Le interviste di IFDM: Raffaella Cortese

La gallerista milanese, che ha di recente inaugurato un secondo spazio d’arte ad Albisola – fucina creativa per i grandi maestri della ceramica della metà del secolo scorso – riflette sull’importanza di miart per la città di Milano

Raffaella Cortese
Raffaella Cortese

Cosa rappresenta e quanto importante è per Milano l’Art Week e la sua contiguità con la Design Week?
La fiera miart è un momento importante per il mercato, che è stato negli ultimi mesi inquieto a causa della situazione economica e politica vulnerabile. Oltre alla fiera e all’Art Week, è importante che il sistema si completi con un museo di arte contemporanea. C’è un vuoto delle istituzioni: pur riconoscendo il ruolo dei privati, come Hangar Pirelli, Fondazione Prada, l’ICA e la Fondazione Rovati che ha appena aperto, Milano non ha ancora un museo di arte contemporanea e non dobbiamo rassegnarci a non averlo. Il PAC è invece un interessante research exhibition centre, con un articolato programma che dà spazio anche a importanti monografie di artisti italiani. Io credo, inoltre, che si potrebbe sfruttare ancora di più la relazione tra l’arte contemporanea e il design. Mi capita sempre più spesso di vedere collezioni che si arricchiscono di opere di design vintage. Questa relazione andrebbe quindi secondo me rafforzata, anche se capisco che durante miart c’è una notevole saturazione di eventi. Non dimentichiamo anche che i designer e gli architetti sono collezionisti, e sempre di più sono anche persone attente al bello, all’estetica e ai contenuti. Milano ha secondo me delle risorse enormi che potrebbero essere ancora più fluide.

Leather Tool (Untitled) by Monica Bonvicini
Leather Tool (Untitled) by Monica Bonvicini

Qual è il rapporto tra opera d’arte e oggetto di design?
Io mi muovo da sempre su un territorio che è molto vicino all’architettura. Monica Bonvicini dice, per esempio, che “l’uomo non può fare a meno dell’architettura”. Mi viene in mente un ciclo poco conosciuto di questa artista: i suoi primissimi disegni figurativi degli anni ’90 che s’ispiravano a Giotto e alle architetture giottesche. E poi anche la sua indagine fotografica delle casette che io chiamo ‘bipolari’, che sono il ritratto di una società, una famiglia, di un luogo che è quello delle sue origini. A casa mia, ho un martello di Monica Bonvicini, interamente rivestito di pelle cucita. Noi la chiamiamo scultura, però è anche un oggetto che serve per la costruzione architettonica, ma è anche uno strumento di violenza domestica. Assume quindi diversi significati. A tutti i livelli, incontro sempre questo amore dei miei artisti per l’architettura.

Italian Homes by Monica Bonvicini
Italian Homes by Monica Bonvicini

Cosa presenterà la galleria Raffaella Cortese per la Art Week?
Abbiamo tre mostre: una di Joan Jonas e l’altra di Simone Forti, artiste molto legate perché sono due performer quasi coetanee che si conoscono e si apprezzano molto. Poi, abbiamo una mostra di Kiki Smith, che ha popolato lo spazio della galleria di animali, e si è riagganciata alle sculture che sono adesso a City Life: due grandi gatti in bronzo, perché lei era colpita dal fatto che a Milano non ci fossero gatti randagi e voleva restituirceli su larga scala. I visitatori di Art Week in città potranno quindi vedere queste sculture nel parco ArtLine, un’altra di Kiki Smith presso lo studio NCTM, lo spettacolare neon di Marcello Maloberti al Memoriale della Shoah e l’installazione di Kimsooja nella Cappella Portinari della Basilica di Sant’Eustorgio.

Italian Homes by Monica Bonvicini
Italian Homes by Monica Bonvicini

Oltre a Milano, ha aperto un nuovo spazio ad Albisola. Di cosa si tratta?
La galleria Aedicula ad Albisola è stata la mia più bella soddisfazione dello scorso anno: un pugno di metri quadri, 12 per l’esattezza, che mi ha fatto pensare che si possono ancora fare cose belle e importanti con poco spazio e risorse semplici. Abbiamo aperto esponendo un’opera di Marcello Maloberti, Amore portami dove sono, una frase delicata che è stata accolta molto bene anche dal pubblico locale, che si è in parte dimenticato del passato meraviglioso che la cittadina ha avuto negli anni ’60 con artisti straordinari come Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi e Leoncillo Leonardi. Mi piaceva operare in un luogo importante per me e per la storia dell’arte, con l’obiettivo di riattivarne il passato glorioso.

Lux principum by Noah Barker - Aedicula, Albisola Superiore, Italy - Photo © Lele Buonerba
Lux principum by Noah Barker – Aedicula, Albisola Superiore, Italy – Photo © Lele Buonerba

Qual è il suo legame personale con Albisola?
Io sono nata a maggio, e mia madre il 30 maggio mi ha posata sotto un ombrellone dei Bagni Miramare. Lei faceva delle lunghe vacanze, e questi Bagni erano ancora frequentati da Milena Milani, scrittrice e ceramista, e compagna di Carlo Cardazzo, grande gallerista che ha saputo chiamare a sé artisti straordinari. Ad Albisola, c’è ancora lo studio di Fontana, c’è una passeggiata a mare che alcuni definiscono ancora la prima opera di arte pubblica, lungo la quale ci sono bellissime opere, tra cui tre sculture di bronzo Nature di Fontana.