L’anima metallica di Alessandro Mendini

Fino al 20 maggio, alla M77 Gallery di Milano, la mostra “L’età dei metalli” indaga il rapporto del Maestro con il metallo.

Alessandro Mendini, "L'Età dei metalli"

Alessandro Mendini avrebbe voluto infondere un’anima a tutti gli oggetti. Dal suo punto di vista, un oggetto non è mai solo uno strumento, poiché stabilisce relazioni intime con la psiche, la fragilità e le incertezze delle persone. Partiti da questo presupposto, i galleristi Giuseppe Lezzi ed Emanuela Baccaro di M77 hanno deciso, con questo progetto, di mostrare un volto inedito dell’eclettico architetto e teorico. In un testo del 2014, Mendini scriveva: «Dalla profondità dei tempi, gli oggetti del mondo hanno posseduto un’anima, quella delle aspirazioni spirituali degli uomini dei loro popoli. L’oggetto di serie dell’epoca industriale è alla ricerca dell’anima perduta.»

Alessandro Mendini, “L’Età dei metalli”
Alessandro Mendini, “L’Età dei metalli”

Oltre 55 opere di cui alcuni straordinari inediti, indagano così l’anima metallica del Maestro. La scelta curatoriale prende spunto dall’interesse di Alessandro Mendini per l’uso dell’oro come la torre del Museo di Groningen e del giallo e nero nel decoro a scacchi della pensilina degli autobus di Hannover, o in alcune installazioni dei primi anni ‘90, dove questa quadrettatura si espande e invade le superfici di pareti, quadri, oggetti e sculture.

«Il quadrettato è un segno enigmistico e anche enigmatico, specialmente se giallo e nero, oppure oro e nero. È un sistema altamente segnaletico, usato tanto nell’araldica medievale, quanto sulle piste degli aeroporti. Se è molto piccolo si traduce nella griglia di un mosaico o nella trama del tessuto a piccolo punto, se è grande può tradursi nel solo incrocio di due colori», scriveva Alessandro Mendini nel 2007.