C’è una commedia hollywoodiana fine anni ’50, Auntie Mame, in cui la protagonista ogni settimana cambia arredamento – e stile – al suo appartamento newyorkese, in un via vai continuo di imbianchini e traslocatori. È quello che fa, anche se in modo virtuale (ma molto più rapido) Interior AI, piattaforma online che si basa su un motore di intelligenza artificiale: si carica una fotografia dell’ambiente che si vuole arredare e si sceglie come trasformarlo una palette che prevede trentadue stili diversi, dal medievale al cyberpunk passando per lo zen e il Midcentury Modern.


In pochi secondi Interior AI genera una nuova versione dell’ambiente, compresi accessori come piante e quadri alle pareti. Le immagini spesso mostrano incongruenze: tavoli e sedie con troppe gambe – o troppo poche, specchi che riflettono cose che nella stanza non ci sono. Ma il colpo d’occhio funziona e dà l’idea. E per cambiare stile basta un click. Questa è una delle più recenti applicazioni dell’AI al design: un binomio di cui non si parla molto e che molti professionisti giudicano poco interessante, ma dalle potenzialità in crescita. Perché più l’intelligenza artificiale lavora, più impara.

Un altro strumento dalle notevoli capacità di calcolo è Planner 5D, capace di trasformare in modello 3D la pianta di un immobile (anche in formato JPEG) e in seguito di arredarla virtualmente e visualizzarla in modo abbastanza realistico. Il team di sviluppatori dietro a Planner 5D sta lavorando anche su un altro progetto, Auto Furnishing, uno strumento che prenderà una planimetria, aggiungerà l’input dell’utente (“Ho un bambino e due gatti, e mi piacciono gli anni ’50”, per esempio), e creerà un modello generato algoritmicamente. Non diversamente da quello che potrebbe fare un interior designer umano. Come i classici configuratori di arredo, ma col turbo.


Tutti questi programmi al momento risultano più appetibili al grande pubblico che non ai professionisti, per una serie di motivi: le immagini spesso non sono di buona qualità, capita come dicevamo di trovare incongruenze. E i pezzi di arredo utilizzati, in quanto sintesi del materiale raccolto in centinaia di migliaia di foto recuperate online, non corrispondono a modelli reali presenti sul mercato e quindi acquistabili.
Ma gli aspetti rivoluzionari ci sono: la velocità di processazione delle immagini, il fatto che gli strumenti base sono quasi sempre gratuiti. E soprattutto il fatto di poter dare indicazioni verbali che la macchina traduce in immagini, in modo intuitivo e spesso sorprendente. E soprattutto senza bisogno di passare ore a progettare.

È proprio quest’ultimo dato ad affascinare molti creativi: ci sono già degli appassionati che, appoggiandosi alle varie piattaforme che usano AI (Midjourney, DALL-E, Stable Diffusion), producono immagini che colpiscono. Basta fare una passeggiata su Instagram per rendersene conto. Presto avremo computer creativi? Difficile dirlo, perché la creatività è una caratteristica essenzialmente umana. Ma sarà interessante vedere dove ci porterà questa effervescenza di idee, resa possibile dalla tecnologia.