Per essere FluidDandy – il nostro mood di dicembre – bisogna impegnarsi e trovare quella “certa squisita originalità” di cui parlava Lord Byron. Il punto di partenza è un romanticismo delicato, garbatamente eccentrico (almeno un atomo di stravaganza è indispensabile); un gusto che nasce da un’indagine estetica personale molto più vicina a un approfondimento culturale che all’espressione di una moda.
Basta un dettaglio per entrare di diritto in questa nuova confraternita, dove il peso della storia e l’uso dei colori rappresentano appieno lo sfuggente tempo interiore, mentre la parola “fluid” segna il passo verso la contemporaneità.


Per raccontare questa figura di esteta aggiornata al nuovo secolo, abbiamo scelto di abbinare una tappezzeria nera effetto damasco puntellata di teschi (un tocco di memento mori non guasta mai) a una carta da parati naturalistica, una citazione se si vuole di un’altra confraternita di pensatori, un po’ più famosa della nostra: quella dei Preraffaelliti.

È proprio per allinearci allo stile di questa travagliata corrente artistica che abbiamo scelto il verde come colore dominante, rubandolo all’abito di Persefone di Dante Gabriel Rossetti, dove il pittore ritrae Elizabeth Siddal, sua musa e moglie, avvolta in morbide volute a contrasto con la rossa chioma. Per stemperare il tutto abbiamo optato poi per un effetto glitter discreto che si ottiene combinando le lucide piastrelle in grès porcellanato con il paravento laccato firmato Eileen Grey.
L’arte, NFT compresi, è fondamentale per chi si accinge a entrare in questo mood. E allora tanti quadri a parete e – a chi possiede una soffitta – il consiglio è quello di seguire le orme di Dorian Gray: non si sa mai, magari nascondere un ritratto che invecchia al posto tuo funziona meglio di tanti altri trattamenti anti age.
I materiali più amati restano i velluti, il cuoio e il legno e l’atmosfera è un mix di classicismo nobile e contemporaneità: un divano firmato da Luigi Caccia Dominioni, una poltrona storica degna di Lord Brummel, un tavolino che grazie alla paglia di Vienna ci riporta a certi caffè fin de siècle.
Qui tutto gioca con la memoria. In fondo basta una madeleine intinta in una tisana di tiglio perché il ricordo, cristallizzato da qualche parte e apparentemente inaccessibile, si sveli nella sua potenza. Come quell’orchidea che abbiamo voluto appoggiare sul tavolino, simbolo dell’amore tormentato tra Charles Swann e Odette de Crécy in Alla ricerca del tempo perduto, il capolavoro di Marcel Proust. Il fiore che lo stesso Proust portava sempre appuntato sul bavero della giacca e che a cento anni dalla sua scomparsa (18 novembre 1922) dimostra continua a raccontare una storia di eleganza e raffinatezza. Da vero dandy.