Ferruccio Laviani: “Vi racconto com’è nata Orbital”

Il designer cremonese ripercorre la genesi della lampada-scultura che ha dato inizio alla sua collaborazione trentennale con Foscarini

Orbital by Foscarini, design Ferruccio Laviani – Photo © Gianluca Vassallo
Orbital by Foscarini, design Ferruccio Laviani – Photo © Gianluca Vassallo

«Era il 1992 quando Orbital – la lampada-scultura che sconvolgeva gli stereotipi dell’illuminazione dell’epoca – inaugurava la collaborazione tra Foscarini e Ferruccio Laviani. Fu una scommessa. Non era per niente scontato che una lampada dall’estetica così connotata sarebbe piaciuta. Né che sarebbe sopravvissuta alla prova del tempo», scrive Carlo Urbinati, fondatore e presidente di Foscarini, nel libretto celebrativo dei trent’anni di Orbital e di collaborazione con Laviani.

«Orbital è stato il primo prodotto che ho disegnato da solo», racconta Ferruccio Laviani. «L’ho progettata nel 1991, avevo 32 anni e lavoravo da Michele de Lucchi. Una sera, dopo l’orario lavorativo, mi misi a disegnare una lampada a matita su di un grande foglio di carta lucida. Era Orbital».

Da sinistra, il designer Ferruccio Laviani e Carlo Urbinati, fondatore e presidente di Foscarini. Photo credit: Lorenzo Lucca, Elisa Piemontesi PLUME.

Nasce così uno dei più grandi successi di Foscarini, una lampada-scultura che dà inizio al trentennale sodalizio tra Ferruccio Laviani e l’azienda di Marcon. «Il mio incontro con Foscarini è frutto di una casualità. Nel 1991 l’azienda chiamò Rodolfo Dordoni come art director. Con Rodolfo eravamo amici, lui non è certamente uno di quelli che fa le scelte sulle amicizie, ma dovendo proporre un ventaglio di designer per la prima collezione di Foscarini, mi chiese il tema libero di una lampada. E io gli proposi Orbital».

Lo schizzo della lampada Orbital

Orbital è stata subito messa in produzione, proprio come è stata disegnata: «Non si è cambiato assolutamente nulla. Dal punto di vista estetico è una lampada che porta con sé tutte le ispirazioni di cui mi nutrivo in quel periodo, il colore, la decorazione che proveniva dal mondo Memphis, i miei innamoramenti che andavano da Nanda Vigo all’artista Alexander Calder, la mia passione per la scuola di fine anni Ottanta inglese di cui facevano parte Ron Arad e Nigel Coates. Ispirazioni e citazioni mescolate insieme che hanno dato vita a questa lampada mai stata vista prima, ma che aveva un linguaggio facilmente riconducibile all’immaginario di quell’epoca, e forse questo aspetto ne ha determinato la sua fortuna. Orbital è diventata subito un successo, un bestseller insieme alla lampada Lumiere di Rodolfo Dordoni dell’anno prima».

Notturno Laviani, il progetto fotografico di Gianluca Vassallo per celebrare i 30 anni di Orbital e della collaborazione tra Laviani e Foscarini

Ma come nasce il nome? «Orbital era un gruppo musicale degli anni Novanta, e il nome funzionava perché la lampada ha un fulcro metallico intorno al quale ruotano i vetri colorati come delle orbite. Poi era un nome un po’ Mid-Century, un po’ sci-fi anni Cinquanta… è piaciuto subito a tutti».

In questi trent’anni Orbital è stata proposta anche nella versione total white e in quella specchiata: «Io ne ho una inedita nera in ufficio, che non ha mai visto nessuno perché non è stata prodotta». Una lampada che è entrata nell’immaginario collettivo e ha fatto il giro del mondo: «La versione bianca, per esempio, è stata scelta per una delle prime pubblicità dei personal computer della IBM, ma anche in un video di Mary J.Blige, è una lampada che ha avuto anche dal punto di vista visivo dei riconoscimenti importanti. Un oggetto che non ha neanche più un’età, piaceva allora, piace oggi e forse anche tra trent’anni, pur essendo rappresentativa di quel periodo a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta».

Il disegno di Orbital

Un progetto dirompente allora e ancora oggi: «Non mi paragono a Sottsass assolutamente, ci tengo a precisarlo. Però nel mio studio ho la Callimaco di Ettore Sottsass per Artemide (1982), e la mia Orbital per Foscarini. Quello che mi è sempre piaciuto della Callimaco è la capacità di Ettore Sottsass di trasporre la filosofia Memphis in un prodotto industriale, di rendere Memphis, elitario e per pochi, fruibile a tutti grazie a un prodotto di massa. E secondo me Orbital fa lo stesso, è una lampada dove le ispirazioni artistiche e culturali confluiscono e diventano un prodotto industriale, con un prezzo accessibile e giusto, alla portata di tutti».