Bibo Budapest, design Astet Studio - Photo © Salva López
Bibo Budapest, design Astet Studio - Photo © Salva López
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Interior design: Astet Studio/Ala Zreigat and Oscar Engroba
Furniture and lighting: on design by the architects
Photos: Salva López

Al numero 11 di Apáczai Csere János utca l’ingresso al ristorante e cocktail bar di Dani Garcia, recente apertura dello chef andaluso nel Dorottya Hotel, attira subito lo sguardo con un gioco di sfere metalliche e superfici riflettenti. Gioco di illusione e dissolvenze che si intensifica salendo all’ultimo piano, al ristorante con skybar e terrazza, dove il progetto di interior design di Astet Studio diventa messa in scena totale, ipnotica, immaginifica, spiazzante.

L’intenzione è quella di accompagnare, fin dalla soglia specchiata, «gli ospiti in un mondo di eleganza, illusione e creatività», e di sfidarne la percezione sensoriale in «un ambiente in cui la luce, gli specchi e il movimento dissolvono i confini tra realtà e illusione», spiegano i progettisti.

Le superfici a specchio, alternate a pannellature in legno azzurro scuro, rivestono anche la zona della reception, uno spazio frammentato e ingannevole, dove curve morbide e bordi dai tagli netti cercano l’equilibrio tra fissità e movimento. Nella zona del bar torna protagonista il tema delle sfere, che qui sono trasparenti e punteggiano il soffitto insieme a elementi floreali fuori scala, «in una sospensione senza tempo». L’ampia area dedicata al ristorante è organizzata in una serie di microambienti creati dalle forme ricurve dei divanetti e dall’alternanza di colore nelle sedute, blu petrolio, arancio bruciato e salmone, su cui pendono leggeri fiori giganti e piccole sfere di vetro.

Sullo sfondo interrompe la continuità visiva una serie di archi, oltre i quali si trovano la cantina e una sala privata decorata da un murale dipinto a mano: una luna che, se riflessa, da crescente diventa piena.