Casa Newton
Casa Newton
DATA SHEET

Owners: Philippe and Antonie Bertherat-Kioes
Interior design: Antonie Bertherat-Kioes with Jacopo Venerosi Pesciolini
Landscape design: Luciano Giubbilei
Staircase and bench: custom designed by Antonie Bertherat-Kioes
Furnishings and lightings: on design by Antonie Bertherat-Kioes; Servomuto, Elite, Stilnovo, chairs by Ico Parisi from the 50s; Committee Chairs by Pierre Jeanneret
Fabrics: Dedar, Chiarastella Cattana, Pierre Frey
Photos: Alessandro Moggi

Il nome, Casa Newton, non è casuale: questa maison d’hôtes nel cuore della Val d’Orcia, diversa da tutto quello che ti aspetti di trovare nella campagna toscana, è davvero legata all’uomo che ha fatto della mela che cade una scoperta rivoluzionaria per la scienza.

Costruita a metà Ottocento da Gervasio Newton con i suoi fratelli e sorelle, lontani discendenti di Isaac Newton, la villa è stata acquistata una quindicina di anni fa da Philippe e Antonie Bertherat-Kioes, marito e moglie, lei architetto e interior decorator, che pazientemente l’hanno restaurata, re-immaginata, vestita di colori e trasformata – con l’aiuto dell’architetto Jacopo Venerosi Pesciolini e il paesaggista Luciano Giubbilei – in un boutique hotel dal lusso discreto, all’insegna del design e dello slow-living.

Solo undici camere, tutte diverse, che portano i nomi di ognuno dei componenti della famiglia Newton, perché le origini vanno sempre omaggiate. È stata invece ripensata la scala, ora elicoidale, che collega i tre piani della villa, nucleo centrale dell’hotel, con alcune camere e suite, il salottino, la biblioteca e l’unica tv di tutto il complesso.

A un’altra stanza si accede dalla terrazza in pietra, altre ancora si trovano in giardino e in primavera sono inondate dai profumi delle fioriture. E al piano terra, dopo la reception un salottino che ospita il bar lounge con caminetto ti accoglie come un’alcova, intima e vagamente pop, con i pavimenti in cotto dalla grafica colorata, i sofà in velluto e il soffitto originale in travi a vista. A rendere speciale il progetto è il mix di nuovo e antico.

Spesse pareti coloniche esternamente in rosso cantoniera, internamente nella tonalità del panna per accogliere i molti oggetti di design, le carte da parati vintage di Dedar a effetto floreale oppure optical, i tessuti Pierre Frey e Chiarastella Catana, gli arredi su misura disegnati dalla proprietaria e accostati a mobili di modernariato e pezzi contemporanei. Accanto alle applique anni Settanta si riconoscono lampadari di Hans-Agne Jakobsson, punti luce di Servomuto, divanetti di Gio Ponti, tende di Josef Frank.

Ma ci sono anche opere d’arte di livello, firmate da Fontana, Carla Accardi, Giosetta Fioroni, Ed Ruscha e Joseph Kosuth, e la cappella in giardino è stata ridipinta con murales colorati dall’artista svizzero Nicolas Party. Ultima chicca, la piscina: panoramica, a sfioro, multicolore con le piastrelle in cotto lucidate in diverse nuance d’azzurro, incorniciata da chaise longue color crema e ombrelloni rosa polvere.