Il 5 novembre, è stata ufficialmente aperta la decima edizione della Dubai Design Week. Arrivare a questo traguardo, in un mondo sempre più pieno di eventi dedicati al progetto, non era scontato ed è di per sé un segnale positivo che dice cose interessanti per chi si occupa del settore: da produttore, da utente, da semplice appassionato.
Questo successo è collegato al grande dinamismo immobiliare della regione: nel 2023 il valore delle compravendite immobiliari ha superato i 172 miliardi di dollari (+ 20% sul 2022), con oltre 20 milioni di abitazioni a fronte di circa 3,5 milioni di residenti e rendimenti da locazione che toccano il 6% nel segmento lusso (fonte: Il Sole 24 Ore), mentre l’industria dell’arredo nell’area GCC (Bahrain, Kuwait, Qatar, Oman, Saudi Arabia ed Emirati Arabi Uniti) vale 26 miliardi di dollari (fonte: Mordor Intelligence). È naturale che un contesto simile attiri idee.
Al di là degli interessi commerciali, quello che colpisce è il desiderio di emergere da parte della scena creativa locale (che, va detto, ha una limitata visibilità internazionale). E ne ha tutto il diritto: l’attenzione è generalmente focalizzata più sull’aspetto decorativo che sulla funzione, ma l’approccio offre spesso un twist interessante: questi giovani creativi, non di rado con percorsi di formazione internazionali, sono connessi col resto del mondo e ne seguono i ritmi, coniugandoli con la loro cultura. E questo genera cortocircuiti inaspettati e di valore.
Un altro aspetto vincente è la formula dell’evento: un appuntamento aperto al pubblico, che si svolge sia al chiuso sia all’aperto con installazioni e con The Marketplace, dove si possono acquistare gli oggetti in mostra: un richiamo evidente alla cultura del bazar, luogo di incontro e di scambio. Un desiderio di portare nuove formule nel panorama mondiale del design: «Quest’anno abbiamo voluto mettere al centro dell’attenzione le pratiche sostenibili e le sfumature dell’architettura vernacolare, sia quella della regione sia quella del sud globale», spiega Natasha Carella, direttrice della Dubai Design Week. Con un obiettivo: «Mostrare come il design può migliorare il nostro futuro comune».
Nota a margine: a metà ottobre il mondo dell’arte e del design da collezione si sono dati appuntamento a Parigi con Art Basel Paris e Design Miami/ Paris. In entrambe le manifestazioni c’erano in mostra, un po’ come i gioielli della corona, due Maison Démontable di Jean Prouvé. Progetti pensati per essere essenzialmente pratici ed economici (leggi: poveri) catapultati al rango di status symbol per ultraricchi. Ho trovato molto più interessanti gli stand delle giovani gallerie in fiera, che – tutte! – avevano arredato il loro angolo office con pezzi frutto di una ricerca attenta, tra vintage e creazione contemporanea. Le collezioni fatte solo con il portafoglio possono sbalordire. Quelle fatte col cuore raccontano qualcosa.