Nei dinamici 30 anni trascorsi dalla fondazione di Progetto CMR Massimo Roj Architects a Milano, e festeggiati quest’anno, una vera costellazione di studi di progettazione ha preso forma attorno a Progetto CMR International, la holding che attualmente è a capo di un gruppo internazionale che impiega circa 300 professionisti e che comprende e coordina, oltre alle diverse business unit di Progetto CMR in Italia e in Asia, anche Sportium, Progetto Design&Build, Dontstop architettura, Future Business Net, Bim Factory, Progetto DVA, Agevola 360, Blue Factory, EnergySave, ognuna specializzata in un ambito specifico della progettazione architettonica e di ingegneria, e abituate a operare individualmente o in collaborazione. L’obiettivo, come ci spiega Massimo Roj in questa conversazione, è da un lato un approccio di progettualità e operatività integrate offerto ai molti committenti pubblici e privati, dall’altro la continua volontà di leggere la contemporaneità e anticipare il cambiamento. In primo luogo nello stile di vita delle persone, che restano al centro della pratica dell’architettura e del disegno urbano, e di conseguenza nei modi della fattibilità sociale ed economica del progettare e del costruire, negli investimenti immobiliari e nella visione a medio-lungo termine. Con la ferma convinzione che i principi della multifunzionalità e del policentrismo siano insiti nella visione sul futuro e la direzione obbligata.

The Sign, design Progetto CMR

The Sign, design Progetto CMR
Considerato il rapporto fra sostenibilità e previsione di una demografia in calo nei prossimi decenni come vede la trasformazione del patrimonio abitativo in Italia?
Posto che sono sempre stato dell’idea di demolire il vecchio e preservare lo storico con un valore, il tema della residenza è attualmente piuttosto complesso.
Se non vale la pena tenere le fabbriche come memoria dello sviluppo industriale con consumi assurdi per volumi fuori luogo, lo stesso vale per l’edilizia popolare delle grandi città costruita subito dopo le guerre, che sicuramente andrebbe demolita e ricostruita con una qualità nettamente superiore, tecnologie più avanzate, consumi molto più limitati. Inoltre si potrebbe liberare il suolo, invece dei 4-5 piani senza ascensori potrebbero essere 8 piani, dimezzando così la superficie occupata a terra che potrebbe essere dedicata ai servizi per la collettività.

The Sign, design Progetto CMR

The Sign, design Progetto CMR
Come nel progetto Rigenerare la città con lo studio per San Siro.
Si, l’obiettivo era di rivedere e ripensare gli ambiti urbani portando gli abitanti a riutilizzare il territorio con un incremento delle superfici verdi e dei servizi a fronte di una eventuale elevazione in altezza. Una risposta anche al futuro decremento demografico e alla necessità di progettare per le persone e riutilizzare gli spazi, cosa che viene spesso dimenticato in battaglie politiche e egocentrismi.
Purtroppo siamo ancora di fronte a strumenti urbanistici datati, che risalgono alla metà del secolo scorso (1942), quasi cento anni in cui tutto è cambiato. Ci sono stati 5-6 disegni di legge ma non un vero adeguamento delle norme e questo blocca l’evoluzione. Milano ha seguito una legge regionale e norme locali che servono a velocizzare la procedura. A oggi potrebbero essere 7 le zone con edilizia popolare ubicate in aree nevralgiche di Milano, già ben collegate dai mezzi di trasporto pubblico, che possono avere un incremento di edificazione in metri quadri.
La trasformazione della periferia italiana come potrebbe essere?
Noi siamo per la città policentrica, vogliamo eliminare le periferie per farle diventare nuovi centri urbani dotati di tutti i servizi – residenza, lavoro, trasporti, scuole, commercio, sanità – e ben collegati l’uno all’altro. Il modello della città monofunzionale degli anni ’50, che accentrava tutto in zone diverse e distanti obbligando gli abitanti a continui spostamenti, è superato.

Nuova Sede Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine, design Progetto CMR

Nuova Sede Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine, design Progetto CMR
Le città di oggi devono essere pensate con quartieri che diventano distretti urbani autosufficienti, non più elementi di una città radiocentrica, ma di un policentrismo che può diffondersi anche al di là della sede urbana, compresa in una più vasta città metropolitana e conurbazione. Ad esempio nel triangolo fra Milano Torino e Genova con centri urbani di dimensioni intermedie.
La trasformazione dei luoghi del lavoro invece è in atto già da qualche anno. Voi avete concretizzato, ad esempio, l’idea di un ufficio proattivo.
È una ricerca, chiamata UP150, che Progetto Design & Build, società del Gruppo Progetto CMR International, sta portando avanti da quasi 3 anni con la facoltà di scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano analizzando e monitorando le performance delle persone in ambito lavorativo. In base a quanto definisce l’OMS per combattere la sedentarietà, la malattia più diffusa al mondo, occorre fare circa 150 minuti di attività motoria alla settimana. Nei nostri uffici abbiamo delle attrezzature, collegate a una app attivata da QR code, che agevolano l’attività motoria, ad esempio una cyclette su cui sedersi il tempo di una call, uno stepper per potersi asciugare le mani o per spillare acqua da bere, oppure fare le scale. Alla fine della settimana si ottiene la valutazione di quanta attività motoria si è svolta e di quanto si debba recuperare per arrivare a 40% cardio, 30% muscolare, 30% articolare. Non si tratta di attività sportiva ovviamente. Oltre che nei nostri uffici il sistema è stato implementato in quelli curati per BIP da Progetto Design & Build nella Torre Liberty nel centro storico di Milano, e altre tre aziende hanno chiesto di dotarsi del sistema. È l’ufficio che cambia. Nel libro Workspace/Workscape. I nuovi scenari dell’ufficio, che abbiamo pubblicato nel 2000, ipotizzavamo un lavoro in remoto che potesse arrivare al 7-8%.

Harmonic Innovation Hub by Entopan, design Progetto CMR

Harmonic Innovation Hub by Entopan, design Progetto CMR
Il covid ci ha fatto capire che si può lavorare in modo diverso, in qualsiasi luogo grazie alla tecnologia. Oggi il pensiero ha fatto molta strada dalle riflessioni imposte dalla pandemia, per questo è utile attualizzare l’opus facere, la prestazione di un servizio non sempre collegato a un luogo fisso.
In Progetto CMR abbiamo coniato il motto “da Working Space a Living Place” per definire il luogo di lavoro che si trasforma in un luogo del vivere, rafforzato anche dalla convinzione, per esempio, che i palazzi per uffici, per soddisfare le istanze che emergono dalla nostra società in continua evoluzione, debbano prendere la strada della multifunzionalità per dilatare il loro ciclo di vita, in modo che non si esaurisca nelle canoniche otto ore di lavoro.

Harmonic Innovation Hub by Entopan, design Progetto CMR
Come nel progetto per Entopan, Harmonic Innovation Hub?
Nel cuore del mediterraneo a Tiriolo, Catanzaro, stiamo convertendo un edificio ex Telecom di grandi dimensioni, circa 40.000 metri quadrati, poi abbandonato, in una sorta di villaggio digitale dove oltre agli uffici, all’incubatore di start up, al coworking, ci sono spazi del benessere, palestra, asilo nido, due ristoranti, bar e la residenza per i ricercatori, un luogo per la preghiera, una biblioteca, e aree di lavoro all’aperto e sulla terrazza. Un luogo del vivere, non solo del puro lavoro. Ha una forma a H con le stesse proporzioni del tempio dell’Armonia, volevamo riportare ‘armonia’ nel territorio grazie al lungimirante committente.

Harmonic Innovation Hub by Entopan, design Progetto CMR
La multifunzionalità può valere anche per una facciata, come Cellia Interactive Cell in collaborazione con Focchi, che ha vinto il Compasso d’Oro 2024.
Una ricerca iniziata nel 2006 per le Torri Garibaldi è ora un brevetto. L’idea era partita da una facciata interattiva fatta di cellule, a cui abbiamo aggiunto nel tempo tutte le funzioni dell’edilizia: climatica caldo/freddo, tecnologica con la distribuzione del cablaggio dall’esterno all’interno, di areazione con immissione/espulsione, la funzione schermante con elementi orizzontali e verticali, il fotovoltaico per la produzione energetica e l’illuminazione esterna diurna e notturna. La facciata diventa una macchina proattiva. Il tutto realizzato off site e montato con un braccio mobile esterno senza impalcatura, utilizzabile per edifici nuovi ma anche nella ristrutturazione dell’esistente, che nel caso di palazzi per uffici significa poter lavorare senza che le persone abbandonino l’edificio quindi senza la perdita di profitto.