3daysofdesign: il perché di un successo

Sono passati 10 anni dalla prima edizione dell’evento a Copenhagen dedicato al design scandinavo. Che, in controtendenza ad altre manifestazioni, continua crescere. Ma qual è il suo segreto?

3daysofdesign, “The Art of Hosting” by Royal Copenhagen & Vitra – Photo © chris1million
3daysofdesign, “The Art of Hosting” by Royal Copenhagen & Vitra – Photo © chris1million

Con 3daysofdesign a Copenhagen la scorsa settimana (7-9 giugno) è andato in scena il design, quello scandinavo ma non solo. Un evento scandito da un tempo di qualità, dove i minuti non sono contati come in tanti altri appuntamenti del settore, Milano in testa, e quello che diventa importante alla fine è l’incontro con le persone, i designer, gli operatori.

C’erano i brand storici (Fritz Hansen, Montana, Kvadrat, Fredericia, Carl Hansen & Søn, Finn Juhl, Muuto, Normann Copenhagen, Louis Poulsen) ma anche realtà meno conosciute al di fuori della Scandinavia come Mater, Raawii, Frama, &Tradition, File Under Pop, che esprimono l’eleganza di un design minimalista ma anche colorato e alternativo. Tanti anche i brand italiani, attirati dal fascino crescente di questa manifestazione: Foscarini, Poltrona Frau/Ceccotti, Flos, Boffi/DePadova per citarne solo alcuni. Certo, c’è anche l’importanza del mercato nordico a motivare la partecipazione. Ma non è solo questo.

Odd Fellow - Photo © Samira Kudsk
Odd Fellow – Photo © Samira Kudsk

Facciamo un passo indietro. 3daysofdesign è nato per l’iniziativa di sole quattro persone in rappresentanza di altrettante aziende (Joakim Lassen di Montana, Michael Anker di Anker & Cok, Anders Byriel di Kvadrat e Thomas Graversen di Fredericia) guidati dall’esplosiva Signe Byrdal Terenziani, oggi Ceo di 3daysodesign. Orfane della fiera annuale del mobile al Bella Center, che era stata chiusa, decisero di organizzare un evento di tre giorni in un vecchio magazzino per presentare insieme i loro nuovi prodotti.

Le prime edizioni raccoglievano pochi punti espositivi sparsi per Copenhagen: showroom, capannoni e laboratori, le aziende partecipanti accoglievano amichevolmente chiunque entrasse nei loro spazi. Permettendo ai visitatori di entrare dietro le quinte, di vedere i loro luoghi di lavoro, raccontando, tra un bicchiere di vino o un centrifugato di frutta, quale fosse la loro visione, i loro valori, la loro identità.

GamFratesi
GamFratesi @ Bang & Olufsen
File Under Pop – Photo © Marina Jonna

Da Fritz Hansen, anni fa, si poteva assistere alla nascita della poltrona Egg rivestita in pelle e realizzata rigorosamente a mano. E l’artigiano, alla domanda di quanto tempo ci volesse a realizzarla, rispondeva: «Tutto il tempo necessario».

Forse è racchiuso in questa frase il vero successo di 3daysodesign: qui il tempo si dilata, permette di conoscere a fondo i personaggi stringendo in alcuni casi delle vere amicizie. Le idee nascono da incontri tra persone con diverse visioni, magari intorno a un tavolo, in un’atmosfera rilassata. Lo raccontano da sempre i grandi artisti e designer che hanno fatto la storia. Ma le occasioni, sempre più spesso nel circuito delle manifestazioni internazionali, non ci sono.

Il distretto di Refshaleøen – Photo © Daniel Rasmussen
Signe Byrdal Terenziani – Photo © Egon Gade

Qui, invece, la dimensione è quella dello scambio creativo, che nasce da un rapporto umano, forse ormai introvabile da altre parti. Anche i talk non avvengono tra protagonisti sul palco e pubblico che non interagisce. Anzi. Certo, la dimensione “piccola” aiuta, nonostante che quest’anno, allo scoccare della sua decima edizione, la manifestazione abbia presentato circa 300 brand – non pochi – divisi in 13 distretti che hanno incluso aree emergenti della città.

Come racconta Signe Byrdal Terenziani, un fattore di rilievo è l’aspetto curatoriale: «È importante che le aziende partecipanti condividano i nostri valori: un design originale, attenzione ai materiali, artigianalità e sostenibilità. Per questo ogni anno facciamo un’accurata selezione dei brand che esporranno: non vogliamo che diventi un circo commerciale. Deve restare un connettore di aziende con gli stessi valori di fondo».

BLOX, Copenhagen - Photo © Rasmus Hjortshøj
BLOX, Copenhagen – Photo © Rasmus Hjortshøj

Uno spartiacque che consente a 3daysofdesign di mantenerne intatta la formula di qualità. E se diventasse più commerciale, riuscendo sicuramente a realizzare guadagni superiori, perderebbe la sua unicità e si allontanerebbe dalle sue radici. La manifestazione è tuttora un’associazione senza scopo di lucro e una piattaforma associativa che raccoglie oggi circa 300 iscritti.

Un altro fattore chiave è la cornice offerta da Copenhagen in questa stagione, con giornate lunghissime e atmosfere uniche che si apprezzano girando a piedi o in bicicletta seguendo facilmente l’App che ti accompagna nella visita.

“The Art of Hosting” by Royal Copenhagen & Vitra – Photo © chris1million
Kongens Have - Photo © Marc Skafte Vaabengaard
Il parco di Kongens Have – Photo © Marc Skafte Vaabengaard

Il tema di quest’anno riassumeva la filosofia inclusiva della manifestazione: “Where would we be without you?”, un esempio di riconoscenza verso chi ha creduto in 3daysofdesign. Tantissimi i creativi che si possono incontrare qui riuscendo a conoscerli personalmente e magari in vesti inedite, come Erwan Bouroullec che l’anno scorso alla festa di Hay era il DJ della serata. Alla fine quello che conta davvero è entrare in contatto con le persone: le novità di prodotto – alcune già presentate in altre fiere – vengono dopo, vederle e apprezzarle diventa una logica conseguenza.

La mente ritorna ad alcuni episodi di passati Saloni del Mobile: una festa di Driade a Milano nel 1991 dove un inedito Borek Sipek divenne protagonista della performance I Capricci di Eolo. O ancora, Achille Castiglioni che, incontrato casualmente per strada, si fermò a raccontare generosamente a noi studenti cosa significasse per lui il design. L’entusiasmo che circonda la manifestazione di Copenhagen è un lungo applauso al tempo ritrovato. Un segreto – forse il segreto? – per il successo è anche questo.