Le interviste di IFDM: Pierre-Yves Rochon

Incontro con l’architetto francese autore degli interni dell’hotellerie (ma non solo) internazionale più esclusiva. E che, con la sua installazione “Villa Heritage”, è uno dei protagonisti di questo Salone del Mobile.Milano

Pierre Yves Rochon - Photo © Alex Systermans
Pierre Yves Rochon - Photo © Alex Systermans

Uno dei protagonisti del Salone del Mobile.Milano che si inaugura l’8 aprile è Pierre-Yves Rochon, architetto francese che dal 1979 ha firmato gli interni di luoghi che sono simbolo del lusso assoluto: catene di hotellerie come Four Seasons, Ritz, Fairmont, Waldorf Astoria, ristoranti per chef Michelin come Joël Robuchon e Alain Ducasse.

Schizzo per Villa Héritage

Per il Salone, Rochon ha concepito Villa Héritage, uno spazio espositivo e di suggestione in cui il design è un linguaggio condiviso e senza tempo, capace di attraversare passato e presente e di mettere in dialogo tutte le arti, facendo riflettere sull’idea di trasmissione. A pianta quadrata, come una villa palladiana, Villa Héritage collega memoria e innovazione, introducendo un’idea di lusso che non è solo estetica, ma un’esperienza fatta di armonia, cultura, suggestione. Ogni stanza è un capitolo di un racconto. C’è la camera bianca, dove la luce si fa cinema e la proiezione trasforma le superfici in poesia visiva. Il giardino d’inverno richiama i paesaggi italiani con tonalità verdi brillanti. Il salone rosso esplode in tutta la teatralità dell’opera italiana (con una presenza speciale), mentre la biblioteca prugna invita a immergersi in un mondo di idee. Al centro, il patio dedicato alla musica dove trova la sua naturale collocazione un pianoforte digitale Alpange, che verrà suonato da musicisti: a sottolineare che l’emozione è sempre un attimo irripetibile.

Four Seasons, Milano

«L’eredità, il passato non sono un vincolo; sono una fonte di libertà», commenta Rochon.«Comprendere e padroneggiare il lascito del nostro mestiere ci fornisce gli strumenti per reinventare e superare i confini del design. Villa Héritage celebra questa dinamica tra storia e creatività contemporanea e coinvolge tutti i sensi, offrendo un’esperienza in cui luce, texture e suono si uniscono per creare emozione. L’arte è la nostra eterna fonte di ispirazione, elevando il design a un dialogo senza tempo con l’umanità».

Abbiamo incontrato Rochon nel suo studio a Parigi, davanti a una dimora storica oggi divenuta museo (il Musée Nissim de Camondo, nato dalla passione per il Settecento francese di un uomo d’affari vissuto nella Belle Époque): una posizione che forse non è un caso.

Savoy, Londra

A proposito del suo progetto ho letto una frase che mi ha fatto pensare: l’heritage è una forma di libertà. Mi spiega meglio questo concetto?
Nel mondo del design siamo tutti per così dire “catalogati” in base ai nostri gusti, ma io penso che nella creatività, nella creazione – ma anche nel design, nella musica o nella pittura – questo non abbia senso. Non ho mai voluto entrare in una scatola: la libertà di creare è unica e vera. Quando si è coinvolti in qualsiasi forma d’arte – musica, pittura, scultura, architettura – si ha una certa libertà che è universale. E così, al Salone voglio far passare l’idea che dobbiamo prendere il passato per costruire il presente. E che questo farà il futuro. L’heritage è questo.

The Woodward, Ginevra

Cosa ci sarà nella Villa Héritage?
È una casa di 400 metri quadrati, dove vengono mostrati oggetti scelti tra gli espositori dei padiglioni 13 e 15, quelli più legati al mondo del classico. Una mise en scène in cui ci saranno tutti gli elementi della creatività: musica, luce, arte, profumi, fiori. Il design classico prenderà il suo posto in una casa moderna. Voglio portare i visitatori in un viaggio dove  scoprire che ci sono cose molto belle, che noi chiamiamo patrimonio, heritage. Abbiamo messo insieme classico e contemporaneo. Un’architettura imponente, con soffitti alti cinque metri, e dove ogni stanza ha un colore diverso. Ci saranno arredi, naturalmente, ma anche altri mondi come quello della musica: anche La Scala sarà con noi. Entrando nel salotto rosso si sentirà la Callas nella Traviata e ci sarà anche un abito di scena indossato da lei nella celebre regia di Luchino Visconti. Insieme a cento rose rosse. Ci sarà anche arte contemporanea, e al centro della villa un pianoforte digitale su cui musicisti suoneranno riempiendo l’ambiente di musica.

Four Seasons, Firenze

Che cosa è, per lei, la modernità?
Penso che sia un atto creativo che è l’espressione di un momento. Entrando nel io ufficio avrà visto le due Barcelona di Mies van der Rohe: sono del 1929. E modernissime.

Un artista ha detto che tutta l’arte è stata contemporanea.
Ma è ovvio, ed è lo stesso per il design e l’arredo.

Schizzo per Villa Héritage

Secondo lei perché alcune persone scelgono il cromo, il beige, l’acciaio, mentre altre preferiscono le dorature e i mobili più ornati e ricchi?
Non so se ho la risposta migliore al mondo per questo. Si può mettere un mobile essenziale, in metallo, in una casa piena di stucchi, o al contrario una magnifica commode in uno spazio lineare e bianchissimo. C’è un fattore culturale importante: quando si ha la possibilità di scegliere ci si può abbandonare alla libertà. In tanti invece c’è una mancanza di curiosità, che significa essere influenzati. In genere bho notato che chi sceglie il classico lo fa per posizionarsi nella società: tutti i capi di Stato, a parte i tedeschi o gli svedesi, scelgono il classico. È una scelta che può avere motivazioni molto diverse. Quello che spero di far vedere è che ci sono sempre delle cose belle, e che non c’è bisogno di vivere in ambienti in cui tutto deve essere beige o bianco o rosso. Bisogna saper vivere tutto, e questo è il senso della creatività. La modernità è anche quello che respiro in Italia visitando artigiani e aziende: avete chi fa ancora la scagliola o l’intarsio, e a fianco aziende con macchine a controllo numerico. Noi francesi siamo più rigidi. Del resto, cosa è stato il nostro Rinascimento? Abbiamo chiamato in Francia artisti e artigiani italiani.