Ci sono quattro personaggi dietro il titolo un po’ misterioso (ZaLiZaZa – inventario di famiglia) della mostra organizzata dalla galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano, visitabile fino al 19 novembre: sono il fotografo Miro Zagnoli (Za), l’artista Emi Ligabue (Li) e le loro due figlie: l’illustratrice Olimpia Zagnoli (Za) e la costumista Emilia Zagnoli (Za).
A cura di Fracesca Pellicciari e con l’allestimento dell’amico-confidente di famiglia Franco Raggi, l’esposizione propone un percorso che è in realtà un inventario di opere di ogni genere e specie – disegni e fotografie, libri di legno, collages, oggetti/sculture, stoffe, paraventi e scatole magiche a cui si accostano apparati come schizzi, appunti, cartoline, fotografie di famiglia – in un dialogo fitto di corrispondenze in cui le quattro voci si alternano e si susseguono senza ordine cronologico.
Perché loro, gli ZaLiZaZa, sono una famiglia modernissima eppure d’altri tempi: se non si occupassero di manufatti diversi, li si potrebbe immaginare affaccendati in una bottega a conduzione familiare di stampo rinascimentale, o barocca, nell’intento di sperimentare nuove tecniche pittoriche, rivoluzionare gli stili o a prenderne d’esempio.
Per questo talvolta la loro attenzione si concentra sugli stessi soggetti. Se infatti da decenni il design pervade l’opera fotografica e i set tuttora analogici di Miro (Za), lo si ritrova spesso anche nelle opere di Emi (Li), che si tratti del Cicognino di Albini, della vita e dell’opera di Charlotte Perriand o di un design anonimo trovato in vendita online.
Lo stesso ricorso a materiali anonimi e poco convenzionali che si trova nella serie di abiti “Souvenir” di Emilia (Za), realizzati a partire da strofinacci turistici con la mappa del Belpaese, così come certi archetipi ricorrono nelle migliaia di righe tracciate da Olimpia (Za), sempre alla ricerca della sintesi perfetta tra l’idea e la sua rappresentazione.
Oltre a ciò persiste, nelle diverse generazioni degli ZaLiZaZa, ciò che Matisse disse un giorno a Picasso, e che Emi (Li) ha ricordato: «In fondo, Picasso, non dobbiamo fare i furbi. Voi siete come me: quel che tutti noi cerchiamo di ritrovare in arte, è l’atmosfera della nostra prima comunione».