IFDM incontra l’Accademia di Belle Arti di Brera

Nei duecento anni di storia dell’Accademia di Belle Arti di Brera il rapporto con la città di Milano e l’intero territorio della Lombardia è stato costantemente caratterizzato da forme di relazione con il settore dell’arredamento, attraverso le grandi abitazioni della nobiltà e dell’alta borghesia, dai Palazzi del Centro alle grandi Ville di campagna e sulle sponde dei laghi. Nell’Archivio di Brera conserviamo un patrimonio di fogli e progetti con i quali si testimonia dell’ampia produzione di opere d’arte e arredi, decori pittorici e scultorei, e ancora un’ampia documentazione di come, dai Maestri agli studi dell’Accademia, siano arrivate nelle case, nei salotti, negli ambienti privati milanesi e lombardi non solo quadri e sculture, ma anche l’estetica stessa della casa. Sulla base di questo fattore ampiamente documentato e studiato, si è inserito l’attuale progetto.

Personalmente ricordo le testimonianze dei docenti dell’Accademia che hanno vissuto lo sviluppo dell’arte a cavallo della Seconda Guerra mondiale; da Raffaellino De Grada a Giancarlo Marchese raccontavano di come le crescenti industrie del mobile della Brianza facessero costantemente riferimento agli artisti dell’Accademia, in particolar modo nei settori delle arti decorative e della scultura. Sono molti infatti gli artisti soprattutto della prima metà del ‘900 ad aver collaborato con le piccole e grandi aziende del mobile della Brianza. Sulla base di questa storia anche gli anni ‘50 e soprattutto ’60-’70 hanno visto crescere questo percorso. È ben nota l’importanza di Marino Marini o di Lucio Fontana, Agenore Fabbri e di artisti che hanno instaurato relazioni e operato attivamente con il settore del design contemporaneo.

Riprendere il filo di questa storia e del rapporto con la cultura del mobile e dell’arredo, è apparso all’Accademia di Brera un modo per rinsaldare queste esperienze e riprendere soluzioni di condivisioni. Così è nata l’idea che i nostri giovani artisti si impegnassero nella rivisitazione del più ampio caleidoscopio di segmenti della produzione industriale e artigianale della Brianza stessa. Le opere che qui abbiamo pubblicato ed esposto nella mostra sono il risultato di questo incontro basato su una libera rivisitazione espressiva.

La collaborazione con IFDM si è resa positivamente attiva – nell’importante quadro del decennale della rivista, al fine di radicare ulteriormente l’attenzione che essa rivolge al settore del design e dell’arredamento – attraverso un concorso per idee a cui hanno preso parte oltre 200 candidati: i diversi artisti hanno potuto scegliere tra un elenco di oggetti arredativi e predisporre dei bozzetti preparatori con tutte le tecniche del momento, dall’acquerello al collage, dalla fotografia al disegno. Sono state individuate delle coppie tra oggetto e nome del giovane artista e si è passati quindi al laboratorio, per allestire infine un’esposizione che conta 19 manufatti distinti. Accanto alle 11 tele che in un racconto per immagini rappresentano, anno dopo anno, la crescita della rivista.

Ho aderito al progetto perché ho condiviso questo momento di incontro fra due mondi solo formalmente distanti, ma concettualmente molto vicini. In entrambi la ricerca del bello e l’impegno di alzarne il livello qualitativo attraverso l’estetica della quotidianità è un fatto primario. Ho trovato coraggioso che IFDM si sia posto a rischio di interferenza con l’azione creativa su un prodotto già confezionato, ossia già frutto di sperimentazione e ricerca sul mercato internazionale; d’altra parte il contributo del giovane artista non può che essere sperimentale.

L’oggetto, che si tratti di un letto, di un divano o di una poltrona, è un elemento plastico fatto di forme, colori, dimensioni, superfici, configurandosi inevitabilmente nell’ambito privilegiato dell’azione della pittura. Ogni giovane artista ha visto il prodotto da lui scelto come luogo di scontro, come forma di colloquio, aggiunzione, sovrapposizione, ma anche devastazione, messa in discussione. Ne è risultato che un oggetto della vita quotidiana ha dimostrato, nelle mani di un giovane artista, di essere un oggetto nuovo, custodendo al suo interno tutte le potenzialità del rinnovarsi, del cambiare, del trasformarsi.