Restaurant Alain Ducasse, la qualità come ossessione

Sotto una pioggia di migliaia di cristalli che fluttuano e si riflettono negli specchi e sull’acciaio lucido, si varca la soglia del ristorante Alain Ducasse au Plaza Athénée ci si prepara a vivere un’esperienza. Anzi l’Esperienza. È questo che si impegnano a offrire lo chef Ducasse (tre stelle Michelin) e Patrick Jouin e Sanjit Manku che hanno firmato il progetto di interior. Una collaborazione consolidata da precedenti esperienze e rafforzata dalla stessa cura maniacale in ogni più piccolo particolare e dettaglio.

Il ristorante ospita due ambienti: uno per la colazione e uno per la haute cousine che si differenziano per atmosfera, organizzazione spaziale e stoviglie. Lo studio Jouin Manku si è occupato anche del bar caratterizzato da un soffitto che scompare dietro a un drappeggio, composto da vaporose nuvole blu scuro.

L’attenzione dei clienti che entrano nel ristorante è catturata da un divertente salto di scala: le cupole copri-vivande in acciaio inox diventano lo schienale di avvolgenti divanetti in pelle, dimostrando la grande abilità degli artigiani francesi.

Sulla struttura in acciaio e pelle dei tavoli poggiano piani circolari, realizzati in legno massello di rovere. Nodi e venature non attirano solo l’occhio dei clienti, ma invogliano la mano ad accarezzare, a toccare, a sperimentare, passando dal calore del legno, alla morbidezza della pelle, alla solidità dell’acciaio. Le sedute non si spostano semplicemente sotto il tavolo, ma scivolano, silenziose, grazie al dettaglio della base a slitta.

Per i clienti più esigenti, alla ricerca di intimità, è prevista una nicchia, un guscio che si avvolge attorno a un unico tavolo e a un divanetto. Una micro-architettura che ricorda lo scafo di una barca, dove la superficie interna in gesso, con le impronte dei decori dei vecchi schermi del ristorante, è protetta all’esterno da strisce di rovere curvato.

L’atmosfera cambia durante la giornata, rivelando di sera il segreto della parete a specchio che teatralmente si apre per mostrare la storia dell’arte delle stoviglie, con pezzi Christofle e cristalli Saint Louis, della collezione personale dello chef.

Un cabinet visibile solo agli occhi di chi degusta la cucina stellata di Alain Ducasse. Si tratta di uno scrigno, che scompare, fugace come ogni meraviglia, quando le luci della sera si spengono e tutto si nasconde dietro a uno specchio.

 

Property: François Delahaye e Alain Ducasse
Interior Design: Patrick Jouin, Sanjit Manku
Furniture: Poliform
Lighting consultant: Philippe Almon