Fortemente voluto da Giovanna Melandri, quando ancora era alla direzione del museo di arte contemporanea MAXXI di Roma e quindi ripreso dall’attuale direttore Alessandro Giuli, “BioGrounds” è un progetto che mira a sviluppare nel pubblico una nuova coscienza ambientale.
L’idea nasce dall’unione tra la vita ambientale (Bio) e l’assonanza con il termine playground (Grounds), affidando a progettisti contemporanei l’obiettivo di creare installazioni, dispositivi e performance in grado di raccontare la storia di un luogo e la sua natura, coinvolgendo i visitatori tramite azioni e interventi.

È stato quindi in occasione dell’apertura della Biennale di Architettura di Lesley Lokko (20 maggio – 26 novembre 2023) che la mostra, curata da Domitilla Dardi, è approdata sull’Isola della Certosa, un’isola disabitata subito dietro di Giardini della Biennale, a 250 metri da San Pietro di Castello.
Storicamente sede di un monastero, nel XIX l’isola divenne avamposto militare fino al definitivo abbandono alla metà del secolo scorso. Oggi l’isola, chiamata con affetto dai veneziani il “Central Park di Venezia” per la sua preziosa biodiversità, è in gestione al Polo Nautico Vento di Venezia che ha realizzato una darsena e organizza attività ed eventi culturali.

È qui che Domitilla Dardi ha portato per il MAXXI i BioGrounds: una performance del Teatro Stabile del Veneto e tre installazioni ideate da progettisti – architetti, artisti, designer – in dialogo con filosofi, botanici, critici esperti di temi ecologici. Pensate per trasformarsi, vivere e invecchiare nell’ambiente, le opere sono state realizzate da Andrea Anastasio che ha collaborato con Angela Rui, i Formafantasma con Emanuele Coccia e Beka&Lemoine con Stefano Mancuso. Mentre Studio Ossidiana ha firmato l’intervento site-specific per il Progetto Alcantara-MAXXI.

In particolare, quest’ultimo progetto, intitolato Seed Bed, sorge accanto all’antico chiostro del convento, unica testimonianza del complesso monastico della Certosa. Il duo di Rotterdam ha realizzato un giardino, delimitato da un sistema di tende – realizzata in Alcantara – agganciate a una leggera struttura metallica. Ancora brullo, il giardino è stato seminato durante le giornate di vernice della Biennale, quando i visitatori sono stati invitati a spargere semi di piante autoctone, interagendo con gli uccelli che abitano l’isola, che contribuiranno, a loro volta, con molta probabilità, a diffondere le specie seminate sul terreno. Alla fine del ciclo espositivo, il materiale Alcantara impiegato per l’installazione Seed Bed verrà rigenerato, attraverso una tecnologia innovativa che consente il recupero delle materie prime di origine.


Il progetto Invasi, concepito da Andrea Anastasio in dialogo con Angela Rui, ha portato nell’area boschiva e lagunare della Certosa una moltitudine di vasi in terracotta, intesi come primi veri archetipi dell’abitare. Alcuni presentano inserti in grès, appositamente realizzati insieme all’azienda Florim, con incise parole che ci informano sullo stato di salute del nostro pianeta. Restituiti alla natura, i vasi di Anastasio tornano ad essere rifugi per piante e animali che li colonizzeranno nel tempo, usandoli come tane.

Populus Alba, il lavoro sviluppato da studio Formafantasma con Emanuele Coccia (in collaborazione con De Castelli) ha, infine, raccontato gli alberi come organismi viventi e non come mera fornitura di legno da falegnameria. Per rendere evidente questo carattere della pianta, gli autori hanno dato voce all’albero, tramite alcuni dispositivi in metallo che sono stati appesi direttamente al tronco, ai rami e alla base della pianta, per ascoltare, attraverso il proprio smartphone, scaricando un file audio tramite QRcode, la voce stessa dell’albero che racconta la propria condizione.


La coppia di architetti e video-artisti Beka&Lemoine, insieme al botanico Stefano Mancuso, inserisce al centro delle rovine della Certosa l’installazione Lo Spaccasassi: un cerchio di sedute realizzate con segmenti di tronchi d’albero con, al centro, un esemplare di bagolaro, albero che cresce e si fa spazio tra le pietre e per questo considerato simbolo di forza e resistenza. A rendergli omaggio, una serie di azioni/performance in giornate speciali.