Durante l’ottava edizione di The Venice Glass Week, Venini ha presentato le nuove collezioni Art Glass – i vasi I Paladini e I Paladini Celati – e Art Light – le lampade Silicea, Arenaria, Nodus, Tessela, Stratis e Vestis, firmate Emmanuel Babled. La collaborazione tra il brand e il progettista dura da oltre trent’anni, forse perché accomunati dalla stessa visionaria ricerca della bellezza, della tradizione e innovazione nell’arte vetraria.
I Paladini by Venini, design Emmanuel Babled
«In questi progetti», racconta il designer, «ho cercato di esprimere la mia visione della fornace storica. L’eleganza che caratterizza Venini è naturalmente presente, ma ho voluto anche valorizzare le espressioni raffinate della materia. I Paladini e i nuovi Celati richiamano simbolici busti leggendari, silenziosi e avvolti da un misterioso velo, che lasciano emergere i colori della loro anima attraverso profonde cicatrici. Nella collezione di lampade, ho integrato alcuni degli elementi distintivi di Murano, e in particolare di Venini: i colori, che spaziano da tonalità trasparenti e piene di luce a quelle opache (Silicea e Arenaria); incisioni realizzate con la ruota a diamante per permettere alla luce di rivelare i diversi spessori del vetro (Stratis e Vestis); la tecnica muranese dei fili ritorti (Nodus e Tessela)».
I Paladini by Venini,
design Emmanuel Babled
I Paladini Celati by Venini,
design Emmanuel Babled
I Paladini by Venini,
design Emmanuel Babled
I Paladini Celati by Venini, design Emmanuel Babled
I Paladini e I Paladini Celati, questi ultimi caratterizzati dall’uso del vetro lattimo, sono tutte opere uniche: i primi, in edizione limitata in 99 opere, i secondi in 29 opere, presentano ognuno una diversa composizione di colore e sono datati nell’esatto giorno della realizzazione.
«Il vetro è un materiale ingrato; non è possibile dominarlo al 100%, bisogna accompagnarlo», continua Babled. «È proprio in questo che risiede la sua magia: saperlo comprendere per poterlo disegnare. In effetti, il vetro è anche un materiale generoso, capace di offrire reazioni e bellezze inaspettate. Il vetro si lavora allo stato liquido, per poi solidificarsi in meno di un’ora, durante una lavorazione che non consente pause. Una volta cristallizzato, diventa una materia eterna e immutabile, fatta di trasparenze e riflessi. L’importante per chi lo lavora è saper innescare un processo e coglierne la grazia, piuttosto che cercare di disegnarlo in una forma obbligata».
Arenaria by Venini,
design Emmanuel Babled
Stratis by Venini,
design Emmanuel Babled
Stratis by Venini,
design Emmanuel Babled
Babled segue anche un progetto in Tanzania per WomenCraft, Kukua – “crescere” in swahili – che si occupa della promozione e dello sviluppo dell’artigianato tanzaniano soprattutto femminile. Per Kukua ha progettato la sedia Duara e la lampada Mwezi, presentate durante la mostra collettiva L’Afrique c’est chic! Presso Atelier Gustave a Parigi durante la Paris Design Week lo scorso settembre.
Mwezi, Kukua collection by WomenCraft, design Emmanuel Babled
New Collections by Venini, design Emmanuel Babled – The Venice Glass Week
«L’obiettivo di questa iniziativa sembra diverso dall’attività per brand come Venini», continua, «anche se si tratta comunque sempre di valorizzare le arti decorative. Da una parte, nei paesi “occidentali”, si lavora con un livello altissimo di competenza e tecnologia per creare oggetti di grande virtuosismo. Dall’altra, si lavora con le mani e con i materiali che si trovano localmente, per creare oggetti semplici e utili. In entrambi i casi, utilizzo la produzione artigianale per promuovere un progresso».
L’attuale ricerca creativa di Babled sembra lontana dai suoi studi di designer industriale. «Come designer industriale, formato negli anni ‘80, ho lavorato su entrambi i fronti: da una parte con il prodotto industriale fatto in Cina e venduto sugli scaffali dei nostri grandi magazzini, dall’altra con artigiani specializzati dove lo scopo era il gioco di riuscire a raggiungere l’impossibile o lo sconosciuto. Per scelta e per etica professionale mi sono orientato sempre di più verso collaborazioni artigianali, ricche di contenuti e storia, e meno rivolte al commercio e alla produttività. Credo che in questo trovo semplicemente molto più significato e felicità. Mi permette di lavorare con benevolenza, per il piacere di fare le cose bene, piuttosto che per venderle bene».
Fino al 26 ottobre, presso la Galerie Yves Gastou a Parigi, la mostra monografica Territoire, inaugurata durante la Paris Design Week, percorre i trent’anni di carriera di Babled caratterizzata dall’enfatizzazione dei materiali, che quasi prevalgono sulle forme. «Direi che è semplicemente una questione di metodo, di rigore nella concezione del progetto», aggiunge il progettista. «Il mio approccio si ispira all’immersione nei luoghi di produzione ancora prima che il progetto prenda forma su carta. È un progetto che vuole essere inclusivo trovando ispirazione nella fantasia dell’autore, ma alimentato prima di tutto dalla realtà produttiva, che diventa l’alfabeto creativo».
Territoire by Emmanuel Babled – Galerie Yves Gastou, Paris – Photo © Édouard Auffray
La main des autres by Emmanuel Babled – 5 Continents Edition
«Il percorso che seguo è, in un certo senso, inverso rispetto a quello del design industriale», prosegue Babled. «Quest’ultimo, infatti, tende prima a identificare un mercato da soddisfare, per poi individuare il processo produttivo più efficiente per raggiungerlo con il prodotto adatto. Nel caso dell’artigianato, invece, il punto di partenza sono le persone e le loro abilità, così come i materiali e le loro caratteristiche intrinseche. Si lavora per valorizzare questi elementi e per adattarne la percezione, in vista di un potenziale mercato».
Il multiforme universo creativo di Emmanuel Babled è racchiuso nella monografia La main des autres, edita da 5 Continents Editions e disponibile da fine settembre; ne esiste anche un’edizione speciale racchiusa in un’opera in serie limitata creata in collaborazione con Venini appositamente per questo progetto, in vetro soffiato e legno, firmata dal designer – che ora vive a Lisbona.
La main des autres by Emmanuel Babled – 5 Continents Edition
«Credo che ogni cambiamento del proprio luogo di vita sia un’opportunità di arricchimento. Dopo la mia giovinezza nel sud della Francia, ho vissuto a Milano, Parigi e Amsterdam. Il Portogallo, e Lisbona in particolare, sono luoghi dove la mentalità è meno competitiva rispetto ad altri paesi e dove la dolcezza del vivere è al centro. Il paese non ha attraversato una rivoluzione industriale come altrove ed è passato direttamente, ancora integro, all’era digitale. Il Portogallo è anche un paese piccolo, con circa 10 milioni di abitanti, ma è multietnico e tollerante. È un paese europeo marginale, ma ricco di rispetto e di collegamenti, non solo con l’Europa, ma soprattutto con il resto del mondo, dal Brasile all’Africa fino a Macao. Credo che queste contaminazioni lo rendano un paese particolare e fonte di ispirazione per il mondo. Ad esempio, dopo otto anni a Lisbona, ho stabilito una presenza in Tanzania. Penso che tutte queste esperienze ci rendano più consapevoli del mondo in cui viviamo e più capaci di trovare risposte adeguate».