Gran Meliá Palazzo Cordusio
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Cliente: Generali Real Estate | Meliá Hotels International
Architettura, architettura degli interni, illuminotecnico facciata e rapporti con la soprintendenza: Studio Marco Piva
Restauro conservativo: Gasparoli
Progetto generale di architettura e interior design: Asah, Alvaro e Adriana Sans
Project manager e direzione lavori: Artelia
Progetto esecutivo architettura e interior design, impianti e strutture: Tekne
General contractor: Percassi
Spazi gourmet: Sunset Hospitality Group
Hotel artcurator: Gabriela Sans
Furnishings: Molteni, Tacchini, Frag, Cassina, Potocco, Tribu, Fornasetti, Kettal, Andreu World, Punt Mobles, Bivaq, Stellar Works, Gloster, 
Lighting: Flos, Oluce, Foscarini, Tom Dixon, Bover, Santa&Cole, Estiluz, Menu, Vibia, Carpyem, 
Photos: Meliá Hotels International

La prima esperienza, puramente visiva, è al tramonto, quando l’iconica facciata di Palazzo Venezia, l’architettura in stile eclettico progettata nell’Ottocento da Luca Beltrami per Generali Assicurazioni, si illumina con migliaia di luci a led. La seconda è all’ingresso dell’edificio, appena oltrepassato lo storico portone spalancato sul cortile che un tempo ospitava un parcheggio e prima ancora le carrozze con i cavalli, e che oggi accoglie Giardino Cordusio: un cocktail-bar pieno di luce protetto da una struttura vetrata in acciaio e vetro simile, appunto, a un jardin d’hiver. 

Per diventare a tutti gli effetti ospiti dell’hotel bisogna salire al quinto e ultimo piano, nello spazio della cupola ora riservato alla reception: un ambiente scenografico, dominato dalle strutture metalliche a vista attorno alla storica scala elicoidale in ferro battuto fresca di restauro e con un pavimento in seminato alla veneziana – omaggio alle origini dell’headquarter di Generali – che da lì si allunga su tutto il piano. 

Ci vorrebbero ore per scoprire i molti highlight di Gran Meliá Palazzo Cordusio, nuovo simbolo dell’ospitalità meneghina ma soprattutto luogo aperto alla città, con i suoi bar, la Spa abbracciata da boiserie contemporanee e le terrazze a ferro di cavallo del piano attico, dove a ogni passo si aprono prospettive spettacolari sul Castello Sforzesco e sul Duomo. 

A firmare il progetto di riconversione d’uso sono stati due studi importanti, il milanese Studio Marco Piva e gli spagnoli ASAH Architects, qui autori di un interior elegante e sofisticato in equilibrio fra product design e tailor made. Se le 84 camere e suite sono arredate Molteni, Cassina, Fornasetti, Flos, Oluce e Foscarini, nei corridoi dominano i tessuti Rubelli, proposti anche in una speciale ceramica stampata che al tatto sembra seta, realizzata in collaborazione con Florim.

 Qua e là, poltroncine di Gio Ponti e sedie di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, ma anche divani di Piergiorgio Cazzaniga e Patricia Urquiola. Bisogna prenotare la suite presidenziale per ammirare il separè artigianale di Fornasetti, mentre nei ristoranti, il giapponese Sachi e l’italiano Isola, una collezione di vasi e opere d’arte di artisti milanesi e spagnoli omaggiano simultaneamente la doppia anima dell’hotel: il genius loci meneghino e il brand Meliá Hotels International, fondato nel 1956 a Maiorca.