Rigoletto e Pierre Yovanovitch, un dramma in rosso e blu

La prima scenografia d’opera del progettista francese: un raffinato gioco di elementi mobili e di colori primari che, con pochi dettagli, costruisce un ambiente sontuoso e rarefatto. Lasciando spazio all’anima dei personaggi

Rigoletto @ Theater Basel, Vincent Huguet/
Rigoletto @ Theater Basel, Vincent Huguet/Michele Spotti/Thomas Wise, set design Pierre Yovanovitch – Photo © Matthias Baus

Il 21 gennaio ha debuttato a Basilea una nuova produzione del Rigoletto (Sinfonieorchester Basel diretta da Michele Spotti/Thomas Wise) con la regia del francese Vincent Huguet e la scenografia di Pierre Yovanovitch, acclamato interior designer alla sua prima realizzazione operistica.

Photo © Paolo Abate

Yovanovitch realizza spesso allestimenti per gallerie d’arte contemporanea e da tempo aspettava l’occasione di confrontarsi con la scenografia, un mondo che sente molto vicino. Come ha dichiarato in una recente intervista al magazine Kinfolk, «Le scenografie sono più potenti quando riflettono l’anima del lavoro che viene messo in scena, la sua musica, i suoi personaggi. È quello che cerco di fare nella mia professione: con ogni spazio voglio raccontare una nuova storia, capace di adattarsi al committente e al luogo».

Photo © Matthias Baus
Photo © Matthias Baus

L’idea di coinvolgere Yovanovitch è stata di Huguet, che spiega così la scelta: «Rigoletto per me è l’opera più astratta di Giuseppe Verdi, perché parla essenzialmente solo del rapporto tra tre persone: un uomo, sua figlia e un terzo uomo, il duca di Mantova, che si innamora della ragazza. Basilea è una città piena d’arte contemporanea e di architettura, ed è per questo che ho commissionato la scenografia a quello che probabilmente è il più grande architetto di interni francese».

Yovanovitch ha ideato una macchina scenica essenziale e al tempo stesso di grande effetto: un volume delimitato da una grande parete curva percorsa in tutta la sua ampiezza da una scala, lineare e sontuosa – ambiente che, con l’incalzare del dramma, diventa sempre più angusto con la progressiva aggiunta di elementi mobili circolari e concentrici, rossi all’interno e blu all’esterno.

Photo © Paolo Abate

L’allestimento è completato anche da alcuni arredi lineari disegnati appositamente: tra questi un lampadario composto da grandi cerchi luminosi che alla fine scende come una gabbia a imprigionare il protagonista. Un impianto scenico estremamente espressivo. Una scelta, quella della linearità, che per il progettista è funzionale all’azione: «L’ho concepito come un set spoglio, per lasciare alle anime dei personaggi, al loro dramma, tutto lo spazio di cui hanno bisogno», spiega. Lo spettacolo resterà in cartellone al Theater Basel fino al 21 giugno. Una grande opera da godere anche con gli occhi.