Il volto sentimentale e sostenibile dell’art design

L’artista-designer Marcantonio firma per Natuzzi il pouf Terra, progetto a impatto zero e specchio di una commistione che immette il segno artistico nello spazio d’arredo intimo e personale e degli incontri sociali. A dichiararlo, anche la grande installazione Germogli nel cortile dello showroom dell’azienda durante la MDW22

Marcantonio & Pasquale Junior Natuzzi - Photo © Serge Guerand
Marcantonio & Pasquale Junior Natuzzi - Photo © Serge Guerand

Si potrebbe definire un’opera ‘autoresponsabile’. Terra, il pouf creato dall’artista-designer italiano Marcantonio per Natuzzi, mostra il volto sentimentale e sostenibile dell’art design. Sintesi della nuova filosofia progettuale dell’azienda, orientata ad un produzione attenta all’ambiente sempre più coerente e concreta, le sue linee stondate e morbide si accompagnano a materiali rigorosamente ecologici e riciclati e fanno parte della nuova collezione The Circle of HarmonySecond Life. Una presa di posizione plateale dichiarata anche nella suggestiva installazione Germogli, realizzata dall’artista durante i giorni della design week nel cortile di Palazzo Durini Caproni di Taliedo che ospita lo showroom Natuzzi. Ne parliamo con Marcantonio.

Cosa hai voluto comunicare con l’installazione Germogli?
I germogli sono una forte icona positiva, la nascita. Li ho immaginati giganti perché desideravo creare un’atmosfera magica, onirica, volevo che le persone si sentissero protette da una grande natura e allo stesso tempo che si sentissero come piccole formichine. Nel rinascimento il decoro vegetale era in ogni stucco o bassorilievo, un brulichio organico che esaltava quel periodo di grande produzione artistica letteraria e tecnica. Ho pensato ai germogli anche dandomi questo auspicio, che possa tornare un periodo positivo di grande creatività per tutti noi. Aggiungo che quei germogli sono germogli di ulivo, per sensibilizzare sul problema della Xylella che ha ucciso migliaia di ulivi in Puglia.

Germogli by Marcantonio
Germogli by Marcantonio

Terra appartiene a Second life, espressione della strada intrapresa da Natuzzi verso la sostenibilità. Iniziamo dalla forma, è un input dell’azienda che ha scelto il cerchio come elemento simbolico di armonia?
La collezione The Circle of Harmony custodisce sicuramente un messaggio che Natuzzi vuole trasmettere: un cerchio di inclusività nell’armonia, un abbraccio coinvolgente ed un invito ad entrarvi. Un circolo che è anche quello del ‘second life’, che si chiude nel rispetto della natura. Forse inconsciamente ho creato un pouf basandomi proprio su questa accoglienza, di fatto i suoi braccioli creano un abbraccio ed effettivamente la forma evoca un cerchio nel quale sentirsi al centro.

Come hai sviluppato l’idea?
L’invito di Natuzzi è stato quello di creare un pouf formato solo da tessuto e riempitivo, quindi senza struttura né fusto. Ho cominciato a disegnare e mi sono reso conto che era difficile adattarlo alla seduta di una persona e di conseguenza mi sono messo a cucire, creando dei piccoli prototipi, sino a che non è venuto fuori.

Terra by Natuzzi, Design Marcantonio - Photo © Serge Guerand
Terra by Natuzzi, Design Marcantonio – Photo © Serge Guerand

Che materiali hai utilizzato, come sono stati scelti e perché? Qual è il loro valore ambientale?
Il progetto è nato con l’intenzione di creare un prodotto totalmente green, nel rispetto della natura. Per questo, sono stati sviluppati tessuti ecosostenibili al 100%, in collaborazione con lo studio olandese di textile innovation Byborre, e il riempitivo al suo interno è in PET riciclato. Gli artigiani di Natuzzi si sono basati sul mio piccolo prototipo e con loro lo abbiamo sviluppato. Ci sono voluti quasi una decina di passaggi per arrivare a quello che secondo me è il risultato perfetto, quello con comfort e aspetto migliore.

Burri e Pistoletto hanno fondato la propria arte sul ‘materiale povero’ nobilitato dal segno artistico. Ti sei ispirato a loro?
Non direttamente, anche se essendo due artisti che amo e stimo molto, forse inconsciamente hanno lavorato dentro di me. Penso che nobilitare un materiale attraverso un’idea e un progetto sia la strada vincente. Dico sempre che a creare qualcosa con i diamanti son capaci tutti, mentre riuscire a dar luce a ciò che non brilla è più difficile, ma è molto più soddisfacente e, se si riesce ad ottenere un buon risultato questo è molto più potente.

Terra by Natuzzi, Design Marcantonio - Photo © Serge Guerand
Terra by Natuzzi, Design Marcantonio – Photo © Serge Guerand

Come ti sei trovato a lavorare con materiale ‘povero’, inteso come riciclato e riusato?
Ha motivato ancor di più la mia attenzione dal punto di vista etico. Abbiamo fatto vari test per ottenere un pouf totalmente green. Mi sono concentrato sulla forma, sull’idea che l’oggetto poteva comunicare nel momento in cui fosse visto, sull’accoglienza, comodità, versatilità, sulla memoria alla quale poteva essere ricondotto. È stato molto interessante e motivante. 

Arte e design, cosa ne pensi di questo connubio sempre più frequente?
Io adoro entrambi e spesso fatico a riconoscerne i confini, che forse sono rappresentati dai luoghi in cui i progetti vengono posti. Sono molto orgoglioso di aver portato un po’ di arte nel design perché penso possa offrire una valida alternativa ad un mercato saturo di tante forme simili. Mi piacciono molto i pezzi di art design venduti nelle gallerie perché sono “vere opere d’arte di design”, è giusto porre la stessa attenzione che un artista usa in un’opera o una scultura proiettandola anche nella realizzazione di un oggetto di arredo.

Terra by Natuzzi, Design Marcantonio - Photo © Serge Guerand
Terra by Natuzzi, Design Marcantonio – Photo © Serge Guerand

Come deve entrare l’arte nello spazio dell’uomo?
Con molta disinvoltura, non deve essere invasiva e non deve mettere soggezione. Questa però è una cosa estremamente soggettiva, perché per alcuni l’arte deve essere prorompente, provocatoria, deve essere notata. Per altri deve essere silenziosa e dolce. Ciò che credo è che ogni opera d’arte debba entrare nello spazio delle persone facendole sentire a proprio agio, di conseguenza è un aspetto molto soggettivo. Se si pensa ad un’opera pubblica, è giusto che questa faccia parlare di sé, se invece consideriamo un’opera in un contesto privato, in questo caso è il collezionista a decidere quello che lo fa stare meglio. Per quel che mi riguarda, l’arte entra in casa mia con molta dolcezza, i pezzi che ho comprato hanno per me un valore emozionale, che vanno a toccare corde sensibili personali.