Patrizia Moroso: fumetti, design, arte e farfalle

È il viaggio, fisico ma soprattutto mentale, a caratterizzare la vita e la professione di Patrizia Moroso. Che poi, come lei stessa ammette, “sono la stessa cosa”. Quel moto perpetuo creativo impresso già dalla nascita, a Udine nei primi anni ’50, nei suoi studi giovanili al DAMS, in una Bologna culturalmente fertile, sino all’entrata nell’omonima azienda di famiglia insieme al fratello a metà degli anni ’80, e che prosegue oggi in un flusso continuo e inesauribile.

Sono le sue parole a raccontarlo, effervescenti ed entusiaste come la sua indole, in un dialogo con Virginio Briatore, fondatore insieme a Giulio Iacchetti di Design People Milano, team organizzatore del ciclo di incontri mirati ad esplorare il mondo del design, nella cornice della Triennale di Milano.

Il ‘vulcano’ Patrizia percorre le tappe che l’hanno portata ad essere figura inconfondibile nel panorama internazionale del design e della cultura artistica, talent scout e portatrice di segni e messaggi nuovi. Una narrazione alla ‘friulana’, schietta, semplice, allegra, che passa per gli oggetti delle sue passioni in un apparente estroso disordine, essenziale ai suoi colpi di genio.

Ecco che dall’amore per i fumetti, condiviso con compagni di studi e di vita come, Igort e gli artisti del collettivo Valvoline, nasce la prima collezione di imbottiti ‘fuori dagli schemi’ disegnata dall’amico e fumettista Massimo Iosa Ghini. Da qui, la curiosità diventa insaziabile, come il desiderio di spingere i confini sempre un po’ più in là, e con Javier Mariscal, creatore molto vicino al mondo dell’animazione, Moroso realizza per la prima volta forme totalmente innovative per i tempi, pezzi come la poltrona Alessandra e il sofa Saula Marina, oggi esposti nelle collezioni permanenti di musei come il MoMa. Energie positive generano energie positive, si sa: è Ron Arad a presentare Mariscal a Patrizia. Con Arad, design e sperimentazione diventano simbiotici, sino a toccare l’arte contemporanea: un confine labile tra lavorazione industriale e manualità che plasma la materia, che sia plastica o metallo, dando vita ad elementi biomorfi unici.

 width=
ph. credits Alessandro Paderni

Solo da una diversa collocazione delle cose può emergere il nuovo, probabilmente è da questo punto d’osservazione che nasce il ‘fiuto’ di Patrizia. Quello che la porta a dare l’opportunità di disegnare e firmare i primi prodotti ad una giovane Patrizia Urquiola, con la quale svilupperà nel corso degli anni, non solo una serie di prodotti di successo, ma anche una profonda intesa e amicizia. Insieme viaggiano: dalla Scandinavia nasce Fjord, dall’Africa pezzi che mixano artigianato e industria. Patrizia oggi lavora con 44 designer internazionali, tra cui Tord Boontje e Tokujin Yoshioka, che coi loro progetti danno vita ad una realtà aziendale inimitabile. Senza, naturalmente, rinunciare agli antichi amori. Come quello per le farfalle, oggetto per una collezione di tessuti, “un insetto simbolico per metamorfosi e trasformazione che amo molto – dice – frutto di una bellezza che dura un attimo, ma è assoluta”, o quello per l’arte, attivando collaborazioni con artisti per installazioni site-specific e creando, insieme al curatore Andrea Bruciati, un premio Moroso per l’arte contemporanea.