Le interviste di IFDM: Nicola Russi / Laboratorio Permanente

In tempo di lavoro digitale (o smart), l’ufficio è ancora necessario? Se sì, quali caratteristiche deve avere? La parola a un architetto con un’esperienza importante in questo settore

Nicola Russi & Angelica Sylos Labini
Nicola Russi & Angelica Sylos Labini

Laboratorio Permanente è uno studio di architettura che opera su diverse scale, dall’architettura all’interior design e alla progettazione urbana. Tutti i suoi progetti si basano su un’attenta osservazione del contesto e delle sue molteplici caratteristiche: l’ambiente naturale, la cultura materiale di ogni luogo con le sue norme, l’identità delle comunità locali e persino la storia personale degli individui. Hanno progettato numerosi spazi co-working Spaces in Italia e all’estero. Parliamo con Nicola Russi, co-fondatore dello studio insieme ad Angelica Sylos Labini, di come sta cambiando il modo di progettare spazi di lavoro.

Frank Lloyd Wright’s Larkin and Johnson Wax Workspaces - © Frank Lloyd Wright Foundation
Gli uffici nel Johnson Wax Building di Frank Lloyd Wright, 1936 – © Frank Lloyd Wright Foundation

Come nasce l’ufficio moderno?
Con l’industrializzazione, ma l’invenzione cruciale è il telegrafo: permette di separare produzione e amministrazione, creando edifici dedicati solo al lavoro d’ufficio. È quello che ha permesso a città come Londra o New York di crescere a livello commerciale e di diventare potenti, anche se lontane dai luoghi dove venivano create le merci.

Come sono evoluti gli spazi di lavoro?
I primi uffici erano lineari e gerarchici, con postazioni disposte come catene di montaggio, dove i controllori vigilavano gli impiegati. Negli anni ’60 emergono modelli più flessibili, come il celebre edificio Osram a Monaco di Baviera: gli arredi sono disposti in modo più casuale, perdendo rigidità gerarchica. Successivamente arrivano i cubicles, individuali ma collocati in open space, fino agli uffici contemporanei tipo il C30 di One Day Group, a Milano: nessun tavolo di controllo, manager mobili, spazi neutri e ampi che favoriscono interazioni creative.

Spaces San Babila - Photo © Delfino Sisto Legnani, courtesy of Laboratorio Permanente
Spaces San Babila – Photo © Delfino Sisto Legnani, courtesy of Laboratorio Permanente

Covid: ha davvero cambiato gli uffici?
Il Covid ha validato lo smart working, ma non ha eliminato la necessità della sede fisica. Gli uffici non sono spariti: garantiscono senso di appartenenza, comunità e identità aziendale. Alcune aziende hanno ridotto spazi, ma mai radicalmente. Lo smart working ha aumentato libertà temporanea, ma non ha diminuito il carico di lavoro.

Gli uffici sono ancora necessari?
Sì, perché favoriscono il contatto con l’esterno, stimolano vitalità urbana e creano interazioni tra lavoratori e città. Quartieri solo residenziali risultano meno vitali rispetto a quelli con uffici attivi.

Spaces Porta Nuova – Photo © Delfino Sisto Legnani, courtesy of Laboratorio Permanente
Spaces San Babila - Photo © Delfino Sisto Legnani, courtesy of Laboratorio Permanente
Spaces Porta Nuova – Photo © Delfino Sisto Legnani, courtesy of Laboratorio Permanente

Quali sono le nuove sfide degli spazi di lavoro?
Si punta al comfort ambientale: luce, aria, temperatura e micro-variazioni naturali sono essenziali per il benessere. Serve un rapporto con l’esterno: terrazze, giardini da lavoro, meeting all’aperto. Nei nostri progetti, come Edison Park a Sesto San Giovanni, abbiamo integrato giardini lavorativi, bar, caffetterie e palestre, creando ambienti completi e accoglienti.

Marketing Suite, Goldman Sachs, Corso Vittorio Emanuele, Milano - © Laboratorio Permanente
Goldman Sachs Marketing Suite, Milano – © Laboratorio Permanente

Che ruolo ha lo stile nell’ufficio?
Lo stile influisce sulla creatività. Ho sempre pensato che in un edificio come quello del Parlamento italiano, pieno di storia, deve essere difficile produrre delle leggi progressiste. Ambienti neutri e generosi favoriscono lavori creativi, materiali, colori e texture contribuiscono al senso di appartenenza e benessere. Anche in modi a cui normalmente non pensiamo: un tavolo di cristallo, per esempio, può risultare visivamente e “tattilmente” scomodo, le mani lasciano impronte e la trasparenza toglie concentrazione. Per un ufficio avere un’estetica in linea con quella del proprio tempo è importante, perché trasmette a chi lavora al suo interno un senso di coinvolgimento, di scopo.

Osram Headquarters, Munich, Germany, design HENN - © HENN
La sede Osram a Monaco di Baviera, progetto di Walter Hann del 1965 – © HENN

Come cambiano arredi e servizi?
I lavoratori oggi accettano postazioni variabili, ma desiderano armadietti personali. Crescono i servizi attrattivi: cucine comuni con pasti salutari, magari preparati da un cuoco (molte aziende già lo stanno facendo); e poi aree break, welfare interno. La luce naturale, la ventilazione e l’accesso all’aria aperta sono fondamentali per ridurre claustrofobia e migliorare il rapporto col tempo: una finestra che si può aprire è molto più utile di una climatizzazione progettata nel minimo dettaglio, ma che non tiene conto delle differenze tra persone.

Qual è il filo conduttore dell’evoluzione degli spazi di lavoro?
Sono spazi che naturalmente si evolvono insieme alla società e ai bisogni delle persone, riflettendo la cultura del tempo e la percezione di comfort. L’ufficio non è solo luogo di lavoro, ma rappresenta il tempo, lo stile di vita e l’appartenenza a una comunità. La combinazione tra comfort, estetica e funzionalità crea ambienti che stimolano produttività e benessere, senza rinunciare alla socialità e alla relazione con l’esterno.