Raphaël Navot, “Designer of the Year” di Maison&Objet 2023

Il progettista e architetto isrealiano racconta la sua estetica basata sull’artigianalità, l’ascolto e i materiali naturali, e il suo progetto per la fiera

Raphael Navot - Photo © Cerruti Draime
Raphael Navot - Photo © Cerruti Draime

Classe ’77, nato a Gerusalemme, laurea in Conceptual Design presso la Design Academy Eindhoven nel 2003, studio a Parigi, Raphaël Navot è un “no-industrial designer”, come ama definirsi. La sua estetica si è infatti sempre tenuta lontana dall’industrializzazione, avvicinandosi nel tempo con più consapevolezza all’artigianato, alla tradizione, ai materiali naturali come potenziale linguaggio universale.

The Low Overlap table & The Palm sofa by Loro Piana Interiors, Design Raphaël Navot - Photo © Simone Bossi
The Low Overlap table & The Palm sofa by Loro Piana Interiors, Design Raphaël Navot – Photo © Simone Bossi

Maison&Objet, che a ogni edizione identifica un proprio “Designer of the Year” celebrandone talento e know-how, ha scelto proprio lui per l’edizione di gennaio, dal 19 al 23. Molto vario, il portfolio di Navot comprende progetti che mettono in mostra l’artigianato e il know-how francese, dagli interni di hotel al design di prodotti commerciali e su misura.

Ha lavorato con David Lynch al progetto del fascinoso club parigino Silencio (2011), ha creato linee di mobili per Roche Bobois (2018) e, l’anno scorso, per Loro Piana. Collabora con la galleria Friedman Benda a New York e ha disegnato due hotel, uno a Cannes e il secondo nel cuore di Parigi.

Le 39V, Paris - Photo © Yann Deret
Le 39V, Paris – Photo © Yann Deret
Le 39V, Paris - Photo © Yann Deret
Le 39V, Paris – Photo © Yann Deret

«I miei progetti non hanno necessariamente un’estetica simile, ma i valori che trasmettono si assomigliano», spiega. «Uso materiali naturali e l’artigianato con tecniche tradizionali rivisitandoli in una forma contemporanea e senza tempo. L’atemporalità è un punto molto importante per me. Non mi limito a decorare le cose e molto raramente uso vernice o carta da parati o qualsiasi cosa piatta e senza profondità. Al contrario, mi piace usare materiali che abbiano spessore. Trovo i miei colori nella materia: il mio giallo è oro; il mio marrone, il legno; il mio blu, l’ossido. Mi sforzo di apportare bellezza alle mie creazioni attraverso il lavoro manuale».

Le 39V, Paris - Photo © Yann Deret
Le 39V, Paris – Photo © Yann Deret

Fautore del lavoro a più mani, Navot ha maturato riserve sulla squadra nel senso di gruppo di professionisti precostituito e permanente. «La collaborazione tra partner indipendenti è ciò che, a mio avviso, rende i progetti equilibrati ed entusiasmanti. Riconosco le sfide dell’indipendenza e la potenziale mancanza di sicurezza, ma preferisco l’idea che ogni partner sia responsabile della propria parte. Rende il processo in qualche modo più dinamico. Sono certo che le realtà strutturate siano in certi casi essenziali, ma per quanto mi riguarda istintivamente ho paura di perdere tempo a motivare, mentre devo proteggere quello che dedico a progettare e disegnare».

Belle Plage hotel, Cannes - Photo © Christophe Coenon
Belle Plage hotel, Cannes – Photo © Christophe Coenon
Belle Plage hotel, Cannes - Photo © Christophe Coenon
Belle Plage hotel, Cannes – Photo © Christophe Coenon

«Ho imparato che a volte è utile non conoscere tutte le regole, che possono limitare lo spirito creativo», prosegue. «Capita spesso di imbattersi in un ingegnere o in un produttore che dice che certe cose sono impossibili, per poi scoprire che invece sono fattibili semplicemente uscendo dalla propria zona di comfort. Spesso è più difficile disimparare che imparare ed è importante per me mantenere intatta una certa ingenuità per accendere l’immaginazione».

Un altro dei mantra di Navot è l’ascolto. «Metto l’ospite al centro del mio lavoro», afferma. «Chi vivrà la scenografia e si fonderà in questa specifica atmosfera è la persona più preziosa del progetto. Cerco di affermare il comfort e il flusso naturale e, si spera, alleggerire il corpo e la mente in un ambiente accogliente. Mi piace l’idea di collaborare con i brand perché in quel momento sto raccontando una storia, che prima ho profondamente capito e condiviso».

Hotel National Des Arts et Metiers, Paris - Photo © Jerome Galland
Hotel National Des Arts et Metiers, Paris – Photo © Jerome Galland

Poi fa qualche esempio: «Penso che ciò che è stato interessante per me con Roche Bobois sia il fatto che è un marchio francese che lavora a livello internazionale e produce in Europa con materiali naturali e di alta qualità. La collaborazione con loro è stata estremamente piacevole perché hanno un contatto privilegiato con molti artigiani e produttori.  Nella collezione Native, dove il focus è il comfort del corpo, abbiamo usato legno massello, pelle e colori tradizionali, introducendo però la stampa 3D e le paste minerali».

Il progetto a cui sta lavorando per Maison&Objet si chiama Apothem Lounge ed è un’installazione immersiva di luce e texture con un forte contenuto emozionale: una sala circolare protetta da due muri curvilinei con 12 portali attraverso i quali i visitatori potranno entrare e uscire.

Hotel National Des Arts et Metiers, Paris - Photo © Jerome Galland
Hotel National Des Arts et Metiers, Paris – Photo © Jerome Galland
Hotel National Des Arts et Metiers, Paris - Photo © Jerome Galland
Hotel National Des Arts et Metiers, Paris – Photo © Jerome Galland

«È una struttura architettonica aperta, un labirinto semplificato che offre libertà e privacy», racconta. «Questa grande sala circolare invita i visitatori a vivere gli interni indipendentemente dalla loro funzionalità o contesto, proprio come il palcoscenico di un teatro dove i visitatori sono gli attori. L’interior design è una forma di scenografia che mira a creare un’atmosfera».

Più nel dettaglio: «L’installazione presenterà diversi “ambient frames” dai miei precedenti progetti di interni realizzati con i partner con cui ho lavorato finora. In questa occasione non doversi confrontare con un committente, un contesto o una funzionalità è stato un privilegio che ci ha permesso di entrare in un regno più fantasioso e creare un’esperienza forse… davvero inaspettata».