La Rhinoceros Gallery di Roma ospiterà fino al 31 agosto 2025 la mostra collettiva “Profili e Gesti”, che segna il secondo atto della collaborazione tra lo spazio espositivo, diretto da Alessia Caruso Fendi, e Galerie kreo. La mostra mette in luce le opere di quattro designer le cui pratiche esplorano sperimentazione materica, artigianalità ed espressione artistica, creando un dialogo dinamico tra forme, profili e gestualità. Protagonista insieme a Pierre Charpin, Jean-Baptiste Fastrez e Chris Kabel, Jaime Hayon è una figura di spicco nel panorama del design contemporaneo. Noto per la sua capacità di fondere arte e design, Hayon sfida i confini tradizionali tra queste discipline, trasformando oggetti quotidiani in esperienze uniche e fantasiose. Il suo stile, distintivo e riconoscibile a livello mondiale, continua a esplorare nuovi orizzonti artistici. Nella mostra romana, le sue opere sono concepite come sculture più che come oggetti funzionali, offrendo un affascinante sguardo sulla continua evoluzione del suo linguaggio espressivo.

Come riesci a bilanciare arte e design nei tuoi progetti? Quali sono le sfide e le opportunità?
Per me, arte e design sono due facce della stessa medaglia. Non le ho mai considerate discipline separate, ma piuttosto modi complementari di esprimere la creatività. L’arte offre libertà totale, dove la narrazione e le emozioni sono al centro della scena, mentre il design porta struttura, funzionalità e un dialogo diretto con l’utente. La sfida sta nel mantenere un senso di gioco e spontaneità, rispettando al contempo i vincoli di produzione e usabilità. L’opportunità, tuttavia, è immensa: sfumando i confini tra questi mondi, posso creare pezzi che siano sia emotivamente coinvolgenti che altamente funzionali, pezzi che vivono nella quotidianità ma che conservano un senso di fantasia.

Dove trovi l’ispirazione per i tuoi personaggi stravaganti e come si evolvono?
La mia ispirazione nasce da un mix di ricordi d’infanzia, tradizioni popolari, riferimenti storici e pura immaginazione. Sono sempre stato affascinato dalla narrazione e da come gli oggetti possano evocare emozioni. Le creature e i personaggi che compaiono nel mio lavoro emergono in modo organico, influenzati dai miei viaggi, dagli incontri con culture diverse e dalla ricchezza visiva del mondo che mi circonda. Nel tempo, le mie creazioni si evolvono man mano che affino le linee, sperimento con nuovi materiali ed esploro nuove tecniche. Pur mantenendo l’essenza, cerco sempre modi per superare i limiti, rendendo il mio lavoro più sofisticato ma conservando il suo senso di gioia e spontaneità.


Cosa rende il tuo stile distintivo e come hai sviluppato il tuo “linguaggio artistico”?
Credo che il mio stile si distingua per la sua forte narrazione, la fluidità delle forme e l’impatto emotivo del colore e dei materiali. Sono sempre stato attratto dall’idea di creare fantasia all’interno della realtà, dove gli oggetti di uso quotidiano diventano speciali attraverso forme giocose, linee audaci e dettagli inaspettati. Nel corso degli anni, ho sviluppato il mio “linguaggio artistico” attraverso la sperimentazione e l’intuizione. Non cerco mai di seguire le tendenze; invece, seguo il mio istinto e le mie emozioni, il che permette al mio lavoro di rimanere autentico. Il mio obiettivo è creare oggetti che trascendano il tempo, evochino curiosità e portino un senso di gioia.

Puoi parlarci della tua mostra con Galerie Kreo a Rhinoceros e di come si differenzia dal tuo prossimo lavoro a Milano con Bosa?
La mostra con Galerie Kreo a Rhinoceros è stata un’immersione profonda nel mio mondo artistico, dove i pezzi sono stati affrontati come sculture piuttosto che come oggetti funzionali. È stata un’opportunità per spingere i limiti della materialità e della forma, creando uno spazio in cui la fantasia e l’artigianato si intersecano in modo più concettuale. Il lavoro per Milano con Bosa, invece, è più radicato nell’idea di arte funzionale. Pur mantenendo una forte identità artistica, è sviluppato con particolare attenzione all’usabilità e all’artigianato, portando la mia visione in un contesto più applicato. Entrambi i progetti condividono il mio DNA, ma uno propende più verso la libera espressione artistica mentre l’altro abbraccia il mondo del design attraverso pezzi da collezione.