Il 20 gennaio si è chiusa a Parigi l’edizione invernale di Maison&Objet, la fiera pensata per tutti i settori dell’arredo, dai mobili agli accessori, con una proposta articolata in 15 sezioni. Malgrado le temperature sottozero dei giorni di apertura, la manifestazione ha registrato numeri importanti: 69.086 (55% buyer) visitatori unici, dato in leggerissima flessione rispetto al gennaio 2024, provenienti da 149 nazioni, con la quota estera che ha pesato per il 44%. 2.377 i marchi presenti (più della metà internazionali), di cui 594 nuovi espositori.
La manifestazione pone un grande impegno nel promuovere una cultura del design a tutti i livelli: incontri, seminari per i negozianti, spazi tendenza per esplorare il tema dell’edizione, Sur/Reality!. E uno spazio speciale dedicato, come ogni anno, al Designer of the Year – per il gennaio 2025 l’ospite è stata la britannica Faye Toogood. La sua installazione, WOMANIFESTO!, era un viaggio nel suo universo creativo, dove pezzi industriali e altri in produzione limitata erano disposti in una scenografia onirica e – davvero – surreale.
Il suo profilo è particolare: studi di Storia dell’Arte, poi un lungo periodo nella redazione della rivista The World of Interiors. «A un certo punto volevo fare cose concrete, in tre dimensioni, non lavorare più solo sulla carta», ha spiegato nel corso di un talk. «Ho iniziato praticamente dalla cucina di casa, collaborando con designer e spazi come Dover Street Market (lo store multimarca creato a Londra dalla casa giapponese Comme des Garçons, ndr) creando installazioni. Poi, dietro suggerimento di Tom Dixon, ho iniziato a fare cose permanenti. E con mia sorella ho fondato anche una linea di abbigliamento. È proprio il senso di intimità che si ha quando si indossa un abito che cerco di trasferire nei mobili che disegno».
Tra questi c’è la sedia Poly Roly, oggi nel catalogo di Driade («è più famosa lei di me», osserva la designer), ma anche collaborazioni con cc-tapis, Poltrona Frau, Calico Wallpaper, Tacchini e Maison Matisse.
«In questa installazione ho voluto esprimere il mio flusso creativo, quello che sta succedendo nel mio studio oggi», afferma. «Sono quattro “stanze” nella mia testa che celebrano il disegno, la scultura, il paesaggio e i materiali – che sono i pilastri della mia ricerca, oggi e per il futuro. L’ho pensato come un sogno, anche per collegarmi al tema del Surrealismo».
«Il mio mondo è sempre stato all’incrocio tra arte, moda e design: penso che sia dovuto al fatto che non ho una formazione specifica da designer. Ma adesso inizio a pensare che sia legato anche al mio essere donna», prosegue. «Proprio per questa multidisciplinarietà mi sono sempre vista come una che “armeggiava”, un’outsider. Faccio piccole maquette, niente è progettato al computer. Ma adesso la cultura in generale è molto aperta a cose di questo tipo. Mi piace connettermi al mondo attraverso le cose che creo. Penso che la gente lo senta. Forse è la disciplina dell’arte che dà questo elemento al mio design».
Da qui il discorso si sposta ai pezzi in edizione limitata, un settore in grande crescita: «“Limited” per me significa la libertà di poter spingere la creatività ai suoi estremi». E per il futuro? «Mi sto concentrando da tempo sulla sostenibilità, cerco di lavorare essenzialmente con fornitori a corto raggio. Poi mi interessa enormemente il mondo dei bambini, perché il futuro sono loro. Mi piacerebbe disegnare un’area giochi, per esempio. Sarebbe interessante».