Storia e tecnologia, le materie fondamentali per illuminare presente e futuro

Sono tante le ‘prime volte’ di Foscarini dal 1981 ad oggi, quale ricorda con più emozione e perché?
La prima volta più bella è sempre la prossima! Questa affermazione racchiude il pensiero Foscarini, concentrazione sul presente e testa alta per guardare il futuro. In senso storico, se io non fossi più in azienda, devo dire che di ‘prime volte’ ce ne sono state numerose: quando abbiamo cambiato sede, quando la Fiera di Milano si è spostata a Rho, ma soprattutto quando abbiamo cambiato il linguaggio di progettazione dei prodotti. Questo cambiamento è avvenuto quando ci siamo resi conto che parlare dei prodotti non era più sufficiente, occorreva anche parlare dell’azienda. Trasferire all’esterno il senso di concretezza e di fatica e dare un senso di brand ha richiesto una vera trasformazione di linguaggio.

Foscarini e il trade: come è cambiata la filiera della vendita?
Per noi di Foscarini il trade è fondamentale: la quota più alta del nostro fatturato arriva dagli showroom nostri partner. Dal mio punto di vista il grande cambiamento è stato a valle, non a monte, ossia sono i consumatori che sono diversi. Fino a qualche anno fa il ruolo del rivenditore era molto più centrale rispetto a oggi. Adesso le distanze tra azienda e cliente si sono ridotte e quest’ultimo è più preparato. In mezzo c’è ancora il rivenditore che naturalmente non può più essere quello che era 10 o 15 anni fa.

Foscarini e i progetti: dal decoro all’illuminotecnicae il rapporto con il mondo del contract. Come si pone l’azienda?
Il nostro fatturato diretto è molto basso, anche i progetti transitano dai rivenditori che li gestiscono insieme a noi. Ci sono poi realtà come Milano e New York dove abbiamo i nostri flagship store che hanno il compito di relazionarsi con il mondo dell’interior. Nonostante sia nata 36 anni orsono come azienda che realizzava sistemi su misura di illuminazione in vetro, Foscarini non ha una dimensione contract. Oggi l’azienda è concentrata su un prodotto di serie in grado di presidiare una certa area di gusto e che è realizato in migliaia di pezzi all’anno. Le nostre lampade sono molto complesse e importanti dal punto di vista volumetrico, presuppongono stampi costosi (fino a 120mila euro); sarebbe antieconomico modificarli. C’è da dire che le nostre lampade sono presenti in numerose referenze del mondo contract, questo significa che piacciono anche così come sono.

Nel 2001 Foscarini e Marc Sadler vincono il Compasso d’Oro per l’evoluzione tecnologica: c’è ancora spazio oggi per innovare?
A quei tempi Marc fece un lavoro eccezionale e noi facemmo la nostra parte. Ma la ricerca, come recita la famosa pubblicità, è nulla senza controllo: noi la pensiamo così. Cerchiamo la creatività, ma lavoriamo per tenerla a terra, per far sì che l’ingegneria possa trasformare un’idea in un prodotto semplice e bello. I maestri danesi, a cui personalmente mi ispiro ancora, negli anni 20 affermavano che i veri cambiamenti possono essere originati solo da un’evoluzione delle sorgenti luminose. Stiamo entrando in un momento in cui la tecnologia led sta trovando forse una sua definizione più stabile. Intorno a determinate caratteristiche si sta concentrando la ricerca di molti operatori del settore: questa secondo noi è la frontiera del cambiamento più prossimo.

Quali sono i mercati internazionali che più vi danno soddisfazione e quali quelli su cui lavorate in prospettiva?
Foscarini è un’azienda dall’anima europea e allo stesso tempo italiana. Se riusciamo però a essere forti e coerenti, per quella parte di pubblico sensibile a un prodotto Made in Italy semplice e caratterizzato da un messaggio chiaro, possiamo avere successo anche in altri Paesi. In questo momento siamo impegnati in Cina e soprattutto in Giappone, dove abbiamo deciso di aprire una nostra sede e dove pensiamo che la cultura locale sia in armonia con le nostre lampade e con le storie che si portano appresso.

Euroluce 2017: quali novità ci dobbiamo aspettare?
Euroluce rappresenta un’altra ‘prima volta’. Non è facile lavorare con Foscarini, non basta presentarsi con un progetto; occorre sempre prevedere un lungo percorso a più mani per arrivare a un risultato importante. Le nuove collaborazioni sono ben 6 e, come può immaginare, definirle e raffinarle non è stata proprio “una passeggiata”.