Boffi Production Unit, Lentate sul Seveso

Forse, nel 1934, quando aprì il laboratorio di ebanisteria da cui tutto ebbe inizio, Piero Boffi aveva già in mente il progetto visionario di un’azienda-simbolo nel mondo di una “way of living” che andasse oltre la semplice sommatoria di “bei” prodotti. Fatto è che oggi, a distanza di 90 anni, Boffi è brand di prestigio, affermato a livello mondiale e ambasciatore di un design “alto”, capace di offrire una gamma estremamente versatile di proposte, riunendo brand selezionati e accomunati da una raffinata eleganza. Si tratta di una missione perseguita come una lunga marcia, nel segno della grande tradizione del design, della capacità di lavorare in gruppo, delle sinergie. A imprimere la prima svolta e dare vita all’avventura di Boffi sono i tre figli di Piero, Paolo, Pier Ugo e Dino.

È proprio Dino a convincere la famiglia a collaborare con architetti perché disegnino mobili da cucina. E con Boffi progettano i maestri del design: negli anni ’70 arriva Luigi Massoni, a cui seguono Sergio Asti, Joe Colombo, Antonio Citterio, Paolo Nava, Pepe Tanzi. E poi Piero Lissoni – ingaggiato negli ’80 da Paolo dopo la prematura scomparsa di Dino – e poi Marcel Wanders, Naoto Fukasawa, Nendo, Palomba Serafini Associati, Claudio Silvestrin, Zaha Hadid, Patricia Urquiola, Elisa Ossino.

Boffi Headquarters, Lentate sul Seveso

E15 by Boffi, 1968-1970, progetto di campagna pubblicitaria

Sono proprio loro a evidenziare la vocazione progettuale e manifatturiera ma anche a realizzare l’idea olivettiana di “unità nella diversità”, cioè prodotti caratterizzati da un’idea unitaria di cosa sono, a cosa servono, come funzionano, come appaiono; e poi l’attenzione alla sostenibilità e una visione illuminata del ruolo imprenditoriale in una missione coerente.

Gli Anni ’80 segnano un’ulteriore evoluzione: nel 1986 la direzione creativa viene affidata a un giovanissimo Piero Lissoni, tre anni dopo entra in organico Roberto Gavazzi, attuale CEO e Presidente del brand, forte delle esperienze in Saint-Gobain e Olivetti: Gavazzi è alla ricerca di una realtà industriale con cui sviluppare la sua visione imprenditoriale, Paolo Boffi di qualcuno che non sia solo un investitore, ma che condivida la sua stessa passione.

Poster, 1956

Esprit, design Piero Lissoni, 1990

Dal sodalizio emerge il concetto inedito di “architetture per la preparazione del cibo e per la convivialità”: non semplici mobili, ma una collezione di prodotti che si possono “mescolare” e personalizzare. Si sperimentano cucine destrutturate, essenziali, con aree di lavoro di derivazione industriale, frutto di un eccezionale rigore progettuale come nei modelli Esprit (1990), Latina e Food Center (1992) di Lissoni.

Dalla fine degli anni ’80 in Boffi comincia l’espansione internazionale già iniziata con l’apertura di una serie di punti vendita nei cinque continenti. L’espansione commerciale è supportata dalla direzione artistica di Lissoni, che ne rafforza la brand identity.

Latina, design Piero Lissoni, 1992

Boffi Showroom, New York

Gli anni 2000 vedono lo sviluppo di sinergie con network di aziende fornitrici, che consentono di progettare componenti omologate per diversi modelli verso una sempre maggiore “standardizzazione” delle componenti, come succede nei blocchi cucina K2 e K14 firmati dal designer tedesco Norbert Wangen (2003).

Gavazzi pensa a un ulteriore step: l’espansione nel campo del wellness con le produzioni per il bagno condividendo la definizione di Lissoni come di “luogo di gratificazione della persona”. È il tempo delle collaborazioni con Wanders, Fukasawa, Nendo e Palomba Serafini Associati a cui segue quella con il produttore di rubinetteria Fantini per la linea Aboutwater Boffi Fantini. 

Boffi Showroom, Parigi

Disegni di Piero Lissoni

Al contempo, Boffi amplia l’offerta includendo la produzione di armadi che va a completare il già ricco catalogo per la cucina e il bagno: ovviamente non si tratta di armadi convenzionali, ma di un’integrazione degli spazi domestici con i walk-in closet. L’obiettivo di Gavazzi è fin dall’inizio trasformare Boffi in un gruppo capace di servire tutti gli ambiti dell’abitare. È del 2015 l’acquisizione di De Padova il cui trasferimento in via Santa Cecilia ha valore simbolico in perfetta coerenza con la vision di Boffi: in un loft poco esibito, la location è pensata come un ambiente-casa e si svela in un percorso emozionale. Il focus è sulla progettazione prima che sul prodotto.

Negli anni successivi proseguono le acquisizioni: nel 2017 Ma/U Studio, azienda danese specializzata in tavoli, scaffalature e librerie leggere; nel 2019 ADL di Massimo Luca, con un forte know-how nei sistemi apertura/chiusura quali porte, schermi, pareti flessibili. Oltre all’istinto imprenditoriale, Gavazzi è mosso dal desiderio di una “condivisione culturale” come succede nelle recenti collezioni Time & Style ēdition e Everyday Life by Paul Smith + De Padova, realizzate rispettivamente con Ryutaro Yoshida, fondatore del brand giapponese Time & Style, e lo stilista Paul Smith. Nella loro diversità, entrambe si fondano su un profondo rispetto per l’artigianalità, altissimi standard estetici e di qualità e un rapporto costante con l’heritage, elementi che si ritrovano nelle collaborazioni esclusive con Bonacina 1889, De Castelli, Inalco, Society Limonta, Nerosicilia

In questa fase, assume particolare importanza la figura di Chiara Tombari, cresciuta a fianco di Lissoni, come nuova direttrice creativa del gruppo alla guida di un rinnovato team manageriale responsabile della progettazione di negozi, eventi e strategie di sviluppo. È in questo momento che si manifesta una prepotente volontà di comunicazione basata sull’emozione e la teatralità

Grand Chef, design Pepe Tanzi, 1984

Stand Boffi, Eurocucina 1972

Minikitchen, design by Joe Colombo, 1963

Serie C by Boffi, design by
Sergio Asti e Sergio Favre, 1954

Già nel 1997, Boffi sceglie di “mettere in scena” la sua mission fuori dai luoghi deputati all’esposizione del design durante la Milano Design Week, allestendo spettacolari presentazioni nei propri showroom, come quello di via Solferino a Milano, o in spazi scenografici in città come la chiesa (sconsacrata) di San Paolo Converso, gli ex cantieri aeronautici Caproni e i magazzini in disuso della stazione ferroviaria di Porta Genova. 

All’epoca novità al limite della provocazione, oggi appuntamenti seguitissimi dalla community del design, questi “spiazzamenti di luogo” hanno aiutato a definire e comunicare con forza l’identità dell’azienda e i suoi prodotti. Il culmine è stato per i festeggiamenti dei 90 anni, lo scorso aprile in occasione della settimana del design.

90 anni di Boffi: la festa

90 anni di Boffi: l’allestimento The Banquet, ideato e realizzato da Paola Moretti.

La grande festa è stata una serata di musica e convivialità alla Rotonda della Besana, tra i più bei monumenti tardobarocchi della città. Un grande spazio verde con al centro una ex chiesa che ospitava al suo interno The Banquet, un allestimento multimediale ideato e realizzato da Paola Moretti.

Alla vocazione progettuale, manifatturiera e sostenibile, da sempre Gavazzi unisce una personale visione del ruolo imprenditoriale, che consiste nell’«avere chiara la responsabilità sociale della propria missione, per lasciare un segno duraturo e di qualità nel creare valore, rispettando regole, persone, ambiente, al di là della semplice ricerca del successo aziendale», dichiara. La modalità? Attuare mosse decisive attentamente pianificate. Vedendo sempre e comunque «la foresta e non solo gli alberi» di questo contemporaneo paesaggio domestico in continua evoluzione.