori alle aziende per cui ho disegnato e disegno tuttora».