«Unico spazio di questa natura a Bologna, abbiamo celebrato il vissuto di San Barbaziano con un progetto di apertura alla città», spiegano gli architetti Federico e Caterina Poggioli. «La scelta di materiali autentici e la pulizia formale esprimono un dialogo tra il presente e la memoria storica dell’edificio, con un intervento che esalta la poetica della rovina senza snaturarne l’essenza».
Chiusa al pubblico e in abbandono dal 1996, l’ex chiesa di San Barbaziano ha vissuto intensamente, fra alterne vicende storiche e cambi d’uso, i secoli trascorsi dalla sua costruzione fra il 1608 e il 1612, voluta dall’Ordine dei Gerolamini e progettata dall’architetto Pietro Fiorini. L’impianto a navata unica, con quattro coppie di cappelle laterali e transetto, si è prestato con il passare del tempo a trasformarsi, nell’Ottocento, in fienile e in seguito in magazzino militare, e nel Novecento, dopo un incendio subito nel 1922, in officina meccanica e, fino alla chiusura, in autorimessa.
Da qualche mese, come luogo della cultura dello Stato in consegna ai Musei Nazionali di Bologna – Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna, è pronta per assolvere a una nuova funzione dopo un intervento di restauro, commissionato nel 2019, che ha preservato la memoria storica dell’edificio, esaltandone la natura di rovina urbana, e restituito leggibilità all’architettura senza mascherarne il vissuto, valorizzando la consistenza materica e mantenendo i segni di un “progetto del tempo”.
«L’intervento ha portato alla luce l’essenza dell’edificio, combinando il restauro conservativo delle superfici e degli apparati decorativi esterni con l’introduzione di elementi innovativi, concentrati in particolare sulle aperture, testimoni fisiche dei passaggi d’uso che si sono susseguiti nel tempo». Elementi contemporanei come l’ampio portale vetrato, che incuriosisce i passanti a scoprire questo nuovo spazio della città, le grandi finestre con infissi lineari, il portale monolitico dell’ingresso secondario in ottone brunito che, insieme al corten, diventa “strumento di contrasto contemporaneo”, materiali scelti perché richiamano il fenomeno dell’agire del tempo sulla materia e si accordano cromaticamente con il colore dell’arenaria e con il laterizio del paramento murario.
Photo © Alessandro Saletta, DSL studio