La menta? È asociale

Incontro con Cornelius Gavril, un appassionato di natura che ha studiato design e di professione progetta spazi verdi. Che ci parla di giardini, di balconi e della personalità delle piante

Cornelius Gavril
Cornelius Gavril

Cornelius Gavril si definisce volentieri “giardiniere”. In realtà ha una formazione universitaria in interior design, a cui ha aggiunto un corso di progettazione del verde seguendo una passione innata. Gli aficionados del Fuorisalone probabilmente avranno visto alcune delle installazioni che ha realizzato per lo studio di architettura Piuarch, con cui collabora dal 2015. Sempre insieme a loro ha realizzato un tetto-orto che copre la palazzina dove si trovano, nel cuore di Brera.

Buongiorno Cornelius – partiamo proprio dall’orto, di cui ci hai mandato una bella foto dall’alto.
Qui è nella sua ultima versione: abbiamo fatto prima la farmacia a cielo aperto, poi l’orto cinetico, poi ci siamo concentrati sulla biodiversità e l’abbiamo riempito solo di fiori. Il verde serve. Per trasmettere questa idea nel 2017 avevo ricoperto la facciata dell’edificio di fiori. Era un modo per far capire che la natura può anche fare da cortina, coprire il cemento (di cui le città come Milano sono piene). E raccontavo anche cose meno conosciute, per esempio che le rose se messe in una patata riescono a radicare.

L’orto sul tetto dello studio di architettura Piuarch, Milano

Il mondo dell’arredo outdoor è in piena crescita. Secondo te perché?
Dopo il Covid è cambiato: le persone hanno capito che l’esterno non è un elemento puramente estetico ma è utile. Quindi tante richieste adesso sono di case con un pezzo “fuori” di qualsiasi tipo: un giardino, un terrazzo, dei grandi balconi. È proprio la necessità di avere un angolo verde. Ci stiamo stranamente riavvicinando alla natura in un modo abbastanza veloce. Anche per questo la richiesta di mobili per outdoor aumenta.

Un tempo il giardino era quasi una scenografia che guardavi dall’interno della casa. Adesso è un posto dove la gente vuole vivere. Come è cambiato il modo di progettare il verde?
Prima disegnavi il progetto, lo presentavi, e i clienti dicevano “ok, bello, realizzalo”. Oggi è diventata una cosa che si fa in collaborazione con le persone. Siamo molto più attenti alle loro richieste alla sostenibilità, alla scelta di specie native: sono quelle il punto di partenza del tuo progetto.
 

Installazione “Flowerprint” per Piuarch (2017), Milano

Se ci sono bambini che giocano a pallone non puoi mettere piante fragili, per esempio?
Sicuramente, tutte queste cose sono legate all’utente finale. Se sai che ci sono dei bambini piccoli usi certe specie, se ci sono animali eviti le piante che sono dannose per loro: ci sono quelle che fanno male ai gatti o ai cani.

Secondo te quali sono gli spazi verdi in maggiore crescita in una città?
I tetti verdi sono molto in crescita. E i cortili condominiali, anche se mettere d’accordo tutti è un’impresa ardua: per vedere un progetto realizzato ho aspettato tre anni. Ma è un settore su cui c’è richiesta. In un progetto a Milano, appena terminato, ho collocato nello spazio tante grandi vasche piene di piante: quando attraversi il cortile sei immerso nel verde, sembra una giungla. È un edificio in larga parte per uffici, l’intento era valorizzare il percorso che le persone fanno per andare al lavoro. Il fatto che le persone capiscano questo potenziale è un bene.

L’orto sul tetto dello studio di architettura Piuarch, Milano

Quali sono secondo te gli errori in cui è più facile cascare pensando a un balcone, un giardino, un pezzo di terra?
L’errore più grande è partire dalla scelta delle piante secondo un senso puramente estetico. Così prendi un gelsomino, una pieris japonica e una rudbeckia e li metti tutti insieme. Tutte in realtà hanno esigenze diverse, bisogna sempre rivolgersi a qualcuno con un minimo di competenza. Se hai un balcone non ti serve un progettista, ma informarsi sulle specie è indispensabile: ogni tanto vedo piante acidofile messe insieme ad altre che non lo sono, una delle due avrà problemi. Poi c’è un’altra cosa: come per gli umani, certe piante non amano compagnia. Un esempio facile: se metti il basilico accanto alla menta, la menta se lo mangia. La stessa cosa vale per l’edera, la pianta più europea in assoluto. Adesso c’è molta sensibilità su questo argomento. Le piante autoctone però hanno un problema: con un cambiamento climatico così veloce è come se non fossero più “del posto”. Quindi fanno più fatica ad adattarsi a quello che sta arrivando come clima.

Giardino in via Quarnero, Milano
Cortile condominiale in via Mauro Macchi, Milano

Tornando all’arredamento per esterni: qual è il pezzo secondo te più utile?
L’ombrellone, che preferisco di gran lunga alle tende ombreggianti – quando il caldo passa lo chiudi e lo metti in cantina e non si vede più. Se considero invece le richieste dei clienti, direi che i pezzi che convincono di più sono quelli in materiali riciclati. È una cosa a cui tutti danno attenzione. Questo vale anche per i vasi e tutti gli accessori.

Una tua ricetta per vivere al meglio gli spazi esterni?
Costruirsi un angolo con piante che fai crescere dal seme, per vedere tutto il suo ciclo completo. Qualsiasi pianta, qualsiasi seme. Anche cambiando di anno in anno. In questo modo si capisce perfettamente come funziona la natura. È importante.

Giardino a Ostuni