Horm a Milano

Nel Brera Design District apre il nuovo showroom Horm: 120 mq per il design d’autore, tra arredi senza tempo e visioni per il “new normal”

Horm showroom, Milano

A Milano, nel cuore del Brera Design District (via Alessandro Volta, 4), Horm ha inaugurato il suo nuovo showroom nella capitale italiana del design. Uno spazio contemporaneo pensato per progettisti ma anche semplici appassionati di arredo, concepito come luogo di incontro e dialogo attorno al design d’autore.

Il nuovo showroom, 120 metri quadrati articolati con rigore e sobrietà, è stato ideato da Adalberto Pironi. Le quattro vetrine a tutta altezza offrono una visione completa dello spazio interno, mettendolo in dialogo continuo con l’esterno senza interruzioni visive. L’intervento architettonico è essenziale ma efficace: una nuova pavimentazione in rovere anticato posato a spina italiana, specchi a soffitto per moltiplicare il volume, illuminazione regolabile e toni neutri sulle pareti, con pochi accenti cromatici funzionali all’allestimento. Scelte “new normal” per ambienti flessibili, accoglienti, pensati per adattarsi a usi diversi e a esigenze in evoluzione.

Fondata nel 1989 a Brugnera, in Friuli, Horm è conosciuta per le sue collezioni firmate da architetti e designer di rilievo internazionale e realizzate interamente in Italia. Un’identità che unisce estetica, saper fare artigianale e innovazione.

Il nuovo spazio è stato inaugurato con la mostra Da Toyo Ito a Marco Piva. Viaggio nella storia del design, un percorso che presenta le opere di nove designer di fama, disposte su pedane e accompagnate da totem informativi. Un nastro continuo di ritratti in bianco e nero percorre le pareti, offrendo una lettura visiva che diventa un racconto.

Una mostra/manifesto, come afferma il CEO di Horm, Fabio Melcarne: «Per reazione alla pervasività della creatività virtuale che genera tendenze effimere a ritmi impressionanti, abbiamo avvertito l’esigenza di tornare alle origini con un luogo e una mostra abitati da oggetti fisici, reali».

Photo © Paolo Riolzi