Sidera, CIA Conad
DATA SHEET

Architectural design: tissellistudioarchitetti
Landscape design: Paisà
General contractor: CMB
Facades, doors, coverings: Gecal
Roofs: Steelpool
Curtains and shading systems: Medit
Glass: AGC, Ipasol
Greenery and garden: Arcadia, Central Garden
Custom furnishings: Estel, Stefra, Soluzioni d’arredamento
Loose furnishings: Moroso, Lapalma, MDF, Poltrona Frau, Herman Miller, Kristalia, Sedus, Normann Copenhagen, Piet Boon, True Design, Unifor, Mox, Muuto, Martex, Vipp, Iduna, Vondom, MMCité.
Lighting: Artemide, Bega, Viabizzuno, Lucifero’s, Crifralluminio, Led Linear Italia, Metalmek Illuminazione, Neri, SImes, Super Modular, Tutto Luce
Bathroom: Agape, Frost, OML, Hansgrohe, Cristina, Ceramica Cielo, Galassia, Boffi, Cea Design, Duravit, antoniolupi, Brabantia, Geberit, 
Flooring: Marazzi, Giant
Solid surfaces: Hi-MACS
Doors: Garofoli, Novoferm, Geze, 
Elevator: Kone
Photos: courtesy of tissellistudioarchitetti

Nel paesaggio industriale Sidera, headquarter di CIA Conad recentemente completato su progetto di Tissellistudioarchitetti, introduce una presenza e un linguaggio architettonico del tutto nuovo nella zona ai margini della città di Forlì. Per il quartier generale della cooperativa che opera nella grande distribuzione in molte regioni italiane, la committenza aveva idee ben chiare sul programma funzionale: massima flessibilità nella configurazione degli uffici, senza open space ma con spazi lavorativi per 1 o 2 persone; un piano dedicato per ognuno dei sei dipartimenti previsti; una sala per assemblee da 200 posti e uno spazio refettorio convertibile in uffici. 

Per questo motivo gli architetti hanno deciso “di non privilegiare la ricerca formale in sé, ma di lasciare che l’edificio si svelasse adattando le sue linee alle esigenze funzionali e logistiche imposte. La forma che oggi apprezziamo è il risultato di un processo creativo che paradossalmente assorbe la razionalità e il pragmatismo della cooperativa, facendo dell’headquarter stesso la prima rappresentazione del rigore scientifico dell’azienda”.

La forma architettonica asimmetrica, estesa per 100 metri e alta 33 con 8 piani, vista dall’alto sembra far propria trasformandola l’appuntita silhouette iconica di una stella (Sidera in latino significa stelle) in una copertura che, nelle parole degli architetti, diventa di fatto un “quinto prospetto” e che cela spazi panoramici, impianti, terrazze verdi. Il tema è quello vernacolare del tetto a falde, insolito per il contesto industriale, sei superfici inclinate con tre grandi lucernai come elementi di congiunzione.

Un luminoso alluminio naturale è protagonista dell’intero involucro, combinato con il cemento pigmentato nero e con il vetro. Ben sei chilometri di pinne verticali sulle facciate riflettono la luce naturale, cangianti secondo la fase del giorno e il colore del cielo, mentre le superfici vetrate (circa 5.000 m2) attivano lo scambio visivo con l’esterno in un volume/organismo che risulta opaco o trasparente in base al momento e al punto di osservazione.

Oltre questa pelle di vetro e alluminio, gli interni sono progettati secondo i principi della neuroarchitettura per concertare spazi e condizioni di lavoro che privilegino il benessere psicofisico delle persone e la qualità del tempo trascorso in ufficio. “Così, fattori esterni come luce, aria, suoni, visuali, entrano nell’edificio sotto forma di componenti architettoniche calibrate e controllate, e non come accadimenti necessari”. 

Oltre al flusso ottimizzato della luce naturale in ogni spazio, quasi assoluto è il controllo dell’isolamento acustico e della qualità dell’aria in totale assenza di finestre apribili. I sistemi luminosi seguono il ritmo circadiano delle 24 ore e i materiali utilizzati per rivestimenti e arredi, legno, alluminio, cemento, tessuto, Corian, mantengono una pigmentazione naturale con un effetto di desaturazione cromatica.

Organo vitale all’interno del corpo architettonico è la scala di collegamento e distribuzione fra i diversi livelli, a tutta altezza dal piano della reception al tetto: con parapetti bianchi e linee ipertrofiche e diagonali sembra snodarsi verso l’alto attratta dalla luce solare. Aperto verso la luce e l’esterno l’intero edificio, alimentato da un sistema fotovoltaico, consente sempre e da ogni posizione la vista sul parco che lo circonda, ricco di 300 alberi e 22.000 piante. Per gli architetti, “una sorta di di risarcimento a un territorio denso di scarsa qualità ma che può evidentemente diventare un migliore”.