La rivoluzione è (anche) uno specchio rosa

Incontro con Roberta Meloni, proprietaria e CEO di Poltronova: un’imprenditrice che, con volontà e coraggio, ha deciso di tenere vivo un pezzo importante della storia del design italiano

Ultrafragola by Poltronova, design Ettore Sottsass jr.
Ultrafragola by Poltronova, design Ettore Sottsass jr.

La storia di Poltronova è un racconto che attraversa più di mezzo secolo di design. Ed è una storia fuori dai canoni. Fondata nel 1957 ad Agliana (PT) dall’imprenditore – e designer – Sergio Cammilli, ha avuto per quindici anni Ettore Sottsass come direttore artistico. L’idea di Cammilli, acuto e cuorioso osservatore del suo tempo, era di dare spazio a tante voci diverse nel panorama italiano: così accanto a prodotti di larghissimo successo commerciale, come le pareti attrezzate progettate da Angelo Mangiarotti, nel catalogo Poltronova trovavano posto anche sperimentazioni coraggiose che pochi capivano ma che poi sarebbero entrate nei musei.

Roberta Meloni – Photo © Fabio Bortot
Roberta Meloni – Photo © Fabio Bortot

Nel 2001 Roberta Meloni, diventata azionista di maggioranza, inizia un ripensamento dell’azienda e nel 2005 fonda il Centro Studi Poltronova per il design, il cui archivio nel 2013 viene riconosciuto “di interesse storico particolarmente importante” dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana. Da qui, insieme al lavoro di Donatello D’Angelo, direttore artistico dell’azienda, parte la valorizzazione di un catalogo di pezzi rivoluzionari e affascinanti, ma anche un’attività editoriale che produce regolarmente volumi di documentazione.

Come è arrivata in Poltronova?
La mia famiglia era già coinvolta, e mentre studiavo architettura Gianni Pettena, che era mio docente, mi mandò a fare un lavoro di schedatura per un esame. I fondatori non c’erano più, e mi sembrò che l’azienda non sapesse più bene dove andare: si cercava di trasformare, di uniformare questa strana cosa che aveva sempre raccolto idee completamente diverse sull’abitare. Secondo me era un errore gigantesco. Alla fine, per le conseguenze delle loro azioni, se ne sono andati tutti lasciandomi il cerino in mano. E ho deciso di prenderlo.

Poltrona con poggiapiedi Mies e lampada da terra Sanremo, entrambi design Archizoom Associati – Photo © Pietro Savorelli

Cosa le ha fatto accettare la scommessa?
Mi sembrava impossibile che un patrimonio del genere non funzionasse. Quegli oggetti per me erano qualcosa che riguardava la nostra cultura, la nostra società. Qualcosa di importante. Non solo una sedia o un tavolino.

Quali sono state le sue prime decisioni?
Era necessario concentrarsi sul nucleo storico dei grandi progetti, che peraltro erano ancora in produzione, e verificare che fossero realizzati come erano stati progettati. Abbiamo avuto la fortuna di avere delle maestranze storiche che oltre a essere un enorme archivio vivente avevano anche salvato una quantità i disegni e di modelli. Poi abbiamo lavorato su come raccontare questi progetti. Avendo lavorato sull’archivio sapevo che c’era una bellissima documentazione fotografica, in più tutti i nostri designer ci hanno mandato i materiali in loro possesso. A quel punto invece di utilizzare immagini nuove, che raccontavano l’oggetto ma non la sua storia, abbiamo cominciato a utilizzare quelle di allora, che erano l’ultimo segmento del progetto. Poi abbiamo iniziato a lavorare con le mostre, prestando pezzi dall’archivio. Una sana abitudine che abbiamo rimesso in piedi.

Poltrona Joe e appendiabiti Cessato Allarme, entrambi design De Pas, D’Urbino, Lomazzi; specchio Ultrafragola, design Ettore Sottsass jr. – Photo © Pietro Savorelli
Il divano Superonda, design Archizoom Associati, rivestito col tessuto Terrazzo, design Bethan Laura Wood e presentato durante la Milano Design Week 2022.

Come spiega questo successo a così tanti anni di distanza?
È come se finalmente si capisse la necessità di avere dei personaggi così di carattere nello spazio dove si vive. Ricordo che Sottsass – che abbiamo visto per lungo tempo, andando a Milano una volta al mese – diceva “Ho bisogno di oggetti che mandino a me energia, e io a loro”. Mi sono resa conto nel tempo di quanto i pezzi del nostro catalogo siano, per tanti, quasi dei compagni. Lo vedo dalle richieste di restauro che riceviamo, anche per oggetti che non vengono più prodotti da tantissimi anni. Potremmo rifiutarci, ma mi riempie di gioia il fatto che qualcuno dopo 20, 30 anni ce lo chieda.

Divano componibile Safari, design Archizoom Associati – Photo © Serena Eller

Qual è il best seller del catalogo?
In questo momento Ultrafragola: perché è rosa, perché ha curve, è bidimensionale, grafico, sta in una parete. Nella storia di Poltronova è stato l’oggetto più criticato in assoluto, un fiasco completo. Chissà Ettore da lassù quanto ride pensando che è un selfie mirror. Un altro è Superonda degli Archizoom, altro flop epocale. In ogni caso a quel tempo nessuno pensava al design in edizione limitata, gli autori volevano che i loro oggetti entrassero nelle case. C’era voglia di svecchiare. La loro idea di vita era riassunta nello slogan per il divano Safari (sempre Archizoom): “Sgombrate il vostro salotto, sgombrate la vostra vita. Questo è un pezzo più bello di voi, che voi non vi meritate”. Mi sconvolge come questi oggetti siano ancora così provocatori. Sicuramente i loro autori sono stati visionari, ma si parla comunque di cinquant’anni fa.

Poltrona con poggiapiedi Plasma, design Nigel Coates

Programmi per il futuro?
Arrivarci, intanto (ride). Presenteremo un tappeto che realizziamo insieme a Lapo Binazzi (altro nome che ha sempre gravitato intorno all’azienda). Poi nuove versioni della panca Canton di Franco Raggi, varianti di un pezzo che già abbiamo in catalogo: non la considero una vera novità. E stiamo ultimando un libro sulla nostra grafica, dall’inizio: 1958-2022. Anche lì va fatto il punto, è un aspetto che per troppi anni non è stato preso in considerazione.