Curata da Silvana Annicchiarico, la mostra è un affascinante percorso si snoda tra design, arte e sperimentazione materica, trasformando il vuoto in uno spazio di creatività e alchimia. Un monito e un invito a esplorare le infinite possibilità che si celano tra le pieghe del vuoto, un tema affascinante e complesso che Elena Salmistraro affronta con una maestria unica, capace di mescolare intuizione e tecnica.
![Bonnet. Lo specchio carnivro - Photo © Beppe Brancato](https://ifdm.design/wp-content/uploads/2024/12/Bonnet.-Lo-specchio-carnivro-Photo-©-Beppe-Brancato.jpg)
“Alchimie nel Vuoto” mette in scena un dialogo tra opposti, dove assenza e presenza, visibile e invisibile, s’incontrano attraverso installazioni e opere che fondono design, scultura e artigianato artistico e che includono un grande tappeto/arazzo, realizzato in partnership con il marchio cinese di tappeti Tai Ping, unica opera tessile presente in mostra. Le opere di Salmistraro, caratterizzate da un costante equilibrio tra forma, colore e texture, evocano narrazioni visionarie radicate nell’immaginario collettivo e nelle mitologie personali dell’artista. L’esposizione diventa un viaggio nell’inconscio, popolato di figure mitologiche e maschere trompe l’oeil, dove ogni pezzo dialoga con lo spazio circostante e ne ridefinisce i confini.
![Khepri. Lo scarabeo mutante - Photo © Beppe Brancato](https://ifdm.design/wp-content/uploads/2024/12/Khepri.-Lo-scarabeo-mutante-Photo-©-Beppe-Brancato.jpg)
In questa intervista, vedremo come Elena concilii il suo lavoro tra arte e design, creando oggetti che raccontano storie uniche e arricchiscono la nostra quotidianità. La sua filosofia creativa è profondamente radicata nel desiderio di comunicare e connettere, attraverso oggetti che trascendono la loro funzione pratica per diventare portatori di significato.
![L'abbraccio. Intrighi - Photo © Beppe Brancato](https://ifdm.design/wp-content/uploads/2024/12/Labbraccio.-Intrighi-Photo-©-Beppe-Brancato.jpg)
Il disegno è centrale nel tuo processo creativo. Come influisce sulla tua arte e vita quotidiana?
Disegnare per me è talmente naturale che spesso diventa il mio linguaggio di espressione quando le parole non bastano. Mi accompagna da sempre, come un amico silenzioso. Che io sia al telefono o al ristorante, scarabocchio sempre qualcosa, lasciandomi ispirare da tutto ciò che mi circonda. In effetti, il disegno sembra essere una parte essenziale, un atto primordiale che influenza non solo la mia arte ma tutta la mia vita quotidiana. Disegno su tovagliette nei ristoranti, sui post-it in ufficio e persino sugli scontrini se qualcosa mi colpisce particolarmente. È il punto di partenza di tutti i miei progetti; solo successivamente passo alle tecnologie digitali. Per me, il disegno è una sorta di rifugio creativo, un’esperienza liberatoria ed essenziale nella mia vita.
![Astolfo. Il Lillipuziano con tre gambe - Photo © Beppe Brancato](https://ifdm.design/wp-content/uploads/2024/12/Astolfo.-Il-Lillipuziano-con-tre-gambe-Photo-©-Beppe-Brancato.jpg)
Come concili la tua attività di designer con quella artistica?
Fin dai tempi dell’Università, desideravo unire la mia passione per l’arte con il design, inizialmente percepiti come ambiti distanti. Il mio percorso al Politecnico mi ha rivelato il fascino della produzione in serie, permettendomi di combinare l’arte con la precisione del design. Creo oggetti che raccontano storie, infondendo a ogni pezzo significati stratificati attraverso trame e colori. Per me, lo storytelling è essenziale: ogni creazione deve comunicare una narrazione intrinseca ed esprimere la mia visione personale.
![Ermelinda e Cosma. Le gemelle siamesi - Photo © Beppe Brancato](https://ifdm.design/wp-content/uploads/2024/12/Ermelinda-e-Cosma.-Le-gemelle-siamesi-Photo-©-Beppe-Brancato.jpg)
Cosa rappresentano per te i mostri nei tuoi lavori?
I mostri che disegno nascono dalle mie paure infantili e sono diventati simboli di accettazione e diversità. Rappresentano il sentirsi fuori posto, ma anche la possibilità di abbracciare l’inclusività e l’autoironia. Trasformati da spaventose creature in amici rassicuranti, questi mostri riflettono la mia identità artistica, incarnando un mondo in cui ogni diversità trova il suo spazio e ogni difetto si trasforma in un tratto distintivo.
![Horror vacui by Tai Ping, design Elena Salmistraro - Photo © Tai Ping](https://ifdm.design/wp-content/uploads/2024/12/Horror-vacui-by-Tai-Ping-design-Elena-Salmistraro-Photo-©-Tai-Ping-01.jpg)
L’horror vacui è una forza motrice nella tua arte. Come la plasmi?
Ho sempre avuto il bisogno di riempire ogni spazio vuoto, quasi a colmare un vuoto interiore. Questo si manifesta nei miei lavori come un dettaglio visivo ricco e complesso, dove ogni elemento ha un significato. L’horror vacui diventa una sorta di terapia, un modo per affrontare le mie paure e bisogni esistenziali. La mia inclinazione a riempire non è solo estetica, è anche esistenziale, un tentativo di dare forma ai miei timori e alle mie incertezze, di portarli alla luce attraverso forme e colori. Così, non solo riempio gli spazi, ma viaggio tra claustrofobia e agorafobia, cercando di bilanciare il mio mondo interiore.
![Horror vacui by Tai Ping, design Elena Salmistraro - Photo © Tai Ping](https://ifdm.design/wp-content/uploads/2024/12/Horror-vacui-by-Tai-Ping-design-Elena-Salmistraro-Photo-©-Tai-Ping-02.jpg)
Qual è il valore degli oggetti secondo te?
Gli oggetti hanno l’abilità di raccontare storie e di attraversare generazioni, passando dai nonni ai nipoti. Il design rende questa narrazione accessibile a tutti, essendo democratico nella sua essenza. Mi entusiasma pensare che attraverso i miei oggetti si possa condividere una parte della mia storia con chiunque li accolga nelle proprie case. Oltre a decorare, per me gli oggetti significano legame ed emozione, sono come dei talismani che conservano memorie e storie personali. Questa trasmissione culturale ed emozionale dà agli oggetti un valore incommensurabile, radicato nella condivisione e nell’interazione. I miei oggetti mirano a dire qualcosa, a intrecciare tradizioni e creatività in una danza visiva che è tanto innovativa quanto profondamente umana.
Photo © Beppe Brancato, Tai Ping