Le interviste di IFDM: Beatrice Leanza

Nominata a gennaio direttrice del Mudac, Cantonal Museum of Contemporary Design and Applied Arts di Losanna, la curatrice italiana racconta la sua visione del ruolo delle istituzioni di cultura

Beatrice Leanza - Photo © Diana Tinoco
Beatrice Leanza - Photo © Diana Tinoco

Con la nuova sede costruita da Aires Mateus, il Mudac di Losanna è diventato un nuovo polo internazionale del design. Qual è la realtà di questo museo?
Il Mudac è un’istituzione che esiste da 20 anni ed è riconosciuto in campo istituzionale. È un progetto ambizioso e particolarmente significativo per questo momento storico. Il museo è, infatti, il risultato di un impegno nella cultura che, anche sotto il profilo economico, è piuttosto raro, sicuramente in ambito europeo. È stato un investimento enorme in termini di infrastruttura ed è stato formulato con la prospettiva di ripensare una forma di identità collettiva.

Mudac, Lausanne, Switzerland - Photo © Matthieu Gafsou
Mudac, Lausanne, Switzerland – Photo © Matthieu Gafsou

Cosa porta a Losanna delle sue esperienze al MAAT di Lisbona e al CAAW (China Art Archives and Warehouse) di Pechino?
Credo che quello che possiamo fare a Losanna sia portare più imprenditorialità all’interno delle istituzioni, che dovrebbero diventare degli ingranaggi nella grande macchina produttiva economica e sociale di oggi, per far parte di un contesto allargato di quello che è quello del progresso, dell’innovazione e della sostenibilità che oggi possono prendere qualsiasi sfaccettatura. Soprattutto le istituzioni che hanno il design nel proprio nome dovrebbero contribuire alla ricerca nel campo della sostenibilità futura, intesa non solo come sostenibilità ambientale. Le istituzioni dovrebbero essere più reattive e dinamiche nell’offrirsi. Dovrebbero essere laboratori di futuribilità. I luoghi dove si possono incontrare idee, visioni, ma anche paradossi, e dove c’è la capacità di formulare il futuro, stanno diventando sempre più piccoli. Trovo invece che i luoghi di cultura abbiano il ruolo fondamentale di creare spazi in cui il futuro sia immaginabile, fruibile e relazionabile (relatable).

Mudac, Lausanne, Switzerland - Photo © Cyril Zingaro
Mudac, Lausanne, Switzerland – Photo © Cyril Zingaro

Qual è oggi il ruolo e le responsabilità delle istituzioni di cultura?
Che siano musei, kunsthalle o festival, indipendentemente dalle configurazioni, le istitutional agencies hanno una grande responsabilità. Le arti visive devono chiedersi come supportare la produzione culturale per fare in modo che il grande pubblico, soprattutto quello più giovane, costruisca un proprio rapporto con le istituzioni di cultura. L’industria creativa e culturale, di cui i musei e le istituzioni sono una parte, è in costante trasformazione, sotto la grande pressione di tutto quello che è eduteintment. Il tema principale è che i giovani sono abituati a una fruizione della cultura attraverso canali e tempistiche che sono quasi paradossalmente in opposizione a quello che le istituzioni canoniche rappresentano ovvero luoghi con orari di chiusura e di apertura. Bisogna trovare strategie perché le istituzioni parlino sempre con rilevanza e profondità al proprio pubblico, che sta cambiando.

Che cos’è per lei il design e a che cosa serve?
Nel mio lavoro ho sempre promosso innanzi tutto un accorciamento del gap che io credo ci sia tra i professionisti del mondo del design e quello che percepisce il pubblico. Questo gap si è allargato molto negli ultimi anni e io credo che il ruolo delle istituzioni sia quello accorciarlo perché il pubblico possa avere una connessione con tutto quello che il design sta veramente facendo.

Mudac, Lausanne, Switzerland - Photo © William Gammuto
Mudac, Lausanne, Switzerland – Photo © William Gammuto

Come si può accorciare questa distanza?
Si possono creare delle forme di coinvolgimento e fiducia (engagement e relatability) che non siano una semplificazione che sottrae contenuto, ma che siano in grado di comunicare le complessità in una maniera trasversale. La realtà del mondo del design di oggi si confronta con complessità di diverso tipo, dove il supporto alla ricerca del design è raro, a meno che non venga attraverso forme private e clientelari. Io credo che questo sia il lavoro che le istituzioni dovrebbero fare: supportare la ricerca nel campo del design nelle sue varie declinazioni.

Il Mudac sarà presente a Milano durante la Design Week?
Avremo un’installazione a Dropcity, lo spazio in Stazione Centrale curato da Andrea Caputo e questi temi saranno trattati in un incontro organizzato dalla House of Switzerland.