Cucine d’avanguardia da oltre 60 anni

Boffi è uno dei nomi protagonisti della storia del design; ogni nuova cucina realizzata diventa un “cult”, dalla Minikitchen di Joe Clombo fino a Salinas, l’ultima nata. In quale direzione lavora l’azienda per realizzare progetti di così forte appeal?

Abbiamo sempre avuto la prerogativa di lavorare sulla ricerca e l’innovazione, sia rispetto al prodotto sia ai materiali, e poi sugli “usi e costumi” legati allo spazio cucina. Ci avvaliamo di grandi progettisti – come Piero Lissoni, fin dagli anni ’80, e Patricia Urquiola, autrice di Salinas, ma senza mai prescindere dal nostro stile. Quel che ci caratterizza è il desiderio di trovare soluzioni innovative, ma anche l’intuito. Va sottolineato però che l’impegno di Boffi rispetto all’innovazione è sempre molto concreto; la strada verso il rinnovamento dev’essere praticabile e condurre a un sistema che funzioni. Ogni singola cucina prodotta richiede infatti un investimento enorme da parte dell’Azienda.

Quanto tempo dedicate solo alla progettazione?

Da quando si inizia, con il concept generale, servono almeno sei mesi prima di partire con il progetto vero e proprio, e circa due anni per completarlo. Salinas, per esempio, è costruita con logiche completamente diverse rispetto alle altre cucine perché non prevede casse/contenitori tradizionali, ma una struttura portante in ferro costituita da circa 100 elementi base. Per Salinas, una volta definiti i componenti, abbiamo lavorato un altro anno per mettere a punto il tutto. Alla fine, insomma, l’intero processo ha richiesto tre anni. Ed è un progetto che funziona bene. A volte però ci vogliono anche più di tre anni. Quel che intendo dire è che, se un’azienda intende percorrere una strada diversa per creare una cucina, il “rischio” è alto, notevolmente più alto rispetto, per esempio, al progetto di un nuovo divano. E oggi si può sbagliare ancor meno di prima.

Che cosa sta cambiando nel progetto della cucina, su quali input si basano le nuove proposte?

Molto sta cambiando. Se fino a 4/5 anni fa si usavano solo laccati e laminati, oggi si lavora proprio sui materiali.  Anche perché ormai sulla forma c’è meno da dire; si assiste a una frammentazione degli stili, sia del minimalismo, diventato un po’ meno minimal, sia del classico, che si è ridimensionato. Sembra che l’elemento chiave sia stupire, per cui si “aggiunge” più materia. La cucina dialoga con la casa e utilizza grandi isole e armadi-parete che nascondono gli elettrodomestici. Ma spariranno gli elettrodomestici di tipo comune, mentre  quelli professionali saranno messi in mostra, così come si usa già nelle cucine all’americana, dal tipico look industrial.

 

Il sodalizio tra Boffi e De Padova, altro “gigante del design, è stato accolto dal pubblico con entusiasmo, di sicuro rappresenta un grande passo per entrambe le aziende…

La nuova e importante operazione, che vede i due marchi mantenere inalterata la propria identità, si inquadra nella strategia di sviluppare Boffi verso altri settori. Nel ’90 Boffi ha ampliato la gamma di prodotto con la linea per il bagno e poi, nel 2010, con i sistemi di armadi. Ma si voleva fare di più, trovare un brand complementare a Boffi, che ne integrasse l’offerta con l’arredo per il resto della casa. Così è stato raggiunto un accordo con De Padova, azienda storica con cui abbiamo una visione condivisa, rivolta a creare una piattaforma del design di eccellenza totalmente integrata.

Una sinergia che si riflette nella nuova location espositiva di Milano.

Lo showroom di via Santa Cecilia è l’esemplificazione della fusione tra le due realtà, anche se ognuna continuerà a mantenere la propria individualità; è un grande loft con una proposta d’arredo completa, che sembra, più che un negozio, una casa accogliente ed elegante. Ecco, l’idea è creare spazi simili a quello di Milano, al Boffi Chelsea o al Boffi Soho di Londra, avvalendoci proprio della fitta rete di negozi diretti, in Italia e in vari Paesi del mondo. La partnership con De Padova ci garantirà inoltre una notevole flessibilità sul fronte dei progetti e più forza nel contract. Boffi avrà quindi una dimensione maggiore, ma senza diventare “troppo grande”. Perché, comunque, intende mantenere un’identità precisa.

 

Che peso ha il contract per Boffi, in Italia e all’estero?

Lo scorso anno la crescita  del 20% di Boffi è stata indotta in gran parte dal contract, sviluppato soprattutto all’estero. Abbiamo cominciato a realizzare importanti progetti a New York, Miami e a Londra, un lavoro continuativo garantito anche per i prossimi anni, e in cui vorremmo coinvolgere De Padova. In Italia, invece, il contract in generale riesce a crescere relativamente, con piccole realizzazioni.

Ci aspettiamo grandi novità per l’appuntamento con Eurocucina e con il Salone Bagno. Qualche anticipazione?

Ci muoveremo lungo la direzione della ricerca sulla materia: metalli, pietre, legni e anche vernici speciali, capaci di donare alle cucine un aspetto prezioso. La cucina sarà quindi incentrata sulla totale vestibilità del progetto. Ci sarà poi una forte attenzione sugli interni dei contenitori, per accogliere in modo intelligente oggetti e utensili. Si vedranno soluzioni inedite anche per l’oudoor, un mercato ristretto, ma molto interessante. Per il settore bagno, nel 2015 sono state presentate varie collezioni, che quest’anno saranno arricchite. Non vogliamo esagerare con la “mania” di dover presentare solo novità e a tutti costi!