Designer industriali, Sandro Meneghello e Marco Paolelli si sono formati al Politecnico di Milano con due grandi maestri – Paolo Rizzatto e Roberto Palomba –, per poi aprire lo studio che fonde i loro nomi nel 2007. La progettazione di arredo per il bagno è stato il loro primo banco di prova, mentre oggi disegnano prodotti per diversi settori, spaziando dall’outdoor all’illuminazione, passando per prodotti ceramici pensati per il mondo dei rivestimenti.
Il loro approccio al progetto è sempre razionale e spiccata è la loro sensibilità alle logiche della produzione industriale. Nei loro progetti, l’attenzione ai dettagli diventa cura maniacale. Sin dalle loro prime incursioni nel mondo dei rivestimenti ceramici hanno progettato la piastrella, piuttosto che decorarla. «Abbiamo cercato di uscire dal decoro e di spostare il fuoco sulla modularità», dicono i progettisti.
«Lavorare all’interno di certi limiti è un aspetto che distingue il lavoro del designer rispetto a quello dell’artista. La rottura di questi limiti ha rappresentato per noi la sfida espressa nel progetto del rivestimento della piastrella». Il duo di designer ha lavorato sul concetto di modularità, per creare forme ripetibili e uscire dall’ambito della decorazione pura, chiamando questo processo un-modularity.
Un primo progetto in cui lo studio ha esplorato questo tema è stato Infinity, realizzato per Horm. Inizialmente concepito come rivestimento continuo, il decoro è stato poi utilizzato per rivestire una madia. «Abbiamo diviso un modulo quadrato nei punti mediani di ogni lato e li abbiamo uniti con un arco tangente. Questo ci ha permesso di creare una rete su cui far passare una linea che continua in maniera infinita, e di avere, con uno stesso modulo, più tipo di decori, evitando la ripetitività». Questa impostazione ha anche il vantaggio di lasciare spazio d’interpretazione agli artigiani che installano il rivestimento, che ne determinano l’aspetto finale in fase di posa.
Anche il progetto EXA realizzato per Escofet, azienda spagnola fondata nel 1886 e specializzata nei rivestimenti a pavimento su scala urbana gioca sullo stesso principio. Interpretando la forma dell’esagono, protagonista storico delle collezioni di Escofet, lo studio ha adattato su di esso il concetto di un-modularity. Il risultato è una collezione di rivestimenti dinamica che si presta a un numero potenzialmente infinito di schemi di posa.
Zip di Ceramica Bardelli, invece, è un lavoro leggermente diverso, dove i designer non hanno lavorato sulla superficie, ma sull’unione delle due piastrelle. «Abbiamo creato una sorta di cerniera che percorre longitudinalmente la superficie», spiegano. Un progetto che sposta l’attenzione sul lato esterno della piastrella, che unisce, divide e decora, e aiuta anche a separare visivamente gli spazi, senza l’ausilio di setti.
Per Mipa Graniglie, un’azienda di Fiorano Modenese che produce graniglie, hanno realizzato nel 2022 Optical Trips, una collezione molto ampia che si declina in quattro diversi decori e che gioca sul tema del modulo, che viene ripetuto creando motivi diversi a seconda di come viene posato.