L’Arte di Illulian nel creare tappeti

Terza generazione in campo. Qual è la vostra forza?

Sono i materiali che utilizziamo: pura seta e lana himalayana. A differenza del 98% di chi opera in questo campo che adotta viscosa o lana neozelandese, inadatte al prodotto tappeto che è destinato al calpestio. Puntiamo quindi sulla migliore qualità. Abbiamo scoperto che in Nepal c’è la lana più ricca di lanolina, la più resistente, perché tosata da pecore che vivono a 2 o 3mila metri di altitudine; mentre la seta arriva pura dalla Cina, che vi confina.   

Da qui la scelta di produrre direttamente in Nepal?

Sì, esatto. Siamo nati nel campo dei tappeti antichi, girando il mondo alla ricerca di questi prodotti preziosi, ma nel frattempo avevamo aperto una nostra piccola produzione in Nepal. Quando le tendenze sono cambiate, in favore di un gusto più contemporaneo, non è stato difficile ampliare la produzione in loco già avviata in quella direzione, e da un’industria avviarne due. Noi ci riconosciamo come 100% design italiano, 100% made in Nepal. In Italia ci occupiamo di tutto, dallo studio della lavorazione al disegno; il tappeto è poi confezionato in Nepal, ma torna qui per la rifinitura finale, prima di essere spedito in tutto il mondo.  

Come avviene la produzione di un tappeto?

Abbiamo diversi telai dove possiamo creare tre tipologie, distinte a seconda del numero di nodi. Il conto dei nodi dà indicazione della qualità: più è denso, più è prezioso. Noi produciamo tappeti in 120, 100 e 60 nodi, rispettivamente denominati Platinum 120, Gold 100 e Silver Sixty. Ma possiamo arrivare a un massimo di 200 nodi, rarissimo. In merito alla produzione tengo a sottolineare che le nostre fabbriche fanno parte di una Fondazione internazionale che si batte contro lo sfruttamento del lavoro minorile.

Ogni tappeto come una tela bianca. Come nasce il disegno?

La maggior parte dei disegni, circa il 90%, è realizzata dal nostro design studio interno. Il restante appartiene alla Limited edition, realizzata in collaborazione a personaggi del mondo del design, dell’arte o della fotografia. Per citane qualcuno, artisti come Dario Ballantini, Bob Krieger o Marco Lodola, il designer Karim Rashid. Ma anche il fumettista Guido Crepax, o Marcelo Burlon e Alessandro Enriquez nel settore moda.

L’ispirazione per i nostri tappeti deriva spesso da quelli antichi, ma tutto il mondo ci influenza: Dinasty ricalca un tappeto cinese del 1800, Casanova richiama una carta da parati veneziana antichizzata a cui abbiamo aggiunto un gioco di righe; per Granada ci siamo ispirati ai marmi dell'Alhambra di Granada; per Ducale invece, a un’inferriata fiorentina. Ogni tappeto ha quindi una sua storia.  

L’interior di oggi cosa predilige?

Stiamo notando un forte cambiamento nei colori. Dove prima le case erano più spoglie e minimaliste, adesso diventano più calde e richiedono più calore. Dal bianco al grigio, si passa ai beige e tortora. In mercati come il Medio Oriente preferiscono tappeti con fondo color sabbia e oro, con una certa tipologia di disegno; mentre in Russia siamo passati dall’ultra classico a un classico contemporaneo: anche loro iniziano a entrare nel campo del design, e ci richiedono prodotti della Palace collection, che offre proposte moderne e un classico rivisitato.

Come vi muovete nel campo dei progetti?

Seguiamo progetti contract in tutto il mondo, tanto nell’hotellerie che nel settore nautico; ma soprattutto nel residenziale grazie alle collaborazioni con grandi studi di architettura e design. In particolare ora siamo attivi nei Paesi dell’ex Urss e in alcune aree dell’Africa. In questo caso creiamo quasi tutto su misura, tanto nelle dimensioni (dove possiamo arrivare fino a 12×10 metri con un unico pezzo) e per disegno. Solitamente interveniamo quando la casa è già pronta, fatto che ci agevola, poiché possiamo già vedere che stile e impronta ha l’ambiente, quindi quale collezioni si adattano meglio.

Qualche consiglio invece per chi deve decorare casa?

È fondamentale iniziare con la zona living, la zona divano, poiché è l’area più vissuta, dove fai accomodare gli ospiti. Questa detta lo stile della casa, quindi anche quali tappeti abbinarci. Poi si può proseguire con la zona dining, l’entrata e per concludere, le camere.

Coordinato o azzardare?

Noi preferiamo coordinare senza osare troppo. Una volta i tappeti antichi persiani avevano colori forti, come bordeaux e blu; entrando nella stanza, l’occhio cadeva sul tappeto che faceva effetto macchia, impedendo di ammirare l’insieme. Coordinando i colori dell’interior, si alleggerisce la vista e impedisce di stancarsi del tappeto, che deve invece durare nel tempo. Magari tra due o tre generazioni saranno ricercati, come noi oggi andiamo a ricercare quelli degli anni ‘30 e ‘40, divenuti costosissimi e pregiati, disegnati da architetti o designer che nella storia sono diventati leggende.

Scegliere un tappeto è quindi un’operazione delicato, così come realizzarlo è un’Arte..

Per ogni nostro tappeto, in media vi lavorano tre persone. Ognuna ha un suo spazio e ogni giorno ha una parte da annodare interamente a mano; i nostri collaboratori credono talmente nel prodotto che se cominciano il tappeto insieme, devono finirlo insieme. È una poesia. Se uno di loro si ammala o si deve assentare, non lo posso sostituire perché si offenderebbe. Devo aspettare che torni per proseguire. Ma così il tappeto nasce con una sua positività, sarà sempre unico e con un suo Karma.

E il nostro compito è saperlo comunicare.