Carl Hansen & Son, dalla piccola Danimarca verso il nuovo mondo

Mr. Hansen, qual è l’anima di Carl Hansen & Son?

La Carl Hansen & Son è una business family company presente sul mercato dal 1900 e le generazioni che si sono succedute l’hanno ovviamente cambiata, ma sempre con grande rispetto per le persone che sono state lì prima di loro, dando continuità alla società, mantenendo la qualità con fierezza e così siamo arrivati al 2017. Per un’azienda come la nostra è molto importante per mantenere la stabilità, inviare all’esterno un messaggio di solidità nel tempo, anche rispetto al futuro. Carl Hansen & Son non è un’azienda quotata in Borsa, è un’azienda famigliare dove si prendono decisioni a lungo termine, la programmazione è veramente molto importante.

Come sono ripartite le percentuali tra trade e progetti?
in questo momento il trade pesa per il 70% e restante 30% provviene dal contract, ma il settore dei progetti dovrà crescerà molto. I nostri prodotti arredano case private, ma gli stessi si possono ritrovare anche in tanti alberghi e ristoranti: se uno desidera sentirsi a casa quando è lontano da casa trova in Carl Hansen & Son un partner. Nel mondo della ristorazione il successo della nostra Ch88 di Wegner, che nasce per il residenziale, è un esempio importante.

Tutto il mondo dell’arredamento (e non solo) sta andando verso il mercato del contract….
Assolutamente sì, la competizione sul mercato dei progetti è molto impegnativa, i concorrenti sono sempre più numerosi e poi ci sono molti fake e non è sempre facile per architetti e buyer fare una corretta selezione. A noi capita di dover investire molto tempo per spiegare a un architetto la differenza che esiste tra un prodotto che “è” e uno che “sembra”.

Quali sono i paesi dove Carl Hansen & Son è consolidata e quelli dove desiderate crescere?

Siamo relativamente forti in Europa e ci piacerebbe avere una posizione molto più solida negli Stati Uniti. Siamo consapevoli del modo in cui gli americani pensano, è una cultura diversa dove tutto deve andare molto veloce. Vogliamo crescere, ma mantenere la nostra qualità.
Stiamo quindi sviluppando dei prodotti adatti ai mercati americano e asiatico. In Asia e soprattutto in Cina, sempre più persone apprezzano Carl Hansen & Son. Per noi la Cina è un mercato positivo: i cinesi conoscono bene i nostri prodotti, loro desiderano il meglio in ogni ambito e anche nell’arredamento. E’ però un mercato complicato, servono persone brave e manager del posto. Siamo costantemente alla ricerca di nuovi partner.

Circa il 35% dei grandi progetti contract transitano da Londra e la Brexit avanza, cosa ne pensa?
Londra è un grande mercato e al momento la Brexit non colpisce l’arredamento e il contract. Stiamo guardando la situazione in un modo naif, io sono sempre ottimista e penso che occorrono ben più di un paio di politici per rovinare il business e poi gli uomini d’affari sanno sempre trovare una via d’uscita per lavorare insieme. Il denaro è potere, se si sposterà le aziende comprenderanno il fenomeno e si adegueranno. Se non sei un membro della UE non disponi di alcuni privilegi, ma il commercio e la libertà nel lavoro continueranno a dettare le regole del mercato.

Carl Hansen sceglie i propri designer nel nord Europa, sarà sempre così?
Abbiamo una tradizione in Danimarca, ma siamo anche realistici. Al momento stiamo lavorando con designer austriaci e stiamo cercando talenti in USA. Il mercato del contract ha bisogno di internazionalizzazione, sia nella ideazione dei prodotti che nella produzione.

Cambiamenti anche nella produzione allora?

Abbiamo programmato investimenti in macchinari per oltre 50 milioni di euro e stiamo pensando di produrre alcuni articoli fuori della Danimarca: se vogliamo entrare nel mercato del contract a livello internazionale abbiamo bisogno di ritmi diversi e ci sono oggetti che non possono essere prodotti in Danimarca, perché la concorrenza è forte, dobbiamo trovare soluzione fuori dai confini nazionali. Se fosse solo per me, dal punto di vista personale intendo, vorrei solo dimenticare quello che sta succedendo nel resto del mondo e concentrarmi romanticamente sulla mia piccola Danimarca, che ha 5 milioni di abitanti. Ma non posso farlo, la Danimarca non basta.

 

Dal mondo al sud Europa e soprattutto l’Italia: Ottorino Castegnaro – Area Manager South Europe di Carl Hansen & Son – racconta la situazione del trade, la potenza del contract e il ruolo dell’online

Knud Hansen ha parlato molto di contract, ma il trade in Italia e in sud Europa che segnali invia?

Negli ultimi anni il trade ha lavorato con il freno a mano tirato. In questo ha giocato un ruolo importante un condizionamento psicologico di cui gli operatori hanno sofferto: negli ultimi 7 anni c’è stato un clima di negatività che ha tolto energie propositive agli store manager, c’è stata rassegnazione e l’energia propulsiva è venuta meno.
Nell’ultimo anno, soprattutto nelle aree metropolitane (Milano, Barcellona e Madrid su tutte) c’è stata invece una reazione sia da parte dei clienti che da parte degli operatori: in tutte le fasce del mercato molti dealer si sono autoeliminati, questo ha prodotto una pulizia del settore e chi è rimasto ha saputo reagire uscendo dalle dinamiche tradizionali del settore. E il contract, secondo noi, ha aiutato anche il risveglio del trade.

Come vi ha accolto il mondo della progettazione?

L’hospitality ci sta riservando molta più attenzione rispetto al passato, fondamentalmente per due motivi. Il primo è legato al posizionamento internazionale di Carl Hansen & Son nei grandi studi che lavorano solo sul project. A loro abbiamo dedicato molto tempo e informazione.
Il secondo atout di Carl Hansen & Son sono le certificazioni tecniche in tutto il mondo che ci hanno aperto numerosi mercati dove ci sono obblighi precisi quando si parla di progetti contract. Parlo, per esempio, di quelle certificazioni che determinano la sostenibilità dei prodotti: le lacche, le vernici, gli olii e il packaging. I clienti del mondo hospitality di fascia alta amano il design, ma lo cercano sostenibile. I clienti dell’hospitality sono nomadi, viaggiano e possono ritrovare ovunque le nostre sedute: cito la Wishbone Chair che ha avuto un grande successo nella ristorazione. Questo conferisce a Carl Hansen & Son un importante grado di riconoscibilità internazionale.

Si parla dell’online come strumento di vendita di un certo tipo di design, che ne pensi?

Siamo tentati e prudenti, dobbiamo prestare attenzione ai fake. Ci sono paesi come la Spagna che purtroppo propongono molte copie e addirittura anche qualche dealer in sud Europa si è fatto attirare da questa opportunità. Non in Italia, per fortuna. Non c’è tutela internazionale e la normativa è ancora insufficiente. Siamo quindi molto attenti, con pochi dealer molto affidabili e preparati implementiamo delle operazioni commerciali online, ma sono iniziative spot. Dal punto di vista aziendale non abbiamo ancora preso una decisione.