Anthony apartment, Beirut
Anthony apartment, Beirut

La luce che irradia l’appartamento al 20° piano della torre Domes de Sursock, a Beirut, è talmente forte da dover essere arginata. Un riscatto simbolico al grave danneggiamento subito dall’edificio per effetto delle onde d’urto causate dall’esplosione avvenuta, al porto, il 4 agosto 2020, e che ha riportato la città allo spettro della guerra civile. La ricostruzione della residenza è opera dell’architetto libanese Karim Nader, noto per il suo impegno nel preservare il patrimonio architettonico di Beirut specie nei siti segnati dalla distruzione.

“Mi rifiuto di essere etichettato come un architetto della generazione della guerra”, racconta Karim Nader. “Non trovo interessante l’estetica edilizia devastata da atti così orribili. Quello che mi preme è rappresentare Beirut nella sua vitalità di sempre, una città che guarda avanti e al futuro”. Fedele al suo credo progettuale, anche per l’appartamento ‘AnthonyNader esplora il potenziale del sito in cui si trova – affacciato sul porto con un panorama spettacolare – attraverso una nuova espressione spaziale che prosegue la narrazione del luogo stesso. Un ‘secondo capitolo’ che tiene conto delle sue radici e della sua storia.

Qui l’atto rigenerativo si combina con riferimenti architettonici presi da Gerrit Rietveld, Le Corbusier, Eileen Grey e restituiti attraverso modernità, purezza delle linee, uso di colori primari su sfondi neutri. Il pavimento e le pareti in cemento grigio sono ‘ammorbiditi’ dal soffitto totalmente rivestito in legno naturale, dal quale fluttuano in punti strategici elementi d’accento luminosi ispirati alle sculture mobili di Alexander Calder.

Il lungo corridoio d’entrata svolge un ruolo di transizione verso le aree della casa, primo fra tutti lo spazioso living inondato di luce grazie a finestre a tutta altezza schermate da tende frangisole. I preziosi arredi sono distribuiti con eleganza, intervallati da vitali spazi vuoti tra essi. Gli arredi disegnati da Karim Nader, come la libreria, il tavolo, la console e alcune lampade, si inseriscono con religioso rispetto tra quelli che hanno fatto la storia del design.

Dialogano senza sovrapporsi l’ampio divano a centro stanza Extrasoft di Living Divani, i coffee tables di Mogg, insieme a pezzi come il day bed Barcelona di Mies van der Rohe, la lounge chair LC4 di Le Corbusier e la sedia Bertoia di Harry Bertoia, circondati da opere d’arte scultoree e pittoriche.

Merita attenzione l’area riservata agli ospiti, che ingloba una camera da letto in cui spicca il letto disegnato da Nader con chiari rimandi all’universo Mondrian, e spazi per lo yoga e l’home office. “Dalle rovine del passato nasce l’energia di rimettersi al lavoro, ogni volta che qualcosa è rotta, persa o rovinata, sottolinea l’architetto. “Ogni progetto è una ripresa. Un atteggiamento di gioioso ritorno al ‘fare’, qualunque cosa accada”.

Photo © Marwan Harmouche