A Saint-Étienne per immaginare il futuro

Il 22/05 parte la 13esima edizione della Biennale Internazionale di Design della città francese, evento collettivo di ricerca

La Cité du design
Saint-Étienne, La Cité du design

Dal 22 maggio al 6 luglio 2025 si terrà la 13esima edizione della Biennale Internationale Design Saint-Étienne, manifestazione aperta al pubblico e laboratorio aperto con mostre, incontri e workshop pensati per tutti, dallo specialista al dilettante, dal visitatore alle prime armi al professionista. Sei settimane che invitano a scoprire nuovi oggetti e progetti provenienti da tutto il mondo, a proporre nuove idee e a condividere le proprie opinioni sul design esplorativo, in sintonia con le problematiche contemporanee ma con l’atmosfera di un grande evento festivo.

ANTI throw-away mentality, design Zixuan Zhou
Resource(s), présager demain – sezione Minimum / Maximum: ANTI throw-away mentality, design Zixuan Zhou, tostapane in ceramica facile da riparare e da utilizzare, con proprietà d’isolamento termico ed elettrico

Il tema di questa edizione è Resource(s), présager demain (Risorsa/e, immaginare il domani). Di fronte alle sfide produttive del XXI secolo, con quali risorse i designer lavorano oggi per prepararsi al futuro? Immerso in un’epoca diventata fluida, segnata dal previsto esaurimento di alcune risorse, dalla realtà palpabile del cambiamento climatico e dalla messa in discussione di molte certezze che hanno segnato l’epoca moderna, il designer oggi si sente “intranquillo”. Il che lo porta a mettere in discussione il suo lavoro.

10k House, design TAKK
Resource(s), présager demain – sezione Design climatique: 10k House, design TAKK, è un appartamento di 50 m2 ristrutturato con 10.000 euro: le camere rialzate consentono il libero passaggio degli impianti idrici ed elettrici

Resource(s), présager demain è anche il titolo della mostra principale, spina dorsale della Biennale, articolata in nove sezioni curate ciascuna da un designer: Déjà-là, Terres promises, Le devenir industriel, Minimum / Maximum, En mode hybride, Créer avec l’IA, Le design des communs, Design climatique, Les autres vivants (C’è già, Terre promesse, Futuro industriale, Minimo/Massimo, Modalità ibrida, Creare con l’AI, Progettare i beni comuni, Progettazione climatica, Altri esseri viventi).

Pierre, design Guillaume Gindrat
Resource(s), présager demain – sezione En mode hybride: Pierre, design Guillaume Gindrat, è una stufa a legna dove l’inerzia termica è data dalle pietre, che immagazzinano e ridistribuiscono in modo omogeneo il calore

Alla base, il desiderio di individuare e interrogarsi sui mezzi d’azione che il design oggi chiama in causa di fronte a una rivalutazione dei metodi di produzione e consumo in un mondo in “debito ecologico”. Un’indagine corale che è anche un’enorme raccolta/deposito di idee e progetti.

Saint-Étienne, sede della prestigiosa École supérieure d’art et design, è l’unica città francese a far parte del network Creative Cities dell’UNESCO. Il teatro principale delle attività della Biennale sarà La Cité du design, che sta diventando – con l’apertura di spazi di creazione e museali – il primo distretto del design in Francia.

Le droit de rêver: studenti in fase di riflessione collettiva durante il workshop Machine à démoderniser – Photo © S. Binoux

La scuola è protagonista di un altro capitolo della Biennale, che nasce dai laboratori con gli studenti: alla fine del 2024 si sono svolti 16 workshop guidati da artisti e designer ospiti e concepiti come spazi di libertà in cui sognare il mondo, in linea con l’idea di ricerca e collaborazione. La mostra Le droit de rêver (Il diritto di sognare, titolo che fa riferimento al pensiero del filosofo Gaston Bachelard) presenta i frutti di questi incontri. Lontani da logiche produttive, questi progetti sono una fotografia dei desideri di una futura nuova generazione di designer. E rappresentano una finestra aperta sul domani.

Lune Ardente, design Valentin Devos - Photo © Véronique Huyghe
Resource(s), présager demain – sezione Déjà-là: Lune Ardente, design Valentin Devos, oggetto-scultura realizzato con scorie derivanti dall’estrazione del carbone, materiale colato in stampi e poi lucidato – Photo © Véronique Huyghe