DATA SHEET
Owner: Centre des Monuments Nationaux (CMN)
Architecture and interior design: Projectiles
Restoration architecture: Olivier Weets, Chief Architect of Historic Monuments
Lighting design: 8’18”
Furnishings: on design by Projectiles
Signage: Cl design
Stage equipment: Changement à vue
Acoustics: Altia
All trades design office: TPF ingéniérie
Economics of scenography: Adéquat
Architectural agency: LACAA, Scala, M-0
Structural engineering: Michel Bancon, Knippers Helbig
Photo credits: Sébastien Veronese
È il Centre des Monuments Nationaux (CMN) ad avere commissionato La Cité internationale de la langue française, inaugurata a fine 2023 da Emmanuel Macron. “Una città, non un museo”, dichiara il Presidente della Repubblica francese. “Un percorso permanente che si arricchisce di spazi abitativi, luoghi di incontro, attività ricreative e centri di conoscenza, e che ospiterà corsi di formazione, laboratori, residenze per artisti e ricercatori, un auditorium e un laboratorio di tecnologie del linguaggio. Tutti dovrebbero sentirsi a casa qui”. La lingua come corpo di una nazione, quindi, essenziale per esprimere e difendere le idee. Ma anche per accogliere e aprirsi al mondo, affinché il suo apprendimento non diventi criterio di esclusione, ma piuttosto strumento per promuovere la convivenza.



A ospitare questo omaggio al patrimonio immateriale della Francia è il castello di Villers-Cotterêts, non lontano dalla capitale, antica residenza reale del 1500 restaurata dagli architetti di Monuments Historiques (ACMH), i cui spazi sono stati curati dallo studio Projectiles per architettura, scenografia, interior design e design degli arredi, e da 8’18” per il lighting design.


“L’opera architettonica è stata un atto di equilibrio tra spazio, uso e significato”, spiega Hervé Bouttet, founding partner di Projectiles. “il nostro obiettivo era quello di creare un progetto interamente dedicato ai visitatori, a sperimentare il linguaggio e provocare emozioni. Oltre a essere uno spazio di mediazione, è anche un luogo di creazione. Il linguaggio è vivo e il progetto architettonico lo accompagna”.
Lo dimostra il cortile del Jeu de Paume, un’area porosa e accogliente. Un’agorà dalla quale si dipanano il percorso di visita permanente, la boutique-biblioteca, la sala da tè, i laboratori didattici e condivisi, le sale espositive temporanee, le sale prova e gli studi degli artisti. Appena sopra, il tetto in vetro ospita un’installazione – definita dai progettisti ‘cielo lessicale’ – composta da 89 parole (scelte attraverso laboratori partecipativi con la popolazione locale) che formano frasi intercambiabili a seconda della direzione di lettura o della sequenza di illuminazione.


Qui il progetto illuminotecnico di 8’18” è stato immaginato proprio come un alfabeto di luce a supporto di una narrazione. Ma anche come metafora, lavorando con fonti che compongono un insieme coerente. In generale, nella Cité il lighting design si fa scenografico e museografico, volutamente vettore per comprendere ed emozionare.