100 anni di Art Déco

Una mostra a Milano racconta la storia di quel movimento che attraversò tutta l’Europa, portando una ventata di lusso e modernità

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Art Déco. Il trionfo della modernità (Milan, Palazzo Reale). Pierre Le Faguays, ‘Faune poursuivant une nymphe’, 1925

Dall’aprile all’ottobre 1925 si tenne a Parigi una mostra internazionale che avrebbe segnato – molto di più di ogni altra iniziativa analoga – il corso del gusto: quell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes da cui viene il termine Art Déco.  Oggi il centenario viene ricordato da una grande mostra al Palazzo Reale di Milano: Art Déco. Il trionfo della modernità (fino al 29 giugno), curata da Valerio Terraroli.

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Una sala della mostra, con porcellane Richard Ginori disegnate de Gio Ponti

La mostra parigina codificò non solo un nuovo gusto estetico internazionale, diffusosi rapidamente in Europa nel primo dopoguerra, ma che in particolare mise in luce il successo delle arti decorative italiane. È la dimensione tra alto artigianato artistico e produzione industriale in cui poi nascerà il fenomeno del “Made in Italy”.

Anselmo Bucci, ‘Rosa Rodrigo (La Bella)’, 1923-1925 Courtesy Matteo Maria Mapelli Arte Contemporanea, Monza.
Gio Ponti, “Prospettica”, 1925 – vaso in maiolica policroma, Società Ceramica Richard-Ginori.

Il progetto, promosso dal Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, vede come istituzione partner Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della manifattura di Doccia – sono Richard Ginori numerosi oggetti in esposizione firmati da Gio Ponti, e valgono la visita – ed è reso possibile anche grazie alla collaborazione con Iris Ceramica Group, main sponsor della mostra e BPER Banca Private Cesare Ponti, sponsor della mostra.

Art Déco. Il trionfo della modernità non solo propone una specifica attenzione alle manifatture che definirono – in particolar modo in Francia e in Italia – la cifra stilistica della ‘modernità’ degli anni Venti, ma apre una finestra più ampia su quel periodo storico, evocando sullo sfondo tratti della società europea: i luoghi e i modi di vivere, la moda, l’architettura, il progresso tecnologico e il proto-design, senza dimenticare le incertezze e le continue tensioni economiche e sociali che caratterizzarono questo fragile decennio dopo la fine del conflitto mondiale.

Gio Ponti, “La conversazione classica”, 1925. Porcellana e oro a punta d’agata, Società Ceramica Richard-Ginori.
Erté (Romain de Tirtoff), “La regina di Saba” (manichino per Pierre Imans), 1927. Collezione Franco Maria Ricci.

Circa 250 le opere in mostra: vetri, porcellane, dipinti, sculture, oggetti d’arredo, tessuti fino ad abiti haute couture, accessori, alta oreficeria, ma anche vetrate e mosaici che rimandano agli ambienti lussuosi di hotel, stazioni e mezzi di trasporto di lusso, come aerei e transatlantici.

Anche l’allestimento, arricchito da spezzoni cinematografici, riproduzioni di manifesti e riviste, fotografie storiche e installazioni multimediali restituisce il clima e le atmosfere di un’epoca irripetibile e affascinante, quella dell’Europa degli anni Venti del Novecento: un mondo sospeso tra due guerre, ricco di novità creative e culto del lusso ma anche di inquietante incertezza e che ha profondamente unito arte, design, storia e tecnologia.