Se il corporate retail diventa dinamico. I nuovi showroom di Marazzi e Ragno

Guardare oltre è il concept del nuovo showroom di Marazzi… Per lei cosa significa? 


Guardare oltre è ciò che il mondo Marazzi si appresta a fare nella contemporaneità e nel futuro. Siamo spesso abituati a comunicare un prodotto in altezze e dimensioni umane, se non minori. Guardare attraverso nuove prospettive e soprattutto alzare gli occhi ci permette di vedere cose che escono dal nostro scenario quotidiano e ci offrono nuove sensazioni e nuove informazioni. Basta provare a camminare per la città e osservare in alto, i prospetti dei palazzi, le viste verso il cielo, i dettagli e i particolari che non vediamo mai. È l’apertura verso nuovi aspetti a noi ancora sconosciuti, una nuova occasione per vivere nuovi ambiti e riconoscersi in nuove atmosfere. Guardare sempre diritto davanti a noi ci impedisce di comprendere tutto ciò che ci accade attorno e che spesso è fuori la nostra portata visiva.

Gli showroom necessitano sempre di più di contenuti e di diversificazione; lei che scenari intravede in questo senso? 


Sovrapposizione di comunicazione, sensazioni ed emozioni nuove, immagini, dinamicità, touching, odori e musica. Questi sono gli aspetti principali nei quali si articoleranno sempre di più gli spazi espositivi. Infatti sempre di più necessitiamo di nuovi stimoli per alimentare la nostra creatività e quindi reagire davanti alla comunicazione di qualcosa che ci viene proposto. L’offerta espositiva del futuro sarà molto interattiva, sarà una connessione bilaterale dalla quale riceveremo informazioni e alla quale rilasceremo a nostra volta informazioni e contenuti. Agiremo all’interno di un’enorme banca dati che si autoalimenterà continuamente modificando soluzioni e proposte che potranno essere sempre più soggettive e personalizzate ad hoc. 


Retail, contract, architetture effimere e residenziale: i confini di questi ambiti sembrano sempre più sottili. Qual è il suo pensiero sulle contaminazioni tra mondi differenti?

Sono obiettivi differenti nel nome, ma molto simili al nostro modo di vivere. La key word è “benessere emotivo” che è esattamente ciò che desideriamo all’interno di un negozio, in casa nostra, in un aeroporto o visitando uno spazio effimero di un’esposizione temporanea. L’obiettivo è appunto quello di immergerci in spazi dove possiamo trovare un benefit sulla nostra qualità di vita. Ambiti diversi per strategie commerciali, ma molto simili per obiettivi, ossia la singola persona, un piccolo insieme di persone o intere comunità. La diversificazione quindi non risiede tanto nel ciò che si vuole ottenere, ma nel linguaggio con il quale ci si rivolge ai diversi settori di clienti. 


Vede dei significativi cambiamenti nelle modalità di scelta delle finiture nei progetti residenziali?

Decisamente sì. Questo è proprio il risultato della velocità di comunicazione che ci ha globalizzato. Il mood del vivere e del benessere emotivo, arriva tramite il web, ovunque con la stessa velocità al centro dell’India come a NYC. Questo ha portato dei mondi estremamente differenti a essere immensamente vicini: è avvenuta quindi la grande contaminazione di abitudini e realtà sociali. Il Fusion è avvenuto e sempre più diventa oggi il nuovo modo di vivere diverse sfere della nostra vita quali cibo, abbigliamento, immagini e tanto altro. Si pensi alle nostre abitudini alimentari che si sono arricchite di tanti ingredienti fino a pochi anni fa impensabili, le nostre lingue che sono sempre più ricche di vocaboli diversi dalla lingua madre, immagini di paesi lontani che possiamo raggiungere con estrema facilità. In tutto questo scenario il dettaglio del pavimento della nostra casa, dei colori, dei nuovi materiali, delle modalità di messa in opera dei prodotti e di tanto altro arriva in tempo reale in tutto il mondo e condiviso proprio attraverso le immagini e le sensazioni che rendono al tempo stesso una ricchezza di contenuti esponenziale.