AI vs. human creativity?

I progressi dell’intelligenza artificiale hanno fatto nascere software e piattaforme che sono in grado, in autonomia, di comporre musica, creare opere d’arte, progettare oggetti, scrivere una canzone o una poesia. Tutto questo aiuta e ispira il processo creativo umano o lo mette in discussione?

A.I. Lounge by Kartell, design Philippe Sarck
A.I. Lounge by Kartell, design Philippe Sarck

L’AI può ispirare nuovi approcci agili: in tempi brevissimi consente il passaggio dalla pura immaginazione a un elaborato tangibile, sfruttando e combinando insieme fonti di informazioni inaspettate e diverse. Nel settore design/architettura, in molti si chiedono: i creativi continueranno a fare il loro lavoro se c’è una intelligenza artificiale che può sostituirli? Le cose però non stanno esattamente così. La domanda giusta è: qual è il rapporto tra creatività umana e intelligenza artificiale?

Garden Pavilion, design a.i.gency & Pierre Huyghe (immagine realizzata utilizzando la piattaforma A.I. Midjourney)

AI e creatività sono due concetti fondamentalmente diversi: il primo analizza e interpreta dati, seguendo set di istruzioni. La creatività invece è mettere in relazione cose che a prima vista potrebbero sembrare lontane tra di loro, guardare un problema da diverse angolazioni, trovare soluzioni inaspettate. L’AI però può aiutare nei processi creativi, automatizzando determinate attività – per esempio aiutando, con la sua velocità generativa, nella fase di brainstorming. Abbiamo voluto a chiedere a 60 studi di architettura e design che cosa ne pensassero, formulando sei domande tra cui sceglierne tre (qui le risposte suddivise in cinque articoli: The Duel – 1, The Duel 2, The Duel – 3, The Duel – 4, The Duel – 5). Alcuni hanno preferito non rispondere, altri invece hanno invece declinato rispondendo che nulla può essere più lontano dal loro approccio progettuale.

Louhi chair, design Kaveh Najafian con la piattaforma A.I. Midjourney

Tra le mille invenzioni accolte con scetticismo ne viene in mente una: la stampa a caratteri mobili. Non tutti accolsero con entusiasmo questa rivoluzione. Nel 1492, nel suo Elogio degli amanuensi, il monaco umanista Giovanni Tritemio decretava la superiorità morale della trasmissione manuale degli scritti. Ironia della sorte, le sue parole trovarono diffusione proprio grazie alla stampa a caratteri mobili. E nei primi 50 anni dopo l’invenzione di Gutenberg vennero stampati in Europa circa 8 milioni di libri. Cambiando la storia del mondo.